GABRIELE NANNI: IL PARATRAP È UN GRANDE ORIZZONTE

L’atleta emiliano che ha conquistato il titolo continentale di Para Trap nella qualifica PT-3 parla delle sue aspirazioni per il futuro e rivela di vivere sempre con grandissima emozione tutti gli appuntamenti internazionali   (di Massimiliano Naldoni)

Chi ha detto che i grandi campioni dello sport sono tali perché sono impermeabili alle emozioni? Gabriele Nanni, che al recente Campionato d’Europa di Para Trap ha conquistato la medaglia d’oro nella qualifica PT-3, confessa che ogni scadenza importante del calendario genera in lui una vera e propria tempesta di emozioni. Ma è proprio quel turbinio di sensazioni (le “good vibes”: direbbero gli assidui frequentatori dei social) che costituisce la grande spinta per la prestazione agonistica. Sentiamo allora, dalle parole dirette dell’interessato, come interpreta lo sport il campione di Sala Bolognese.

Gabriele, è vero dunque che l’emozione, nel suo significato più distillato, è una componente utile per l’agonismo?

Diciamo che nel mio caso è una componente inseparabile dell’attività agoinistica. Ad esempio, non posso negare che in occasione della finale dell’Europeo del Concaverde ho accusato davvero molto la pressione emotiva dell’evento, nonostante che avessi preparato con molta cura quella gara e fossi arrivato nelle condizioni tecniche migliori. Mi si potrebbe far notare che non era neppure la prima gara internazionale che affrontavo, ma certamente tutte le opportunità in palio in quell’occasione hanno concorso a creare un’atmosfera di pressione psicologica. Ci tenevo molto a far bene, perché un bel risultato all’Europeo, oltre al titolo immediato oppure comunque ad una medaglia importante, avrebbe significato anche la convocazione per il Mondiale di Al Ain. Tutto questo mi ha creato una forte tensione e posso dire che ha anche inciso un po’ sul rendimento agonistico perché il punteggio complessivo dell’Europeo è stato un po’ al di sotto degli standard che ho rispettato in questi ultimi anni. Volevo certamente far bella figura nella gara del Concaverde e, come si sa, quando si avverte l’importanza di un evento e in quell’evento si vuol fare bella figura, non si affronta una gara nella condizione migliore. Aggiungiamo poi che il Concaverde, con la sua storia di impianto che ha laureato e continua a laureare i massimi campioni mondiali del tiro a volo, è una sede che emoziona sempre.

Quando è iniziata la grande passione per il tiro a volo di Gabriele Nanni?

Ho iniziato a praticare il tiro a volo nel Settore Giovanile nel 2007 quando avevo quattordici anni. Ma soltanto un anno dopo in un incidente stradale ho subito la frattura dell’omero. In quel momento non ho accusato il problema perché ero molto giovane e a pochi mesi dall’incidente tutto sembrava superato. Infatti poi ho continuato a fare attività nel Settore Giovanile fino ai venti anni. A quel punto però ho interrotto l’attività per motivi di lavoro nonostante che nel frattempo fossi riuscito a diventare un Prima categoria. Negli anni successivi effettivamente i problemi al braccio si sono accentuati: ho perso la sensibilità e la forza dei muscoli del braccio e ho dovuto fare un altro intervento. E questa era la situazione nel 2019 quando ho ripreso l’attività nel Para Trap. In quell’anno sono tornato a sparare come Terza categoria e nel giro di due stagioni sono riuscito a riconquistare la mia qualifica di Prima categoria.

È convinzione condivisa da molti atleti e da molti tecnici che proprio in queste ultime stagioni il livello tecnico del Para Trap sia cresciuto molto. Sei dello stesso avviso?

Concordo in pieno. Anche considerando soltanto il periodo che va dall’inizio dell’anno scorso, che è il momento in cui ho iniziato a fare le prime gare internazionali, alla fine di questa stagione ho notato una forte crescita del livello generale. E fra l’altro è una crescita di livello che riguarda sia i punteggi di qualificazione e di accesso alle semifinali che quelli espressi poi appunto nelle finali. C’è stato un miglioramento tangibile e costante di moltissimi atleti del circuito, quindi questo ci spiega che nei prossimi anni non sarà più sufficiente conservare il proprio livello, se anche si è arrivati a un buon grado di agonismo, ma si dovrà mirare a crescere e progredire. Insomma, si dovrà lavorare bene e lavorare sodo. E se anche ciascuno di noi sa che ha già sempre messo il massimo impegno, occorrerà provare a metterci qualcosa in più.

Gabriele, il tuo obbiettivo immediato era il Campionato del Mondo di Al Ain. E quello meno immediato?

È certamente quello di riuscire a partecipare alle Paralimpiadi. Spero di poter arrivare al 2028 nella condizione giusta per ottenere la convocazione. L’età è dalla mia parte: ci sono le condizioni per poter approdare a quel traguardo con la corretta preparazione e soprattutto con la dose necessaria di esperienza.

La tua parabola sportiva è esemplare e può convincere gli atleti molto giovani con disabilità che il tiro a volo è una pratica sportiva accessibile.

Sì, effettivamente la mia parabola di atleta è effettivamente esemplare. Perché io ho affrontato anche proprio la fase giovanile della mia vita agonistica nel tiro a volo già con una situazione di disabilità. Fra l’altro a quel tempo non c’erano ancora metodi di classificazione che consentissero a dei ragazzi di poter accedere al Para Trap e lo stesso Para Trap non era sviluppato come avviene oggi grazie all’impegno promosso dalla Federazione in questi anni più recenti. Oggi un ragazzo del Settore Giovanile con disabilità oppure un paratleta molto giovane che si sia rivolto invece in precedenza ad altri sport possono avvicinarsi al Para Trap e ottenere una classificazione per praticare subito il tiro a volo. Anzi, auspichiamo tutti che questo accada sempre più frequentemente perché contribuirebbe ad ampliare il gruppo degli atleti paralimpici del nostro sport. Posso dire che io sono stato avvantaggiato rispetto ad altri atleti perché in pratica ho iniziato a praticare il tiro a volo già con una situazione di disabilità al mio braccio e in giovane età si ha naturalmente una grande capacità di adattamento e di contenimento i problemi. Capisco che sia più elevata la difficoltà di avvicinarsi di nuovo allo sport per una persona che si trovi improvvisamente ad affrontare i postumi di un incidente invalidante dopo che magari ha praticato il tiro a volo già da una decina d’anni. Va anche detto che il nostro sport non è uno dei più facili e soprattutto non contempla quell’immediatezza della pratica che caratterizza altre discipline. Posso assicurare però che la forza di volontà nel tiro a volo produce risultati incredibili. So che, visto dall’esterno, può apparire molto difficile conseguire dei risultati nel tiro a volo, ma in questa sede mi sento davvero di rivelare un fenomeno importante a qualunque paratleta che stia accarezzando il sogno di cimentarsi nel nostro sport: il Para Trap è innanzitutto una grande famiglia e in queste poche stagioni in cui ho svolto l’attività internazionale ho anche avuto l’opportunità di stringere tante nuove e sincere amicizie. Quindi sono convintissimo che già questo dato rappresenti un invito straordinario ad avvicinarsi al nostro mondo. Quanto ai risultati, come dicevo prima: se c’è una potente volontà, anche quelli arriveranno!