Veronica Bertoli: Sporting o Compak? Meglio entrambi…

L’atleta bresciana, nella scorsa stagione campionessa italiana di Compak e in parallelo runner-up a livello nazionale nello Sporting ma anche plurimedagliata a livello internazionale, affronta il 2025 convintamente a doppio binario

(di Massimiliano Naldoni)

Non c’è dubbio amletico per Veronica Bertoli in questo avvio del 2025. Sporting o Compak? Alla domanda l’atleta di Gavardo risponde perentoriamente: l’uno e l’altro. Che la ventiduenne bresciana (nella vita professionale affermata interior designer) meriti a pieno titolo l’appellativo di eclettica lo dimostrano i risultati del 2024. Nella passata stagione Bertoli ha conquistato il titolo tricolore delle Ladies nel Compak e si è ritagliata un brillante secondo posto agli Assoluti di Sporting alle spalle della stellare Katiuscia Spada. Ma gli allori nazionali hanno permesso all’atleta lombarda della scuderia di Foligno di accedere alla Nazionale ed è vestendo la maglia azzurra che Veronica Bertoli ha conquistato l’oro a squadre all’Europeo di Sporting in Spagna e ancora al Mondiale di Compak in Ungheria.

Veronica Bertoli con Valentina Guidi e Katiuscia Spada al Mondiale di Sporting a Malaga

Tutto è iniziato per caso: racconta Bertoli. Anche se vantare i propri  natali nella cittadina bresciana del campionissimo del Paratrap Emilio Poli e di un blasonato cavaliere della pedana che risponde al nome di Giovanni Zamboni ha indiscutibilmente posto le basi ideali per l’approccio luminoso al tiro a volo. Veronica Bertoli ha diciassette anni quando il suo papà Graziano, saltuario frequentatore delle pedane, la sollecita a sperimentare il tiro a volo in occasione di una gara di Compak al Tav S. Fruttuoso di Castelgoffredo. Sapevo proprio zero di tiro: spiega efficacemente la campionessa bresciana per descrivere la sua situazione del momento. Ma nei confronti del Compak e dello Sporting è subito amore a prima vista e infatti dopo quell’exploit per alcune stagioni Veronica Bertoli si affiderà all’esperienza e alla competenza di Giovanni Zamboni che la condurrà a competere ai massimi livelli nelle due discipline. A quel punto l’atleta bresciana decide di compiere il definitivo salto di qualità anche in vista di una prospettiva internazionale e infatti ormai da tre anni Bertoli è allieva di punta della scuola di Michael Spada sulle pedane folignati di Casevecchie.

Veronica, possiamo definire il 2024 l’anno davvero più splendente della tua carriera?

Sì, sono molto soddisfatta di quello che ho fatto nel 2024 che è stata una stagione davvero da incorniciare e infatti oggi, con uno sguardo obiettivo, dico che non sarà facile replicarla. Si spera sempre di fare meglio e ci si impegna per guardare al futuro, ma è stato davvero un bell’anno.

Veronica Bertoli con Carla Flammini e Katiuscia Spada sul gradino più alto del podio delle squadre al Mondiale di Compak 2024

Un anno fa probabilmente non avresti neppure immaginato di raggiungere quei risultati?

No, all’inizio del 2024 non avrei davvero mai immaginato un’annata di questa qualità perché è vero che anche nell’anno precedente avevo sparato bene e sono consapevole che in ogni stagione sono sempre riuscita a migliorarmi, però sinceramente non prevedevo di arrivare al livello che ho raggiunto l’anno scorso. Non posso negare che in quest’ultima stagione mi sono sentita più sicura di me stessa anche grazie ad allenamenti più mirati e organizzati, però ogni sportivo è consapevole che, pur avendo compiuto una preparazione corretta, non si può mai sapere quello che accade poi in gara. Certamente, quando arrivano i risultati è davvero molto bello.

Com’è nata la volontà di essere un’eclettica che pratica sia lo Sporting che il Compak?

Per tre anni ho fatto soltanto Compak e non avevo mai considerato lo Sporting. Poi il mio ragazzo, Nicolò Meniconi, mi ha suggerito di sperimentare anche lo Sporting. Guarda, che è bello! – mi ha detto semplicemente. Ed era vero. Ho provato, ho fatto una gara a Foligno e mi è piaciuto tanto e oggi posso dire che mi piace addirittura di più lo Sporting.

Quali sono state le sensazioni della prima partecipazione in azzurro?

