Marina Militare: un exploit storico alla Coppa dei Campioni
Con Ferdinando Rossi, responsabile tecnico del team della forza di mare, commentano l’evento agonistico di Lonato anche Pierluigi Pescosolido delle Fiamme Oro e Gabriele Bernasconi dei Carabinieri
(di Massimiliano Naldoni)
È stata una gara combattuta ai limiti della perfezione l’edizione 2025 della Coppa dei Campioni di Fossa Olimpica. Dopo la selezione operata dalle tre serie di qualificazione, la Marina Militare del Capo Settore Ferdinando Rossi ha conquistato il trofeo con il punteggio di 141/150 totalizzato da Lorenzo Felici, Alfredo Caloro/Sofia Gori, Alessandro Chianese, Elia Di Famiano, Valentino Curti e Diego Valeri. Agli ordini del Responsabile Pierluigi Pescosolido, è stata invece la formazione delle Fiamme Oro a centrare la conquista della medaglia d’argento: Simone Lorenzo Prosperi, Emanuele Buccolieri, Lorenzo Ferrari, Andrea Vescovi, Matteo Marongiu ed Erminio Frasca hanno totalizzato 140 e hanno preceduto per la miglior sequenza di piattelli colpiti i Carabinieri Massimo Fabbrizi, Daniele Resca, Valerio Grazini, Luca Miotto, Emanuele Marrozzini e Fabio Fiandri guidati dal Responsabile Gabriele Bernasconi. Abbiamo chiesto allora proprio ai responsabili tecnici delle tre formazioni di vertice alcune impressioni sulla recente competizione del Concaverde.
Ferdinando Rossi
Capo Settore Rossi, con quali aspirazioni si è presentata la squadra della Marina Militare alla Coppa dei Campioni 2025?
A una gara si va sempre con le migliori aspettative: certamente con l’ambizione di vincere e comunque di dare il massimo. La squadra è sicuramente un’ottima compagine con cui in questi anni eravamo già riusciti spesso a girare intorno alle posizioni di vertice nella Coppa dei Campioni: è proprio con questo gruppo che nel giro di poche stagioni siamo riusciti a conquistare un quinto posto, un quarto e un sesto in quella gara straordinaria che è appunto la Coppa dei Campioni. Diciamo quindi che il potenziale della squadra c’era già da tempo: occorreva convincersi di poter vincere.
Quand’è allora che in questa Coppa dei Campioni le buone vibrazioni, come si dice nell’era dei social, si sono trasformate nella consapevolezza di poter vincere?
Dobbiamo riconoscere di essere stati bravi perché i ragazzi hanno dato agonisticamente il meglio di sé proprio quando contava: nell’ultima serie. Ed è in quel momento della gara che abbiamo tradotto in vittoria le buone sensazioni. È bello considerare che il punteggio più alto in quell’ultima serie, un 25/25, lo ha totalizzato Lorenzo Felici, giovanissimo neo-tesserato della Marina, e un’altra giovanissima, Sofia Gori, che è subentrata ad Alfredo Caloro a metà gara con un avvicendamento che avevamo concordato, ha contribuito con 24. Non è marginale in questa considerazione che Lorenzo sia figlio d’arte di quel Franco Felici che nel recente Campionato italiano di Trap a Uboldo ha conquistato la medaglia di bronzo tra gli Eccellenza. Quanto alla composizione della squadra, secondo me si verifica un fenomeno bellissimo quando fai lavorare all’interno dello stesso gruppo atleti molto giovani e atleti con più esperienza, perché i più giovani ovviamente attingono dalle maggiori conoscenze degli atleti più esperti e i cosiddetti veterani del gruppo sono motivati a far sempre meglio perché vedono quella volontà di fare il risultato e di mettersi in mostra che è tipica appunto dei più giovani. Non possiamo negare che in gara c’erano molte compagini anche più forti della Marina, ma il regolamento della Coppa dei Campioni, con la ripartenza da zero nell’ultima serie per le prime dodici formazioni qualificate, offre l’opportunità anche di ribaltare i pronostici e il nostro gruppo, con questa miscela di esperienza e giovanile esuberanza ha colto quell’opportunità.
