Notte prima degli esami

Il terzo Gran Premio stagionale è stato una sorta di esame di maturità per le atlete e gli atleti del comparto under 21: ecco le impressioni delle Juniores e degli Juniores della Fossa Olimpica e dello Skeet che hanno conquistato la medaglia d’oro

(di Massimiliano Naldoni)

Alla vigilia delle prove di maturità di questa settimana non poteva non esserci una sorta di esame anche per le ragazze e i ragazzi del tiravolismo italiano. Sui banchi del Tav Cieli Aperti, in occasione del terzo Gran Premio del Settore Giovanile, alcune e alcuni under 21 del panorama nazionale hanno davvero meritato un voto molto alto. È il caso di Marika Patera (ritratta nella foto di copertina tra Valentina Dolci e Maria Iovinella) che tra le Juniores della Fossa Olimpica si è aggiudicata la medaglia d’oro componendo il secondo miglior punteggio di qualificazione e poi svettando in finale con 40/50. Ma è anche il caso del suo collega del comparto maschile Luca Chessa che tra gli Juniores era già in vetta alla graduatoria con un solido 120/125 e poi in finale ha dominato con un superbo 48/50. Fuoco e fiamme anche nello Skeet con la campionessa europea delle Juniores Arianna Nember che si è imposta con un brillante 53/60 di una finale un po’ tormentata e soprattutto con Antonio La Volpe che tra gli Juniores della disciplina del Pull e del Mark ha svettato producendo uno stellare quasi en-plein. Ma sentiamo dalle dirette protagoniste e dai diretti protagonisti le impressioni di questo Gran Premio sotto il cielo di Cieli Aperti…

Luca, che giudizio dai di questa tua bella vittoria?

Ho fatto un bel punteggio di qualificazione che è il più alto che ho realizzato in questa stagione. Indica una crescita progressiva durante tutta l’annata perché avevo fatto 112 al Gran Premio di Acquaviva e 116 a Lonato. E nei Gran Premi del Settore Giovanile avevo fatto 116 alla Gioiese e 119 a Umbriaverde: e in quest’ultima gara avevo anche centrato il terzo posto. I miei punteggi quest’anno sono cresciuti anche grazie al lavoro che ho fatto in alcuni raduni: è stato molto utile il raduno di Formia con Carlo Alberto Zandomeneghi che è stato dedicato alla preparazione fisica e poi molto utile anche quello tecnico a Conselice con Daniele Lucidi ed Emanuele Bernasconi. Poi naturalmente alla base di tutto il mio lavoro c’è sempre il lavoro quotidiano e regolare che svolgo con Antonello Campus che è il mio allenatore sulle pedane di Mores.

Luca Chessa al vertice del podio degli Juniores di Trap insieme a Francesco Tanfoglio e Riccardo Mirabile

E nel tuo caso, Marika, c’erano le premesse per questa vittoria?

Intanto, diciamo che vincere fa sempre bene all’autostima. In realtà arrivo da un periodo in cui ho avuto problemi fisici: qualche settimana fa avevo dovuto interrompere gli allenamenti e prima del Gran Premio Fitav di Lonato ero con la febbre e sotto antibiotici. Infatti per il Gran Premio del Concaverde non ero davvero nelle condizioni migliori per scendere in gara, ma ho partecipato ugualmente perché quella partecipazione era nella scaletta delle gare programmate. Dopo Lonato mi sono rimboccata le maniche e ho cercato di dare tutto quello che potevo.

Antonio, considerando il risultato che ti ha permesso di vincere in questo Gran Premio possiamo dire che Cieli Aperti è una delle sedi ideali per il tuo modo di sparare lo Skeet?

Quelli di Cieli Aperti sono campi abbastanza difficili e quindi, non solo la qualificazione, ma anche e soprattutto la finale è stata davvero impegnativa. Non sparavo a Cieli Aperti da un paio di stagioni e mi ricordavo benissimo che è un campo in cui devi presentarti al cento per cento per ottenere il risultato.

Arianna, quella di Cieli Aperti è stata una finale che hai vissuto in maniera un po’ diversa dalle precedenti. Ci racconti com’è andata?

È stata una finale a fasi alternate. I primi quaranta piattelli li ho sparati cercando di mantenere la consueta tranquillità. È accaduto però che al completamento dei quaranta piattelli ho sentito, del tutto involontariamente, i risultati e mi sono resa conto che io ed Eleonora Ruta eravamo pari. A quel punto è scattato qualcosa in me che mi ha fatto impegnare ancora di più rispetto a quello che avevo già fatto nella prima fase della finale. In quel modo sono riuscita a chiudere gli ultimi due giri con 19 centri su 20 ed è stato quel bel punteggio parziale che ovviamente mi ha spedita in vetta alla classifica definitiva.