La prima convocazione in azzurro risale all’Europeo di Foligno del 2023 come riserva, ma vestire l’azzurro all’estero è tutta un’altra cosa. A Foligno era una trasferta “in casa”, sei in mezzo a persone che conosci: un ambiente più protetto. In quel caso ti ritrovi intorno perfino le persone con cui fai abitualmente l’allenamento. La trasferta in una gara all’estero invece è molto diversa e a quel punto il circuito delle persone che conosci si restringe al tuo Ct e ai compagni di squadra.

Quindi l’impatto emotivo è stato ovviamente maggiore nel 2024?

Sì, l’emozione più grande è stata certamente quella prodotta dal Mondiale di Sporting in America. Infatti non ho sparato benissimo in quella gara e non soltanto appunto per l’impatto emotivo ma anche per oggettive motivazioni tecniche: ho trovato piattelli molto diversi da quelli che spariamo abitualmente noi. Ne ho parlato con Veniero e con Michael e entrambi concordavano che è un fenomeno che si può verificare normalmente in un debutto. Sarebbe certamente bello che ogni volta che si partecipa ad una gara si potesse raggiungere il top: ma sarebbe troppo facile e troppo bello e infatti non avviene. D’altronde tecnicamente questi momenti hanno la loro utilità: dopo il Mondiale americano ho capito che cosa ho sbagliato, ne abbiamo appunto parlato, ci abbiamo ragionato insieme. È giusto sbatterci un po’ la testa, per così dire, per poter correggere gli errori. Poi, magari, intendiamoci: alcuni di quegli errori si commettono di nuovo anche dopo, ma d’altronde lo sport è una costruzione continua. E per quanto Compak e Sporting siano diversi, l’atteggiamento con cui devi affrontare la gara è lo stesso e infatti al Mondale di Compak in Ungheria ho gareggiato in maniera diversa: ero più tranquilla quando entravo in pedana, lo ero anche quando facevo uno zero perché lo accettavo e lavoravo sul mio gesto per riuscire a far meglio. Comunque devo dire che pur considerando l’emozione fortissima e il punteggio ben al di sotto del mio standard, essere tornati dal Mondiale di Sporting con una medaglia di bronzo a squadre è stato un bel risultato. È anche vero che il 176/200 del Mondiale di Compak ha avuto poi un altro spessore: era la media che in quel momento stavo rispettando anche a livello nazionale e il fatto di essere riuscita a replicare quel livello di punteggio anche in ambito internazionale è stato un grande traguardo.

Veronica Bertoli celebra il suo titolo tricolore individuale 2024 di Compak davanti ad Alessia Panizza e Marlena Wroblewska

La prima vera trasferta della tua carriera, quella all’Europeo di Sporting a Malaga, ha coinciso però con un risultato di grande qualità e con l’oro a squadre.

In quel caso ho sparato fin troppo bene: perfino Michael Spada si è sorpreso e mi ha infatti detto che avevo fatto una cosa fuori di testa proprio perché era la prima vera trasferta. In realtà doveva essere l’occasione per capire come funzionano le gare all’estero e per capire come fronteggiare tutti gli inconvenienti come ad esempio il vento fortissimo che ha reso alcuni piattelli davvero impossibili da rompere: e invece ho fatto addirittura il mio record personale. In realtà, esaminando tutta la stagione dalla prospettiva recente, con Michael e Veniero abbiamo capito che il Mondiale in America non è andato troppo bene perché, appunto dopo la bella prova all’Europeo, evidentemente avevo aspettative troppo alte. Invece al Mondiale di Compak in Ungheria sono approdata con più tranquillità dicendo: vado e faccio quello che so fare. Se va bene, sarò contenta: altrimenti ci riproverò la volta successiva. In questo modo sono arrivata alla fine di quella gara contenta di tutto perché sono stata lineare nel rendimento in tutti i campi e, sì: ho sbagliato dei piattelli, ma quegli errori ci stavano, come capita in ogni gara, e li ho saputi accettare senza conseguenze.

Il tuo exploit di questa stagione recente ci fa sperare anche nella crescita del movimento femminile dello Sporting e del Compak.

In effetti ci sono altre ragazze, anche molto giovani, che si stanno avvicinando alle nostre discipline e io spero davvero che si crei un gruppo sempre più numeroso di atlete che si dedicano al Compak e allo Sporting perché sinceramente la competizione mi piace e preferisco quando in gara mi trovo ad affrontare molte altre concorrenti piuttosto che concorrere con un numero di tiratrici che si contano su una mano. Ad esempio, quando abbiamo appreso che Katiuscia Spada rientrava nel circuito dello Sporting e del Compak, io sono stata subito molto contenta: perché poter gareggiare con un’atleta così forte è davvero un grande incentivo per chi ama la competizione sportiva!