Paratrap: verso un nuovo sogno iridato

Emilio Poli, Mirko Cafaggi, Calogero Sansone e Gabriele Nanni si raccontano sulla strada del Mondiale di Granada

(di Massimiliano Naldoni)

Con tono disteso evoca una simpatica immagine Emilio Poli per spiegare i successi della sua carriera: il paratleta bresciano, che si è laureato campione italiano di PT1 al Tav La Torre un mese fa, dichiara infatti di avere l’opportunità di vincere soltanto quando si allineano gli astri. Noi sappiamo che se così fosse, allora quel fenomeno astronomico sarebbe davvero molto frequente. Sarà invece, crediamo noi, la naturale modestia di un atleta sempre alla ricerca della prova migliore che induce Emilio a minimizzare eventi che sono stati e saranno frequenti e significativi. Oggi Emilio Poli è in partenza per il Mondiale di Granada in quella squadra di PT1 per la quale il Ct Benedetto Barberini ha designato anche Davide Fedrigucci – che va in Andalusia a difendere il titolo conquistato in Perù – e Fabrizio Menia. Per Emilio Poli – allineamento degli astri oppure no – è l’inizio di una nuova grande avventura sportiva il cui preludio vero e proprio è appunto la conquista dello scudetto tricolore della qualifica PT1 agli Assoluti del Tav La Torre.

Emilio Poli

Del risultato di qualificazione del Campionato italiano sono soddisfatto, – spiega Emilio Poli – ma lo sono anche del risultato della Green Cup in cui mi sono qualificato con il 100. Il punteggio del Campionato italiano è ovviamente meglio, ma in ogni caso sembra proprio che adesso io sia in grado di tenere quantomeno la media del 20. Per me è l’indizio che sto lavorando nel modo giusto. A gennaio avevo fatto già dei test funzionali in vista della visita che ho sostenuto recentemente a Umbriaverde per ottenere la classificazione internazionale per la PT1 e quei test mi hanno aiutato tanto anche a rientrare nella mentalità giusta dell’agonismo. Perché quello che mi è mancato davvero tanto nella passata stagione è stata la costanza mentale. E non dico certo qualcosa di nuovo quando metto in evidenza il fatto che nel nostro sport la componente mentale ha un ruolo primario.”

“Un anno fa, al Campionato italliano di Racconigi – racconta ancora Emilio Poli – sparavo da filler e ho totalizzato un 99/125 che in quella circostanza non era un brutto risultato. Certamente quest’anno è andata meglio. In questi mesi ho cercato di aumentare la qualità in allenamento intervenendo su quelli che sono ancora i miei punti deboli. Come è noto, io sparavo in piedi e in tutto questo mio recente percorso in PT1 ho capito invece che passare da sparare in piedi a sparare in sedia è come affrontare tutto un altro sport. A partire dai movimenti e dai vincoli che hai stando in sedia a rotelle, per arrivare alla visualizzazione del piattello che avviene in maniera completamente diversa perché i piattelli si trasformano tutti in montanti. Sembra un’esagerazione, ma è veramente un altro sport: non esito a dire che in precedenza io non l’avrei davvero mai pensato. E questo mi impone di fare un plauso a tutti i ragazzi che sparano in sedia a rotelle per la difficoltà che comporta questo modo di sparare. Vedendo Fedrigucci o Menia oppure anche vedendo me in pedana può sembrare che sia semplice: invece affrontiamo grandi difficoltà tecniche e in più sparare in sedia produce un dispendio immenso di energie fisiche e mentali.”

Il podio del Campionato italiano 2024 di PT1 con Emilio Poli, Giuseppe Arioli e Gianluigi Dessì

“Non deve illudere che io oggi abbia raggiunto punteggi che mi permettono di tornare a vincere le gare in PT1, perché la strada è davvero ancora molto lunga. Però certamente io mi sto impegnando molto e ricevo anche un forte supporto tecnico dal Ct Benedetto Barberini e da Riccardo Rossi e anche da Rodolfo Viganò. Ma voglio evidenziare anche l’aiuto che mi è arrivato da tutti i miei compagni di squadra perché tra noi cerchiamo di scambiarci continuamente suggerimenti, consigli, esperienze in modo da trovarne giovamento tutti quanti. Un dato è certo, nel nostro sport non c’è mai da dire: ho capito. Perché la certezza in quel modo ti punisce subito!”

Per Emilio Poli, che campione del mondo è già stato, l’appuntamento iridato di Granada dei prossimi giorni è però appunto la prima grande rassegna internazionale che il paratleta lombardo affronta in PT1.

