Quattro domande a Matteo D’Ambrosi

Il neo-campione iridato degli Juniores di Trap racconta le fasi salienti del suo Mondiale coreano

(di Massimiliano Naldoni)

Matteo, era già nell’aria all’arrivo a Changwon questo risultato strepitoso: il titolo mondiale individuale e quello a squadre con Emanuele Iezzi e Gianmarco Barletta?

Sinceramente, sì: sentivo di potermi giocare il podio, poi, dopo essere entrato in finale e andando avanti appunto durante la finale, il sogno è cresciuto e ho capito che oltre al podio potevo stare in corsa anche per la vittoria. E poi, dopo aver vinto il titolo a squadre, c’è stata la grande soddisfazione di essere entrati tutti insieme in finale con Emanuele e Gianmarco e questo ci ha dato la conferma di essere un grande gruppo.

Matteo D’Ambrosi e Emanuele Iezzi

Il Ct Daniele Di Spigno ha spiegato la generale flessione della quinta serie di tutta la squadra con l’anomala distribuzione delle serie nei tre giorni di gara. Concordi?

Sì, con questa formula di gara che prevede cinquanta piattelli nel primo giorno, cinquanta nel secondo e poi gli ultimi venticinque nel terzo giorno, proprio l’ultima serie la senti sempre un po’ di più. Infatti in quella serie ho fatto due zeri consecutivi al settimo e all’ottavo e poi di nuovo al sedicesimo. È stata davvero una serie difficile, ma sono riuscito a rimanere concentrato anche quando sono arrivati gli errori: perché sappiamo bene che in questo nostro gioco con un piattello sei dentro, ma con il piattello seguente, se lo sbagli, sei proprio fuori. Quindi non si può e non si deve mai mollare niente. Anche perché poi, con Gianmarco Barletta, abbiamo affrontato lo shoot-off in quattro per accedere alla finale e io mi sono ritrovato a sparare proprio da quarto e quindi a sparare sempre sul risultato degli altri.

Matteo D’Ambrosi e Emanuele Iezzi festeggiano la pioggia di medaglie sul podio di Changwon

C’è uno zero al quarantanovesimo lancio della finale: cominciava ad avere effetto la pressione psicologica della medaglia d’oro?

No, non è stato uno zero di tensione. Non l’ho controllato proprio quel piattello: fra l’altro era lo stesso destro che poi ho rotto nello shoot-off finale per il titolo. A livello mentale quello che è stato davvero molto stressante è stato lo shoot-off lungo con Garcia per la medaglia d’oro.

In tutto questo Mondiale praticamente perfetto c’è davvero ben poco da recriminare..?

Poteva andare meglio il Mixed Team anche se del mio 70 in quella gara sono soddisfatto: ma ci sarà tempo per conquistare una medaglia anche in quell’evento. Arriverà prima o poi il momento.

Gianmarco Barletta, Emanuele Iezzi e Matteo D’Ambrosi al vertice del podio delle squadre