TIRO A VOLO IN MODALITÀ SCUOLA

Il Professor Massimo Tafuri, ideatore dell’iniziativa Shooting & Control, spiega nel dettaglio il progetto che vedrà concorrere il Ministero della Pubblica Istruzione, Sport & Salute e Fitav alla promozione della pratica di pedana nell’ambiente scolastico (di Massimiliano Naldoni)

Professor Tafuri, è delle ultime settimane l’approvazione di un progetto che consentirà al tiro a volo di approdare in maniera ufficiale nel mondo della scuola. In cosa consiste?

Quello che è stato approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione e da Sport & Salute è un passo intermedio di un processo iniziato nel 2018 con una progettualità sperimentale partita dalla Puglia e portata poi proprio negli istituti di secondo grado della stessa regione. Fino dagli esordi il progetto ha sempre ricevuto un’attenzione particolare da parte della Federazione italiana tiro a volo e del Presidente federale Luciano Rossi che sono stati poi soggetti insostituibili in tutto il percorso. Già a suo tempo stava per arrivare il coronamento del lavoro che ci aveva permesso di prendere letteralmente dal banco di scuola trecento ragazzi della Puglia e di portarli sui campi di tiro quando la pandemia ha fermato tutto. I risultati che abbiamo ottenuto adesso sarebbero quindi dovuti arrivare prima, ma durante la pandemia abbiamo comunque tenuto vivo il progetto.

In quali aree d’Italia si sta attivando questo progetto?

Abbiamo fatto progredire le attività che avevamo approntato con cinque regioni target: Puglia, Lazio, Molise, Toscana e Friuli Venezia Giulia. In quelle regioni avevamo anche fatto i corsi di formazione. Inoltre io mi sono inserito nelle lezioni multimediali che facevamo in remoto durante la pandemia per continuare a parlare di tiro a volo. Finita la pandemia, tutte le strutture coinvolte  volevano riprendere il discorso. Lo abbiamo ripreso e attualmente possiamo contare su 95 docenti di scienze motorie che abbiamo formato nelle cinque regioni target. Frattanto abbiamo portato circa tremila ragazzi sui campi di tiro. Questo dimostra che la strada era quella giusta. La conferma che si trattasse della strada giusta è arrivata adesso con l’approvazione a livello nazionale appunto del Ministero della Pubblica Istruzione e di Sport & Salute di una progettualità storica per la Fitav che ci ha visti protagonisti nell’emanazione di un progetto strutturato che riguarderà gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado non solo per le cinque regioni ma anche per le altre regioni. Naturalmente la commissione che approvava il progetto aveva bisogno di partire subito con l’iniziativa e quindi ci siamo affidati alle cinque regioni che già avevano iniziato. A marzo del 2023 è previsto l’inserimento delle nuove regioni con corsi di formazione per i docenti e l’inserimento dei loro ragazzi nel circuito che faranno attività fino a dicembre 2023. I fattori premianti sono stati proprio questi: e per questo motivo Ministero, Sport & Salute e il Cip hanno valutato positivamente questo progetto. Per me personalmente è stato anche commovente ricevere un riconoscimento come è avvenuto in occasione della Struttura federale.

Lei ha spesso ribadito che si è trattato di un lavoro di squadra.

Ho sempre voluto mettere in risalto un aspetto: per raggiungere obbiettivi di questo genere, bisogna lavorare di squadra e soprattutto ciascuno deve mettere sul tavolo le proprie competenze. Questa nostra autorevolezza viene gradualmente compresa e apprezzata anche dalle altre Federazioni perché noi ci siamo inseriti con un progetto che è stato valutato 1 milione e 715 mila Euro proprio a fianco delle grandi Federazioni sportive come ad esempio il calcio e il basket.

In che modo la Fitav e il tiro a volo in senso più ampio sono riusciti a ritagliarsi questo ruolo così importante?

