Paolo Cardinali: i miei passi da gigante nel tiro a volo
Il trentaquattrenne di Anagni, a sole tre stagioni dal debutto nel nostro sport, militerà quest’anno in Prima categoria dopo un 2023 strepitoso in cui ha conquistato lo scudetto tricolore individuale di Seconda e ha contribuito a far vincere il titolo delle Società al Tav Roma del mister Francesco D’Aniello
(di Massimiliano Naldoni)
Si era avvicinato al tiro a volo nel 2019, ma la pandemia aveva guastato i suoi piani e se non fosse stato per quella determinazione che è una delle sue più preziose peculiarità, probabilmente Paolo Cardinali avrebbe lasciato perdere. Invece: no. Superato il periodo pandemico, Cardinali è tornato in pedana per realizzare quel suo vecchio sogno di diventare tiravolista; è andato al Tav Oca Selvaggia e si è affidato ad un istruttore dalle doti raffinate: Giuliano Callara. Ebbene, si diceva: vecchio sogno… A dirla tutta, vecchio e Cardinali nella stessa frase davvero stonano perché il frusinate di Anagni è un trentaquattrenne che nella vita opera per un’azienda farmaceutica e che dispone di una potente carica agonistica da adolescente che sta riversando con grande entusiasmo nel tiro a volo dopo aver praticato per dieci anni il nuoto: una pratica che – per sua stessa ammissione – adesso lo sta aiutando a comprendere quanto sia importante la preparazione atletica anche in uno sport apparentemente poco dinamico come il nostro. Nel 2022 Paolo Cardinali sfiora la conquista del titolo tricolore di Terza categoria ed è promosso alla divisione superiore. Ma è il 2023 il vero anno della svolta. Partecipa al Campionato invernale del Lazio e conquista il bronzo: la sua prima medaglia da Seconda categoria. Non può prender parte a tutto il circuito estivo per motivi di lavoro, ma alla quarta prova del Campionato, sulle pedane di Lunghezza, vince con un 92/100 che prelude a qualcosa di più grande.
Paolo, il passo successivo a quell’exploit di agosto è stato il Campionato italiano al Tav La Torre e si è trattato davvero di un’altra svolta della carriera.
Sì, ed è stata un’emozione grande. Più che altro per i precedenti diretti di quella prova perché sono arrivato a La Torre nello scorso settembre, esattamente un anno dopo aver fatto sullo stesso campo il Campionato italiano di Terza categoria. Che era stata una circostanza in cui avevo fatto una gran gara in qualificazione, e infatti avevo chiuso al primo posto, ma in cui mi aveva tradito l’emozione in finale. Quella del 2022 era la prima finale e ho pagato lo scotto arrivando secondo. Pochi mesi dopo, quando vidi che in calendario il Campionato italiano di quella che frattanto era diventata la mia nuova categoria, la Seconda appunto, era di nuovo a La Torre dissi fra me: forse è il destino che mi ha dato una seconda opportunità. Quindi mi sono imbarcato in questa nuova avventura della finale del settembre del 2023, in un impianto come La Torre che è decisamente un’ottima struttura, e devo ammettere che questa volta sono arrivato tranquillo proprio in considerazione della vittoria nell’ultima prova del regionale di Seconda a Roma che mi aveva fornito alcune importanti certezze.
Com’è stato l’avvio di gara nel Campionato italiano di Seconda?
Il primo giorno è risultato praticamente perfetto: tre 24 che mi hanno attribuito quindi un 72 in vista della seconda giornata. E fra l’altro anche in prova, il venerdì prima della gara, avevo rispettato quella media con un 23, un 25 e un 24: quindi ero davvero tranquillo.
Poi, però, un fulmine a ciel sereno: cos’è successo alla quarta serie?
Non me lo so spiegare, ma ci provo… Ho tirato la serie probabilmente con un po’ di agitazione. Volevo a tutti i costi fare il 116 per ottenere il passaggio in Prima categoria. Dopo il parziale del primo giorno ho fatto il ragionamento che mi bastava fare 44 nella seconda giornata per arrivare a quel punteggio e quindi se anche facevo 22 nella quarta serie stavo ancora in gioco. Insomma: troppi calcoli…
Hai capito che quello del cosiddetto pareggio per passare il turno in realtà non è il ragionamento giusto.
Indiscutibilmente: no. Nella quarta serie effettivamente è maturato uno zero, poi ne è venuto fuori un altro e a quel punto mi sono rivolto al pensiero esattamente opposto a quello che avevo formulato prima: mi sono detto che non potevo più sbagliare troppo. E più mi sono avvitato in questo ragionamento, più sbagliavo. Ho capito che è davvero il ragionamento sbagliato entrare in pedana dicendo: mi posso accontentare di un 22 per il risultato che voglio raggiungere.
Paolo Cardinali al vertice del podio del Campionato italiano
Quello è stato probabilmente il momento più critico della tua gara?
