Saverio Amoroso: noi, quelli dello Skeet di Taranto

Il Tav Ilva ha conquistato il quarto titolo italiano consecutivo di Skeet tra le Società del Gruppo B: il team manager e atleta del club pugliese spiega il percorso agonistico compiuto dalla formazione di uno dei cenacoli tiravolistici più blasonati

(di Massimiliano Naldoni)

È stata un’altra vittoria larghissima e meritata quella centrata dal Tav Ilva Taranto nel Gruppo B del Campionato delle Società di Skeet. All’impianto di Laterina, con l’accorto utilizzo dei più brillanti tra i dodici elementi a disposizione (che nella foto di copertina posano con il Direttore tecnico della Nazionale di Skeet Andrea Benelli), Saverio Amoroso ha saputo condurre il suo team ad un altro rotondo successo, svolgendo peraltro il ruolo di team manager ma anche di atleta che infatti ha messo a disposizione della formazione il suo talento e la sua esperienza per raggiungere il traguardo. Ed è proprio Saverio Amoroso a illustrare il percorso che ha permesso alla squadra di Taranto di stagliarsi ancora una volta nel panorama societario dello Skeet.

Saverio, che giudizio formuli di questa ennesima vittoria di Taranto nel gruppo B del Campionato italiano?

Riconosco che abbiamo fatto una bella gara: va detto comunque che da anni noi viaggiamo su quel risultato che anche questa volta abbiamo saputo comporre. E la considerazione che in classifica generale ci siamo collocati ad un piattello dai padroni di casa di Laterina ci rende certamente contenti.

Come hai costruito il team per questa gara?

Come avviene quasi ogni anno per il Campionato italiano, anche questa volta da Taranto siamo arrivati in dodici e ci tengo a precisare che sulla designazione della rosa faccaimo un lavoro accurato a monte in cui hanno un ruolo fondamentale i miei collaboratori: nel direttivo della Società c’è ad esempio una persona validissima quale Gaetano Secondo con il quale intrattengo un confronto giornaliero sulla gestione dell’Associazione stessa. Per la Seconda categoria ho designato l’atleta che era più affidabile e agonisticamente più longevo: Francesco Cito. Tra i Prima ho voluto invece Stefano Carbone: un Prima che è in realtà un Eccellenza congelato perché Stefano sta uscendo dal Settore Giovanile. In questa stagione Carbone ha fatto un 117 al Gran Premio di Conselice e con 118 è entrato in finale nel Settore Giovanile al Gran Premio di Durazzano. Sempre tra i Prima ho inserito Nicola Arcuri che ha fatto discreti risultati durante la stagione e Fortunato Colucci che, pur sparando questa volta un po’ al di sotto delle sue possibilità, nelle gare a squadre ha sempre reso e negli anni passati ha viaggiato anche sul 94 e 95. In squadra ho inserito anche Luigi Secondo che si era dimostrato pronto per un salto in prima squadra. Io mi sono iscritto come jolly: pronto a subentrare al posto di chi avesse avuto qualche difficoltà. La situazione si è poi verificata e come da regolamento ho utilizzato il mio punteggio proprio al posto di quello di Luigi Secondo. Luigi, purtroppo, è stato vittima di problemi personali intervenuti nell’imminenza della gara, ma era giusto che avesse la possibilità di dimostrare e metter fuori il lavoro svolto nell’ultimo mese. E ci è andato vicino. Quanto all’Eccellenza Di Bari, sicuramente Giovanni quest’anno ha fatto qualche punteggio inferiore al suo standard, ma la convocazione in squadra in questo caso lo ha motivato molto e infatti poi a Laterina è stato autore di una gran gara. Ma in corsa per la squadra c’erano anche altri ottimi nomi: ho lasciato fuori Nicolino Galeone che è un Seconda categoria vice-campione italiano dei Veterani nello Skeet Fitav e anche l’Eccellenza Gianluca Campanella. Direi che nella costruzione della squadra in sostanza ci siamo automotivati e autogestiti in maniera corretta: e forse mai come quest’anno ho messo in campo una squadra così ragionata.

La squadra ha certamente conquistato saldamente e quasi definitivamente la vetta della classifica ai tre quarti della gara.

Al terzo giro effettivamente era già chiaro a me e a tutti che la squadra stava procedendo bene. Però io ho l’abitudine di dire che quando vinci tanto, l’unica certezza che hai è che prima o poi perderai. In qualunque sport, e il nostro non fa eccezione, c’è sempre qualcuno o qualche squadra che fa l’exploit e quindi potrà capitare anche a noi, che pure attualmente e da tempo stiamo dominando il nostro gruppo, che spunti fuori una squadra più forte e interrompa la sequenza di vittorie. Questo è per dire che io invito a non abbassare mai la guardia anche se questo di Laterina è stato il nostro quarto titolo consecutivo e il decimo in tredici anni.