“Diciamolo chiaramente, – sentenzia Emilio Poli – al Mondiale si va non solo per far presenza, ma anche per ben figurare. I risultati ci danno conforto, ma l’emozione è grandissima perché mai avrei pensato di riuscire a partecipare al Mondiale quest’anno e quindi di nuovo ringrazio Benedetto Barberini e Riccardo Rossi che mi hanno dato fiducia. E poi quando vesti la maglia azzurra, tutto viene amplificato un milione di volte: le emozioni e le aspettative ma anche i timori e le paure. In realtà io vado a Granada con il proposito di rubare il mestiere a quelli forti, italiani e stranieri, perché è da tutti loro che ho imparato. Ad esempio non ringrazierò mai abbastanza Omar Radaelli che quando mi sono messo a sparare in sedia è stato il primo a darmi tantissimi consigli per settarmi al meglio.”

Emilio Poli

“Qualche ringraziamento – conclude il paratleta bresciano – si impone all’inizio di questa mia nuova avventura. Al Tav La Torre, ad esempio, si spara bene e in occasione del Campionato italiano abbiamo trovato l’ambiente ideale per poter dare il meglio: i dirigenti sono molto ospitali, l’atmosfera è familiare e cordiale. Questa situazione ci ha permesso di stare bene e ha certamente contribuito al buon risultato. Il mio ringraziamento va poi alla Federazione che mi ha dato questa nuova grande opportunità, di nuovo al Ct Barberini e allo staff tecnico e alle aziende che mi assistono in questo percorso. Vorrei dire anche un’altra cosa. Nello sport si tende sempre ad esaltare legittimamente i vincitori e coloro che sono andati a podio, ma io vorrei innanzitutto congratularmi e ringraziare tutti e tutte coloro che hanno partecipato al Campionato italiano senza riuscire ad andare a podio, perché io so per certo che ognuno, indipendentemente dalle tante difficoltà, ci mette sempre tutto il proprio impegno.”

Ma il Campionato italiano di Paratrap del 2024 ha permesso anche ad un altro paratleta di tornare agli onori della cronaca. È Mirko Cafaggi, infatti, il nuovo detentore dello scudetto 2024 della PT3.  Il cinquantenne paratleta di Faenza ha conquistato l’alloro in un difficile triello con il campione in carica Calogero Sansone e con l’iridato Gabriele Nanni (nella foto di copertina). E sono peraltro proprio questi tre paratleti che nei prossimi giorni difenderanno i colori italiani al Mondiale di Granada. Anche per il paratleta romagnolo, come per altri versi per Emilio Poli, la conquista del recente titolo italiano ha rappresentato un’importante conferma in vista del ritorno convinto all’agonismo.

Mirko Cafaggi

“Dopo una prima giornata molto regolare – spiega Mirko Cafaggi – ho incontrato qualche difficoltà nella prima serie della seconda giornata. Mi sono perso all’inizio della serie, forse per la tensione: nei primi sette piattelli ho fatto addirittura quattro zeri. Poi sono riuscito comunque a chiudere con 20. Chiudere con 20, dopo aver fatto quattro zeri su sette piattelli, per di più con tre errori consecutivi, in quel momento era come aver fatto 25! È stato l’unico momento davvero preoccupante di tutta la gara. Poi ho ripreso il passo perché la serie successiva, che è stata un 23, poteva essere perfino un 24: il secondo zero, che ho fatto stupidamente, poteva essere evitato. Sapevo che avrei affrontato un dritto: è arrivato il dritto e non ci sono andato correttamente con la testa quando è uscito.”

“Arrivare a conquistare la finale del Campionato italiano con 115/125 in questo momento per me era tanta roba perché per motivi diversi sono stato fermo per tutto il 2022: ho ripreso a sparare soltanto all’inizio del 2023. È vero che avevo fatto il bronzo al Campionato italiano dell’anno scorso, ma quel traguardo era stato dettato dalla voglia di ritornare nel giro. Il risultato tecnico del Campionato italiano di quest’anno è il primo vero risultato di questa mia nuova fase. Poi nel 2023 ho vinto alla Green Cup ma anche in quel caso non avevo fatto un allenamento serio perché arrivavo dalle settimane dell’alluvione di Faenza. Alla Coppa del Mondo di Osijek invece non sono riuscito ad entrare in finale, ma sono invece riuscito a fare il bronzo ad Al Ain alla fine dell’anno. A fronte di alcuni risultati anche buoni, l’anno scorso fisicamente e mentalmente però non ero pronto. Quest’anno invece sono partito con una preparazione migliore e infatti mi sono attestato sul 22 o 23 di media.”

Mirko Cafaggi, prima ancora che un paratleta di talento, è un uomo di grande generosità che non ha esitato a mettersi a disposizione, e a trascurare l’allenamento in pedana, per soccorrere la sua città e i suoi abitanti nei giorni più difficili vissuti da Faenza in occasione dell’alluvione della primavera 2023.

