Sebastiano Ambruoso: il mio “secondo tempo” nel Trap
L’atleta campano che attualmente vive a Guastalla è il campione italiano di Seconda categoria di Fossa Olimpica: ma tutto cominciò incredibilmente nel semicerchio del Pull e del Mark…
(di Massimiliano Naldoni)
Lo skeettista del Trap: mai definizione risulta più calzante per Sebastiano Ambruoso che nello scorso settembre si è laureato campione italiano di Seconda categoria nella Fossa Olimpica, ma la cui storia tiravolistica è in realtà iniziata proprio nello Skeet. Quarantaquattrenne nato nella salernitana Nocera Inferiore e trasferitosi anni fa prima in Piemonte e poi nella reggiana Guastalla in cui attualmente vive e lavora, Sebastiano Ambruoso aveva debuttato giovanissimo nella Fossa Olimpica dietro il suggerimento del papà Giuseppe. Poi per il futuro campione campano c’era stata una parentesi nel kart con significativi risultati, ma evidentemente la pedana era il luogo deputato in cui far emergere il suo talento agonistico e allora Ambruoso si era avvicinato allo Skeet frequentando il Tav Torricello. I sapienti suggerimenti di Ludovico Di Maio, di Giovanni Morra e di Luca Rusciano avevano in breve trasformato Sebastiano in uno skeettista tecnicamente solido e capace di muoversi validamente per molti anni in Prima categoria. Le vicende della vita però si intrecciano sempre con i cosiddetti destini sportivi: dopo più di dieci anni di Skeet, per motivi di salute e di lavoro, Sebastiano Ambruoso era stato infatti costretto ad abbandonare l’attività. Trasferitosi nel frattempo in Piemonte, qualche anno dopo ha ripreso a frequentare i campi di tiro dedicandosi alla Fossa Olimpica e oggi, pur vivendo frattanto in Emilia-Romagna, è una delle colonne della squadra del Tav Delle Alpi. Ambruoso attribuisce il merito di questo suo “secondo tempo” nel tiro a volo alle capacità didattiche di Marco Micheli che è stato l’istruttore che lo ha impostato tecnicamente per la nuova disciplina, ma una funzione particolare l’ha avuta anche la generosità di Sergio, Erica e Andrea Marchini che all’impianto di Cigliano hanno intuito le doti del futuro campione di Seconda categoria e lo hanno inserito nella formazione che ha difeso i colori del club vercellese all’invernale delle Società della scorsa primavera. Ma il 2024 ha frattanto donato a Sebastiano Ambruoso l’alloro finora più prestigioso della carriera: il titolo di Seconda categoria di Trap che l’atleta salernitano ha conquistato sulle pedane pavesi del Tav OS Academy con 116/125 in qualificazione e con un 22/25 in finale che ha proiettato il suo punteggio totale al traguardo irraggiungibile di 138/150 davanti a Roberto D’Emilia e Giancarlo Schisti.
Sebastiano, la vittoria del titolo è maturata in quella gara di Battuda o l’avevi costruita nel tempo?
Io sono convinto che le imprese sportive si costruiscono sempre. In fin dei conti c’era un sogno sportivo che mi portavo dietro da quando ero bambino e lo sto portando avanti. Fra l’altro la mia carriera tiravolistica è iniziata con lo Skeet, ma quella carriera si è poi interrotta per motivi di salute e per motivi lavorativi ed economici. Quella della Fossa Olimpica è invece un’esperienza che è iniziata soltanto da due o tre anni, però certamente nella stagione 2024 è maturata la ricerca del risultato: diciamo che quest’anno l’obbiettivo era quello della qualificazione alla finale del Campionato italiano per provare appunto a giocarsela. Certamente alla finale di Campionato sono andato con la consapevolezza di poter fare una buona gara.
L’avvio della tua gara non era stato però proprio smagliante.