Ferdinando Rossi con la squadra della Marina Militare
Da Consigliere federale come valuta l’impatto di questo regolamento che ha debuttato già nella passata stagione?
Questo regolamento piace moltissimo a tutte le Società: io ho avuto modo di ricevere direttamente la testimonianza del gradimento di questa formula da quasi tutti i rappresentanti delle Società presenti alla Coppa dei Campioni. Il giudizio unanimemente positivo scaturisce dal fatto che è un regolamento che attribuisce davvero ad ogni squadra la possibilità di portare a casa la vittoria. A mio parere la Coppa dei Campioni è una delle più belle competizioni a squadre del nostro calendario e anche quest’anno si è riconfermata una bellissima gara con 74 squadre molto preparate. Anche nei giorni precedenti ho potuto assistere ad esempio a tante belle serie di molte Società: questo mi ha dato la conferma che tutte le squadre in lizza avevano composto compagini di alta qualità e che quindi la Coppa dei Campioni, oltre ad essere una vera festa tiravolistica, sarebbe stata anche una competizione di alto livello agonistico. Per comprendere il grado di agonismo e di tecnica che le formazioni hanno espresso in questa gara basta considerare che fino al diciottesimo piattello della serie finale ben nove squadre erano in corsa per vincere. Poi c’è chi è incappato in alcuni errori proprio nell’ultimissima fase della serie, mentre la Marina ha concluso invece in maniera brillante e ha potuto così conseguire la vittoria.
Lei è stato atleta ed è direttore tecnico della squadra: qual è il ruolo più difficile?
In questa come in altre occasioni ho dato il mio supporto ai ragazzi per tutta la gara e come i responsabili delle 74 squadre presenti al Concaverde ho certamente vissuto la gara con sofferenza. Fra l’altro, per evidenziare l’entusiasmo che la Coppa dei Campioni ha innescato non è superfluo sottolineare che quest’anno c’erano due squadre in più ai nastri di partenza rispetto allo scorso anno. Per tornare alla domanda, è chiaro che in pedana, da atleta, vivi in quella che si definisce trance agonistica perché sei concentrato sull’obiettivo di colpire il piattello. Da responsabile, invece, in effetti ti fai carico di tutte quelle emozioni che stanno vivendo i tuoi sei tiratori.
Questa vittoria è anche il prodotto di accurate scelte sportive da parte della Marina Militare?
È certamente così: questa è una squadra composta in parte da atleti effettivi come Alessandro Chianese e Diego Valeri e da cinque elementi della squadra giovanile. Va dato merito appunto alla Marina di aver investito, sì, sulle prime linee, ma anche nel comparto giovanile, che comprende ad esempio anche Elia Di Famiano e Valentino Curti insieme agli altri già citati, e di queste ottime scelte stiamo raccogliendo i primi frutti. Del resto anche pochi giorni prima della Coppa dei Campioni era stata di nuovo una formazione della Marina composta da Sofia Gori e Diego Valeri a vincere il titolo italiano di Mixed Team. Un’altra riprova che la sinergia tra atleti effettivi ed elementi della squadra giovanile è assolutamente vincente.
Pierluigi Pescosolido
Coach Pescosolido, che bilancio traccia della Coppa dei Campioni 2025?
L’attuale regolamento della Coppa dei Campioni prevede che la vittoria sia assegnata sulla base della serie finale: si tratta quindi in realtà di una gara con una finale secca. Poiché di questo si tratta, è chiaro che la Marina Militare è la squadra che ha interpretato meglio la gara. Sono riusciti a commettere il minor numero di errori in quella serie finale che conta per il titolo e mi complimento quindi con loro per l’impresa che hanno compiuto. All’interno di questo ragionamento potremmo dire che ci sono squadre, come nel nostro caso, che sulla carta già in partenza sono certamente nelle condizioni tecnico-agonistiche di entrare nelle dodici qualificate per la finale, mentre ci sono altre formazioni per le quali anche soltanto la qualificazione al gruppo delle dodici squadre più forti può rappresentare un traguardo importante. Anche se poi sappiamo che questo regolamento permette a quel punto a tutte le dodici squadre di poter tentare la conquista del trofeo. Certamente per le squadre come le Fiamme Oro che hanno i requisiti per vincere, la serie finale diviene il momento centrale di questa gara e anche il minimo errore ovviamente può trasformare il panorama.