Sì, perché in realtà in quella sola serie ho fatto tutti gli zeri che avevo fatto in tre serie di prova e in tre di qualificazione. E la difficoltà a quel punto è stata anche traghettarsi nel modo giusto dalla quarta alla quinta serie perché ho sparato la quarta serie alle dieci del mattino del secondo giorno e si prospettava un’attesa di quattro ore prima di affrontare la quinta. Però, se a qualcuno può sembrare un problema attendere tutto quel tempo per entrare di nuovo in pedana, nel mio caso invece ha rappresentato il modo giusto per ritrovare la tranquillità. Ho parlato con altre persone che avevano più esperienza di me e mi sono detto: in prova l’ho fatto quel 25, perché non lo posso fare di nuovo adesso in gara? Mi sembrava però di rivivere la situazione dell’anno precedente, quando in finale ho fatto 22 e per un piattello ho perso il titolo italiano. Quindi, lo dico chiaramente: il Campionato italiano l’ho vinto facendo quel 25 all’ultima serie perché in effetti il mio traguardo di quella gara era fare il 116 per passare di categoria. Devo dire che mi sono anche commosso quando sono uscito dalla pedana con quel 25!
Come hai affrontato la finale?
Anche in quel caso mi sono imposto di non ripetere gli errori della finale dell’anno precedente quando dopo cinque piattelli avevo già tre zeri. Ho deciso di ragionare e di affrontare quel passaggio in modo diverso. Mi sono detto: hai raggiunto l’obbiettivo del passaggio di categoria, adesso goditi questa finale!
Paolo Cardinali celebra la vittoria all’intersocietario con la squadra del Tav Roma
Il tuo punteggio di finale è stato un 24: raccontaci quando è maturato lo zero in quella serie e che reazione hai provato.
Lo zero è arrivato poco dopo la metà della serie e il piattello era un centrale alto in quinta pedana. L’ho valutato male: il primo colpo l’ho esploso un po’ sotto per la volontà di velocizzare il tiro e con il secondo ho scavalcato il piattello. Ma l’ho digerito benissimo perché mi sono detto che uno zero ci poteva stare: che in effetti stavo tirando bene e con grande tranquillità. Fra l’altro, essendo io in finale con il dorsale numero tre, avevo davanti a me Gianfranco Capello e Matteo Sertori che avevano centrato l’accesso alla finale con il punteggio superiore al mio, ma avevo sentito strada facendo che loro stavano facendo molti zeri. Intuivo appunto che i primi due della classifica avevano perso il vantaggio che erano riusciti a costruire con le cinque serie di qualificazione. Questo mi suggeriva che probabilmente ero ben collocato per il podio. Ma non ero ancora sicuro di essere riuscito a fare il miglior punteggio insieme a Maurizio Brachi e a Nicholas Antonini come poi invece ho compreso al termine della finale.
Come hai affrontato lo shoot-off quando vi siete ritrovati in tre a quota 140?
Soffro un po’ la visione del piattello prima di affrontare il mio turno. Mi sono imposto di non anticipare il lancio con altri movimenti e mi sono ripetuto che a quel punto, a podio acquisito, tutti i risultati sarebbero stati positivi perché il mio obbiettivo era comunque raggiunto. Essere riuscito a recuperare il punteggio con un 25 dopo quel 19 della mattina significava già aver vinto. Ho ripensato a quel piattello per colpa del quale avevo perso il titolo l’anno precedente e effettivamente mi sono detto che non volevo essere l’eterno secondo. Maurizio Brachi ha sbagliato subito e quindi siamo rimasti Nicholas Antonini ed io. È arrivato un sinistro montante alto in terza pedana e Nicholas lo ha sbagliato lasciandomi il titolo. Fra l’altro Nicholas mi ha confidato poi che quel lancio lo aveva sofferto anche in gara. Aver vinto un duello con Antonini è stato davvero emozionante perché so quanto è solido Nicholas come atleta.
Il podo del Campionato delle Società di Prima categoria di Trap con il Tav Roma al vertice
Ma la stagione non è finita lì: è arrivato il successo all’intersocietario.
Sì, dopo la vittoria al Campionato italiano Francesco D’Aniello mi ha convocato per la squadra del Tav Roma al Campionato delle Società e abbiamo vinto il titolo a squadre. Praticamente, due gare diversissime a breve distanza. La pressione psicologica nella gara a squadre è maggiore. Nella gara individuale sei l’unico responsabile della gara, mentre nella gara a squadre, quando magari vedi che i tuoi compagni stanno sparando bene, avverti l’esigenza di non scivolare in un punteggio meno buono e lì davvero arriva la pressione. Francesco in questo è molto bravo. Grazie alla sua grande esperienza internazionale, prima di ogni serie sa perfettamente come gestire la pressione e ci ha aiutato moltissimo sia in campo che fuori. E mi ha permesso di completare la stagione con un’altra vittoria strepitosa!
Francesco D’Aniello, artefice della vittoria del Tav Roma all’intersocietario, ha creduto fortemente nelle potenzialità agonistiche di Paolo Cardinali