Quello di Academy era un campo in cui non avevo mai sparato e mi mancava quindi la conoscenza diretta del terreno di gara. Mi sono trovato anche in prima batteria con tutta la pressione che questa situazione può creare in una gara importante. Sono uscito con un 21 alla prima serie, ma devo dire che un amico che aveva maggiore esperienza di quel campo mi ha assicurato che per le condizioni generali il mio punteggio non era proprio da buttare. In effetti in quella prima serie fino al diciassettesimo piattello ero pieno, poi è uscito il sole: io ero convinto che quello rappresentasse un vantaggio e invece proprio in quel momento sono scaturiti i problemi a causa della forte variazione di luce. Poi con i due 23 delle serie successive sono riuscito a restare aggrappato alla gara. Nella seconda serie però i due zeri sono stati una bicicletta determinata di nuovo da un’improvvisa variazione di luce. Adesso posso dire che sicuramente un grado maggiore di allenamento durante l’anno mi avrebbe aiutato ad arginare i problemi dell’avvio di gara: infatti in questa stagione tra allenamenti e gara non ho sparato più di tremila piattelli. Nel secondo giorno invece ho messo a frutto tutto quello che mi aveva insegnato il giorno precedente e sono riuscito a gestire bene quelle due serie con un 49 che è stato determinante.
Il 116 della qualificazione ti ha collocato in testa alla classifica e probabilmente non lo avresti immaginato dopo il 21 del primo giorno.
No, davvero. Addirittura dopo la quinta serie stavo restituendo il dorsale per andarmene a casa. Io non ho l’abitudine di guardare le classifiche durante una gara: sapevo però che alla fine della prima giornata ero al dodicesimo posto. Avevo fatto il ragionamento che, pur sparando bene nella seconda, avrei potuto recuperare qualche posizione ma alla quinta serie ero convinto di non essere riuscito a entrare in finale. Sarebbe stata comunque una bella soddisfazione essere arrivati tra i primi dieci in quello che era il mio primo Campionato italiano di Fossa Olimpica. Poi invece quando sono andato in Segreteria per comunicare che me ne stavo andando, mi hanno detto: ma dove stai andando che sei primo..?!
E questa scoperta improvvisa ti ha esaltato o ti ha spaventato?
Io temo più la qualificazione che la finale, anche perché da tiratore di Skeet ho affrontato tante finali nei Gran Premi e nei Campionati italiani. No, anzi: diciamo che in finale io mi trasformo in senso positivo. E sono sincero: quando sono entrato in finale sentivo già che lo scudetto potesse essere mio.
Tecnicamente come lo giudichi quel 22 di finale che ti ha assegnato lo scudetto?
C’è stato sempre il fattore-luce a determinare il risultato. Quei tre zeri sono venuti fuori nell’arco della serie, ma in partenza avevo tre piattelli di vantaggio sugli inseguitori più vicini e ho sentito che qualche zero suonava anche agli altri miei compagni di batteria: anzi, addirittura i miei inseguitori hanno fatto qualche zero proprio all’inizio della serie e in quel modo è subito aumentato il mio vantaggio. Poi, d’accordo, sono arrivati anche i miei errori, ma ho stretto i denti e ho capito che potevo portare a casa il titolo. In finale ho un atteggiamento un po’ diverso rispetto alla qualificazione e tengo d’occhio il punteggio. In finale devi sempre essere calcolatore. Il mio primo zero in finale è arrivato su un sinistro in quinta pedana e poi è arrivata la bicicletta a metà serie, ma devo dire che anche in quel frangente non mi sono preoccupato e sono riuscito a gestire bene il resto della gara.
Lo Skeet avrà ancora un ruolo nella tua vita sportiva?
Per spiegare quanto sia stato importante, basta dire che ho iniziato a sparare allo Skeet nel 2001 e tra i miei primi ispiratori c’è stato Ludovico Di Maio e il luogo in cui ho condotto il mio allenamento per anni è stato proprio il suo Tav Torricello: con lo stesso Ludovico e con Giovanni Morra e Luca Rusciano. Per una quindicina d’anni sono stato uno skeettista e sono arrivato fino alla Prima categoria. La trasformazione da skeettista a tiratore di Fossa Olimpica risale al momento in cui mi sono trasferito prima in Piemonte e poi a Guastalla per motivi di lavoro. Al nord è divenuto più difficile continuare a praticare lo Skeet e allora mi sono trasformato in tiratore di Trap anche se in realtà da giovanissimo avevo praticato la Fossa Olimpica con mio padre ad Agerola. Se oggi penso allo Skeet, vedo che si tratta di una disciplina certamente un po’ diversa, ma è sempre una specialità bellissima. Sta di fatto però che il mio presente e il mio futuro ormai si chiama Fossa Olimpica!