Pierluigi Pescosolido con la squadra delle Fiamme Oro
C’è ad esempio una situazione curiosa che in effetti ha prodotto una flessione nel nostro risultato della finale e ha quindi pesato fortemente sull’esito della gara: in finale ci sono stati sei zeri dei nostri atleti su piattelli centrali e questa stessa evidenza in qualificazione non si era mai verificata. D’altronde, però, analizzando il nostro risultato in qualificazione e in finale, si vede che ciascuno degli atleti ha svolto il suo compito in maniera impeccabile: non ci sono cali evidenti di rendimento a livello individuale. Come abbiamo detto, la gara ruota intorno alla finale secca e vince quindi la squadra che interpreta meglio quella finale. Ma al di là di tutte le analisi che si possono proporre, il nostro punteggio è un gran risultato tecnico e il secondo posto è un piazzamento di grande prestigio.
Gabriele Bernasconi
Coach Bernasconi, qual è il suo giudizio della prestazione dei Carabinieri alla Coppa dei Campioni a qualche giorno dall’evento?
Per sintetizzare dal punto di vista della nostra squadra: quando c’è la medaglia, la prova risulta sempre positiva. Considerando la gara a livello strettamente tecnico, occorre dire che chi ha lunga esperienza di attività agonistica aveva certamente capito che la finale si sarebbe giocata su un piattello o al massimo due di scarto. E infatti così è stato. Il Concaverde è sempre un impianto con requisiti tecnici ai massimi livelli che in presenza di alcune condizioni specifiche, come ad esempio il vento che soffiava imprimendo una maggiore velocità in allontanamento dei piattelli e con alcuni lanci molto bassi, sottopone gli atleti a notevoli difficoltà tecniche. Di nuovo chi ha esperienza sa bene che in una situazione di quel tipo può accadere che si producano magari tre o quattro zeri nel giro di un minuto e quel fenomeno è sempre il punto-chiave per restare sul podio o per uscirne. Perché se accade che ad uno zero se ne affiancano in sequenza subito altri due da parte di altri atleti, ci vuole davvero un attimo per buttare letteralmente la gara. Se invece, all’insorgenza di uno zero, il tiratore successivo riflette con freddezza, si rende conto che è importante colpire anche magari facendo appello ad una seconda canna, allora tutta la squadra, per così dire, respira e si procede. Questo è quello che siamo riusciti a fare: ad ogni zero, perché in ogni gara lo zero qua e là inevitabilmente arriva, i ragazzi sono riusciti ad impattare bene e il risultato è stato ottimo. Del resto ai ragazzi ho detto fin dall’inizio che era necessario che dessero tutto il meglio in finale: ci hanno messo il cuore, come si richiede ad ogni atleta, e abbiamo ottenuto un ottimo risultato con la medaglia di bronzo a pari con la seconda squadra classificata e ad un piattello dalla prima.
Gabriele Bernasconi con la squadra dei Carabinieri
La formula di gara della Coppa dei Campioni, che è molto bella e appassionante, in finale impedisce all’atleta di verificare in ogni momento la propria situazione perché il confronto ovviamente si snoda in dodici campi diversi: non è come la finale individuale che si svolge nello stesso campo e quindi l’atleta può visualizzare in ogni momento la propria posizione e il punteggio di tutti. Proprio per questa impossibilità di visualizzare in ogni momento la situazione generale della gara, è ancora più importante che l’atleta sappia esprimersi al massimo in quell’ultima serie. Tutti i miei ragazzi hanno dato davvero una risposta esemplare e quello ha determinato la conquista del podio. A livello agonistico e soprattutto spettacolare sarebbe interessante che nella finale in ogni campo apparisse sui tabelloni la situazione complessiva di tutte le squadre in gara per permettere appunto agli atleti e ai loro tecnici di visualizzare immediatamente la situazione aggiornata in real-time e valutare quindi l’impatto di ogni piattello colpito, o dell’eventuale zero, sull’andamento generale.
Foto: Alessia Tonizzo