La squadra del Tav Ilva Taranto al vertice del podio di Laterina davanti a Trinacria e Windisch Graetz

Il capolavoro della terza serie come si è originato?

La terza serie è stato il prodotto di un ragionamento che abbiamo fatto tutti insieme. Dopo la seconda serie, che era andata decisamente male, ho riunito tutto il gruppo e ho fatto presente che se volevamo complicarci la vita, quella della seconda serie era davvero la strada giusta. Se invece volevamo dimostrare chi siamo e in pedana fare davvero Taranto come sappiamo fare, allora occorreva andare a sparare in un altro modo. A quel punto nella terza serie io ho fatto un 24, che mi serviva per restituire smalto a mia volta alla mia gara in vista dell’utilizzo del mio risultato per quello generale della squadra, e gli altri ugualmente hanno fatto il capolavoro per contribuire al 141 complessivo a cui hanno dato slancio i 25 di Di Bari, Cito e Carbone. Come molti sanno, io non scivolo facilmente nell’autoesaltazione, però sono davvero molto contento del risultato e credo di aver fatto un bel lavoro in vista di questa gara.

Che cosa aveva originato invece la flessione netta della seconda serie?

Essenzialmente un calo fisico che ha coinvolto un po’ tutti. Sì, è vero che ad esempio anche io ho fatto un paio di zeri di troppo alla pedana 4 e mediamente un po’ tutti in squadra avevano sbagliato sicuramente un po’ troppo in quella pedana, ma non c’è una motivazione tecnica nel calo generale del rendimento della formazione in quella serie. L’impianto in cui abbiamo gareggiato è favoloso e in quel momento non c’era una sola nuvola in cielo, quindi è impossibile andare a cercare altre motivazioni se non quella appunto di un calo fisico e di concentrazione. Laterina è anche un impianto che conosciamo bene: Giovanni Di Bari in quel campo ha sempre viaggiato sul 119 o 120, ma anche Fortunato Colucci un anno fa ha vinto il titolo di Seconda categoria. Diciamo che dopo quella seconda serie, sicuramente un po’ di doppie alla 4 dobbiamo spararle per rimediare…

Un giudizio dallo storico “laboratorio” di Taranto: che cosa serve allo Skeet per crescere anche e soprattutto in termini di numeri?

Il doppio percorso dello Skeet Issf e dello Skeet Fitav forse non sta aiutando. Molti tiratori stentano ad affrontare lo Skeet internazionale anche se poi la differenza è minima. Allora credo che occorra sparare lo Skeet Issf anche a livello locale e nelle categorie inferiori: anche in quei campi che si definiscono di periferia si deve uniformare il percorso. Un altro aspetto che non posso ignorare è che in questo recente Campionato italiano, in cui si è verificata la piacevole presenza di tante belle realtà dello Skeet italiano, ci sono state in parallelo anche assenze un po’ sorprendenti di cenacoli storici del nostro Skeet: realtà societarie di grande blasone sia delle regioni del nord che delle regioni del sud che non hanno presentato una loro squadra. Evidentemente c’è da comprendere bene perché questo stia avvenendo e soprattutto intervenire per interpretare le specifiche esigenze di ogni parte del nostro paese. Taranto ha certamente da sempre una particolare vocazione che difendiamo con orgoglio: a me e ai miei atleti piace andare in giro a far gare e a confrontarci con le altre realtà agonistiche. E infatti non perdiamo occasione per farlo. Ma potrebbe essere, tanto per fare un’ipotesi, che ci siano dei motivi per i quali un’altra realtà societaria non riesce a comporre una squadra di sei tiratori e allora forse è il caso di guardare a queste situazioni e provare a confrontare le varie idee in campo. D’altronde non posso neanche ignorare che la partecipazione della nostra squadra al Campionato italiano ha avuto un costo significativo per le nostre finanze. Certamente posso dire che la ricerca di nuove soluzioni per lo Skeet mirerà innanzitutto a tutelare un patrimonio di emozioni che ci appartengono da sempre: personalmente non ho davvero esitazione a raccontare che a Laterina, alla fine della giornata del Campionato italiano, nonostante che per noi di Taranto si sia trattato, come si diceva, di una vittoria relativamente facile, piangevamo tutti e dodici dalla commozione per lo scudetto conquistato. E tutto questo continua a rappresentare la più pregiata cornice del nostro sport che tutti dobbiamo tutelare con cura.