Valentina Dolci: stress agonistico, ti batterò!

L’atleta bergamasca si aggiudica la vittoria tra le Juniores di Fossa Olimpica in gara al Gran Premio under 21 alla Gioiese

(di Massimiliano Naldoni)

Come si dice in questi casi: l’affermazione è netta, ma davvero sofferta. Valentina Dolci conquista la vittoria tra le Juniores di Fossa Olimpica in gara al Tav Gioiese per il primo appuntamento stagionale dei Gran Premi del Settore Giovanile, ma la ventenne bergamasca è consapevole che c’è da lavorare su alcuni aspetti fondamentali in vista delle prossime gare.

Valentina, gettando uno sguardo a questo primo Gran Premio che giudizio formuli?

Sono certamente contenta, ma è stata una gara con tanti aspetti diversi. Una buona partenza, ma ad esempio nella terza serie la pressione e l’ansia sono state la causa di numerosi zeri in momenti importanti della serie stessa: nei primi due piattelli e poi ancora negli ultimi lanci.

E forse anche il 19 della prima serie di oggi è da imputare allo stesso motivo?

Sì, esattamente, anche in quel caso molti zeri all’inizio: anche un triciclo e poi altri errori tutti concentrati nella prima parte. Dopo sono riuscita a riprendere il controllo e ho chiuso bene la serie, ma ormai i primi zeri ovviamente erano accumulati.

Qualche accenno di fatica anche nella finale in cui peraltro sei stata autrice di momenti di alta qualità.

In finale, semmai, le difficoltà sono state determinate anche dalle condizioni meteo: per il vento infatti ho sbracciato diverse volte. All’inizio ho fatto davvero un po’ fatica ad entrare nella situazione e quindi a concentrarmi bene. Tra il secondo e il terzo step si è poi verificato il momento più difficile: ho avuto un altro calo pesante di concentrazione. Il problema è che in finale non hai la seconda canna con cui puoi provare a rimediare qualcosa. In finale, con un colpo solo, se ti deconcentri, gli zeri arrivano a grappolo. A quel punto mi sono dovuta proprio costringere a rimettere giù la testa nel modo giusto per condurre in porto la finale.

In questa finale di oggi eri senz’altro la più titolata e l’atleta con l’esperienza maggiore: ha pesato in positivo o in negativo?

Quello in parte ti avvantaggia, ma in realtà dipende dalla gara e dalla preparazione. Sì: è determinante perché un po’ di esperienza in più c’è. Ma se non sei lì con la testa, puoi mettere in campo tutta l’esperienza che vuoi: il risultato non arriva.

La compresenza di deconcentrazione e pressione è un fenomeno che si è presentato anche al Fitav di Acquaviva?

Sì, sono arrivata a quel Fitav e ho sentito subito tanta pressione. È un fenomeno che percepisco tanto, ma naturalmente dovrò trovare una soluzione. Devo cercare di prendere i piattelli anche quando le canne tremano e quando sto vivendo una situazione un po’ meno favorevole. Già dopo il Fitav di Acquaviva Daniele Di Spigno mi aveva suggerito degli esercizi per provare a mitigare gradualmente l’effetto di questa pressione negativa che percepisco. Succedeva anche nei primi anni dell’attività, ma un po’ meno di adesso perché avvertivo meno responsabilità: forse nell’ultimo anno questa responsabilità è cresciuta. Diciamo che in precedenza in pedana incontravo tante atlete molto più forti di me e quindi erano loro semmai a dover dimostrare il loro livello agonistico. È certamente qualcosa che vivono tutti gli atleti di tutti gli sport nelle varie fasi della carriera e quindi adesso sta a me misurarmi con questo problema e trovare presto una soluzione per poter anche vivere con più serenità il momento della gara. So che la pressione ci sarà sempre: occorre però imparare a gestirla.