Per certi aspetti, è molto semplice: la scuola vuole che si parli la lingua della scuola. Il cambiamento di approccio che abbiamo realizzato è stato quello di parlare di tiro a volo non più in senso tecnico, ma di inserire il nostro sport in un discorso culturale. E vorrei sottolineare: culturale. Ed ecco che a quel punto si sono aperte le porte. Ma perché dico che questo è un livello intermedio? Perché adesso ci attende un lavoro pesante: dobbiamo coinvolgere trentuno campi di tiro da individuare nelle cinque regioni target e un campo di tiro in ogni provincia. Per ogni campo di tiro si prevede la presenza di venti ragazzi che possono ruotare nella stessa scuola e quindi aumentare. Si è posto ovviamente il problema del trasferimento dalle sedi scolastiche ai campi di tiro, ma è previsto che questo trasferimento sia incluso nel budget e quindi sia a titolo gratuito per i ragazzi. È un lavoro pesante ma per il 50 – 60% è già pronto perché abbiamo lavorato negli anni precedenti. Il lavoro da fare è il maggiore coinvolgimento dei delegati regionali che saranno un fulcro. Come tutti i processi strutturali, anche questo avrà bisogno di tempo e nella costruzione di questo processo dovranno concorrere e compartecipare tutte le componenti della Federazione: dal sodalizio più piccolo ai vertici nazionali.

È vero che l’idea originaria è scaturita da un episodio che la coinvolge direttamente?

Ho intrapreso questa iniziativa nel 2018 perché rimasi letteralmente umiliato quando lessi nella piattaforma dei Campionati studenteschi dei docenti di scienze motorie che il tiro a volo dovesse essere fatto soltanto in maniera teorica. Ero umiliato come docente, anche se allora non facevo parte della Fitav. Compresi subito che occorreva fare qualcosa. E lo abbiamo fatto. Infatti lo scorso 9 settembre è stata inviata al Ministero della Pubblica Istruzione la nostra richiesta di inserimento del tiro a volo, con una scheda pratica, nei Campionati studenteschi che è stata approvata proprio in questi giorni. Questo risultato rappresenta realmente una pietra miliare nel percorso che abbiamo compiuto ed è mio dovere tributare nuovamente un ringraziamento al Presidente Rossi e alla Fitav per aver creduto fortemente insieme a me a questa iniziativa.

Questo progetto porterà dunque un congruo numero di giovani alla pratica del tiro a volo?

In questa fase una lacuna da considerare seriamente è proprio il reclutamento dei ragazzi. Dove li andiamo a cercare infatti i futuri campioni? Dobbiamo creare una situazione strutturale e la sede ideale è proprio la scuola. Si manifesta però un problema interno al nostro mondo: dobbiamo creare le competenze. E va detto che attualmente siamo un po’ carenti per quanto riguarda la parte tecnica che si confronta con la scuola. Perché siamo bravissimi a insegnare il tiro a volo – i nostri tecnici sono infatti contesi da tutte le nazioni del mondo – ma dobbiamo imparare a impartire quegli insegnamenti utilizzando il linguaggio della scuola. Gradualmente dovremo affrontare una ristrutturazione dei corsi per tecnici federali, faremo in modo che i docenti di scienze motorie si integrino con i tecnici federali per scambiarsi le competenze: il tecnico insegnerà la tecnica al docente di scienze motorie e il docente di scienze motorie insegnerà la metodologia e la didattica ai tecnici federali. L’altro aspetto da affrontare è il fatto che il tecnico federale è abituato a lavorare faccia a faccia con il proprio allievo, mentre si troverà ad afffrontare un gruppo di venti ragazze e ragazzi e si tratterà di lezioni sia teoriche che pratiche in cui occorrerà sapere come gestire un gruppo, che termini usare, quali termini invece non usare, su cosa insistere, su cosa non conviene invece porre l’accento. La terminologia è fondamentale: noi abbiamo avuto le porte aperte dalla scuola perché abbiamo parlato la loro lingua in termini culturali. Autocontrollo e disciplina delle proprie azioni, che è il sottotitolo di Shooting & Control, sono delle caratteristiche che il tiratore ha insite nel proprio patrimonio genetico, ma sono anche obbiettivi trasversali della scuola per la formazione del futuro cittadino. Noi, come Federazione, ci siamo posti con grande umiltà nei confronti della scuola. Abbiamo presentato le nostre prerogative e ci siamo messi a disposizione per migliorarle. Questa è stata la chiave che ci porterà gradualmente ad aprire le porte della pratica. Perché questo è proprio quello che conta. Se noi presentiamo soltanto le nostre medaglie e i nostri campioni, ci diranno certamente anche che siamo molto bravi, ma il giorno dopo saremo dimenticati. Adesso che siamo inseriti nei Campionati studenteschi, sarà completamente diverso e la pratica tiravolistica potrà prendere realmente piede.