Arianna Nember al primo posto tra le Juniores di Skeet davanti a Eleonora Ruta e Viola Picciolli

Luca, sei sempre stato molto regolare nelle tue gare, ma a Cieli Aperti in qualificazione c’è un 22 che stona: che cosa è successo in quella serie?

Nella seconda giornata ho sparato presto, alle otto e mezzo, e non riuscivo a vedere i piattelli. Ho fatto tutti e tre gli zeri sui destri. Però probabilmente non è stato soltanto una questione di visibilità. Credo di non essere entrato in pedana con l’attenzione giusta. Infatti anche nel raduno che ho fatto con Lucidi e Bernasconi abbiamo lavorato proprio sulla concentrazione per limitare la tensione all’uscita del piattello. Ma comunque ho saputo reagire bene perché nella serie successiva ho fatto 25.

Marika, proviamo a dare una lettura tecnica generale della tua gara di Cieli Aperti.

Del punteggio di qualificazione che è un 108/125 non vado proprio fiera perché so che posso fare di più, ma poiché in queste ultime settimane c’è stato un momento in cui non mi sono proprio allenata, sono anche contenta di aver fatto abbastanza per entrare in finale e poi per essere riuscita a vincere. Però, ripeto, ho la consapevolezza di quello che so fare e quindi mi dico contenta ma non al cento per cento. Sono certamente contenta del fatto che non sono mai scesa troppo in basso in nessuna delle serie: nelle cinque serie non sono mai andata sotto il 20. Però io aspiro a rispettare almeno la media del 21. Anzi, diciamo pure che la media del 22 è quella che posso rispettare e quindi è quello il traguardo da raggiungere.

Risposta sincera, Luca: ti aspettavi un punteggio di questa portata?

Il 120 in qualificazione era possibile perché appunto ero andato molto vicino anche al Gran Premio di Umbriaverde, ma il 48/50 in finale è stato davvero bello e sorprendente. Sono entrato in finale sereno e sicuro: ed è stata la condizione giusta per fare un bel punteggio.

Arianna, nella tua qualificazione ci sono delle montagne russe: alcune serie impeccabili alternate a qualche momento di incertezza. Come lo spieghi?

Devo dire che io mi sono sentita uguale in tutte le serie: non posso dire di aver avvertito differenze nel mio modo di sparare tra le serie andate bene e quelle andate male. Il problema consiste semmai in un paio di errori in più che nell’economia generale della gara possono rappresentare un fastidio. L’errore più particolare e certamente anche più banale è quello maturato all’8 Mark nella terza serie della prima giornata. Ho visto il piattello che si alzava ma non l’ho seguito con lo sguardo e ho sparato a vuoto, senza aggancio.

 Antonio, è vero che in qualificazione anche nel tuo caso c’è stata una pedana che ti ha creato insospettabilmente dei problemi?

Sì, ho fatto tre zeri alla pedana 1. E proprio nell’ultima serie di qualificazione ho sbagliato due 1 Pull: quindi ho fatto tutto il giro con due zeri sulle spalle già in partenza. Ma sono riuscito a riprendermi e a fare soltanto un altro zero poi alla fine alle doppie alla 4.

Antonio La Volpe al vertice del podio degli Juniores di Skeet con Gioele Carletti e Marco Coco

Marika, cosa rappresenta questo risultato nella prospettiva generale della tua stagione?

È vero che mi sto concentrando di più sui Fitav, però anche le gare del Settore Giovanile mi forniscono un’indicazione importante. È un modo per capire se le cose stanno andando bene, se sto lavorando nel verso giusto: è un modo per capire quali sono i punti deboli su cui lavorare per migliorarmi.

Luca, sei stato autore di una finale bellissima che si è tradotta in un 48/50. Raccontaci questa finale di Cieli Aperti.

Ho fatto gli unici due zeri nei primi quindici lanci e sono arrivato al primo traguardo dei venticinque piattelli con 23. E subito dopo sono riuscito a trovare una concentrazione perfetta. È stata certamente la miglior gara di quest’anno ma anche di tutta la mia carriera.

Antonio, in finale a Cieli Aperti hai collezionato un quasi en-plein, se si considera che hai sbagliato il sessantesimo piattello per comprensibile deconcentrazione: alla vigilia della finale sentivi di poter fornire una prova così alta?

Sono entrato bene in finale: mi sentivo motivato nella maniera giusta. Ultimamente le finali le stavo sparando bene anche in allenamento. Magari qualche zero ci scappava qua e là, ma questa volta mi sentivo davvero carico. Nei primi venti piattelli ho preso subito un buon tempo: vedevo bene i piattelli e riuscivo a controllarli bene. E sinceramente dopo ogni piattello che sparavo mi sentivo un po’ più carico. Ho conservato lo stesso ritmo: sentivo che non mi serviva accelerare, ho proseguito nello stesso modo e il risultato è quello che abbiamo visto.