Mirko Cafaggi

“Io vivo in collina, a Santa Lucia, a cinque chilometri da Faenza – spiega Mirko Cafaggi – quindi da me l’acqua non è arrivata. Non abbiamo avuti i danni dell’alluvione ma siamo rimasti un paio di giorni senza luce, completamente isolati dal mondo. Io sono sceso a Faenza tre giorni dopo l’alluvione per aiutare un amico a cui l’acqua e il fango avevano danneggiato il primo e il secondo piano dell’abitazione. Mi sono trovato davanti ad un disastro che non avevo mai visto. E quando ho finito di aiutare questo amico, ho visto tante persone che stavano prestando aiuto ad altre persone. Mi sono aggregato ad una onlus di Brescia che si chiama Gli amici di Paride: si tratta di alcuni volontari che sono intervenuti a Faenza dopo aver fatto anche tante altre operazioni di soccorso in tante altre zone e anche per altre calamità. Per quel motivo dicevo della preparazione non rigorosa per la Green Cup dell’anno scorso, perché in realtà prima di gareggiare a Umbriaverde e poi subito dopo sono stato a Faenza a dare una mano. Essendo io di Faenza, ho soprattutto indicato alle squadre di soccorso le zone in cui intervenire perché spesso si trattava di persone provenienti da altre zone d’Italia.”

Per Mirko Cafaggi il confronto diretto con il campionissimo Gabriele Nanni è sempre una sorta di derby.

“Con Gabriele Nanni spariamo spesso insieme sui campi dell’Emilia-Romagna. Gabriele è il punto di riferimento di tutti noi PT3. È anche l’uomo da battere. Riconosco che è due gradini sopra di me: è anche più giovane e in più spara da più tempo. Per metterla in termini spiritosi, diciamo che ogni tanto lui sbaglia e io allora prendo l’occasione per vincere. Anche se questa volta abbiamo perfino rischiato di vederci superare da Calogero Sansone che, oltre ad essere un altro caro amico, era il campione in carica e ha saputo fare un’ottima gara. Quando in finale è uscito Calogero Sansone, in realtà avevamo tutti e tre lo stesso punteggio: Calogero è uscito infatti soltanto per il dorsale. Io poi ho sofferto un po’ negli ultimi piattelli: ho rotto l’ultimo e in quel modo ho conservato il vantaggio minimo su Gabriele.”

Gabriele Nanni

Da parte loro anche i diretti avversari di Cafaggi – che saranno i compagni di squadra al confronto iridato in Spagna – nel recente Campionato italiano hanno dovuto affrontare una preparazione impervia. Lo dice chiaramente proprio Gabriele Nanni.

“Sono contento dell’argento al Campionato italiano: non ero neppure sicuro di arrivarci. Ho avuto qualche problema fisico al ritorno dall’India e quindi sono rimasto fermo con poco allenamento. Con così poche cartucce sparate, riuscire a tirare un 118 con un 49 nella seconda giornata è stato certamente un bel risultato. Forse in finale è mancata un po’ di grinta proprio per l’allenamento non intenso delle settimane precedenti. Subito dopo il Campionato italiano ho fatto degli allenamenti corti come durata ma intensivi. Si è trattato di pochi piattelli ma sparati con il massimo della concentrazione. Adesso l’orizzonte dei prossimi giorni è il Campionato del Mondo. L’obbiettivo del Mondiale è entrare in finale e possibilmente toccare il podio.”

Una situazione analoga l’ha vissuta anche Calogero Sansone nell’imminenza del confronto per lo scudetto tricolore.

Calogero Sansone

“Sono arrivato al Campionato italiano non motivatissimo perché non attraversavo un periodo brillante a causa dell’impossibilità di svolgere un allenamento corretto. Le ambizioni, quindi, non erano altissime. Il punteggio della qualificazione ha descritto bene questa mia situazione critica. Ho fatto però una buona finale perché è capitato che proprio in finale io abbia attraversato un momento positivo mentre forse sia Nanni che Cafaggi proprio in quella fase hanno accusato qualche problema. Diciamo che si sono compensate le forze. Credo che se non fossi uscito per il dorsale avrei anche potuto vincere di nuovo il titolo. Quanto all’impegno di Granada dei prossimi giorni, non è facile ben figurare a un Mondiale: io non sono un tiratore che ha una dote innata, ma sono invece un tiratore che ha bisogno di arrivare allenato all’appuntamento che conta. So di avere il vantaggio di un’ottima prima canna: ne consegue che magari soffro nella qualificazione in cui fanno certamente punteggi più alti coloro che utilizzano frequentemente la seconda. Ma la possibilità di disporre di un’ottima prima canna si traduce in un forte vantaggio in finale ed è lì che ci si gioca il titolo.”

Naturalmente nel caso del Campionato del Mondo che sta per aprirsi, gli occhi sono puntati sul campione italiano della qualifica ed è proprio Mirko Cafaggi ad affrontare l’impegno con grande pragmatismo.

“Al Mondiale – conclude il tricolore di Faenza – vado senz’altro per fare una bella prova. Siamo consapevoli che andiamo a gareggiare con gli spagnoli, che sono forti, proprio sul loro terreno: quindi sarà una bella sfida!”