Fuoco & Fiamme d’Oro
Il coach-atleta Andrea Filippetti e la neo-tricolore Sara Bongini commentano le vittorie conseguite dalla formazione della Polizia di Stato nel Campionato italiano invernale di Skeet
(di Massimiliano Naldoni)
Sara sarà. No, anzi: Sara è. Perché proprio il presente di Sara Bongini parla di un doppio titolo conquistato dall’atleta fiorentina nel Campionato italiano invernale di Skeet che si è disputato in questo weekend al Tav Laterina. Agli ordini del coach-atleta Andrea Filippetti, la formazione della Polizia di Stato ha infatti centrato una brillante vittoria a squadre con 551/600 davanti ai padroni di casa di Laterina. E in quella vittoria ha avuto un ruolo di primo piano il pregiato 96/100 assemblato da Sara Bongini che ha anche centrato il titolo individuale delle Ladies.
Andrea, da atleta e da coach, come giudichi questo Invernale?
Sono contentissimo del titolo conquistato e del risultato tecnico: ho visto i ragazzi e le ragazze impegnarsi al massimo in questi due giorni di gara. Due giorni anche molto diversi: ieri tempo bello, oggi vento forte e freddo intenso. Gara impegnativa, quindi, ma un buon momento di check delle forze in campo per pianificare gli allenamenti e per organizzare le prossime gare. Bello il risultato dei due atleti del Settore Giovanile Michele Manzella e Giuseppe Landolfi che appunto hanno contribuito alla conquista del titolo e bella la prova di Damiana Paolacci. Davvero di grandissimo livello il risultato dell’Eccellenza Alessio Levato, ma anche per Sara Bongini un ottimo punteggio. A Sara mi sento di dire: davvero brava. Poi c’è il mio 90 che ha contribuito in qualche modo al punteggio collettivo…
A proposito di Andrea Filippetti atleta: sei stato omogeneo nella prima giornata con due 23, ma hai invece fatto un percorso da montagne russe nella giornata conclusiva con un 19 e un 25. Che cosa è successo?
Per fronteggiare il freddo, nella prima serie di oggi ho indossato una maglia che non mi permetteva di avere un’imbracciata fluida e precisa. Rimanevo con la testa troppo alta e specialmente con il vento teso era veramente difficile eseguire il gesto e allinearsi ai piattelli. Nella seconda serie, invece, ho indossato la maglia giusta.
Sara, sei arrivata con la convinzione di fare una gara di questo livello o i programmi erano altri?
No, in realtà ho detto: faccio la mia gara. Come va, va. L’ho intesa come un’occasione per lavorare su alcuni aspetti tecnici e non pensavo neppure di vincere. Per aspetti tecnici intendo il lavoro che sto conducendo sul nuovo fucile, con cui sparo da poche settimane, ma anche l’atteggiamento di gara: c’era l’esigenza di verificare l’approccio alla serie. All’Interforze a Roma, che è stato proprio il debutto agonistico della stagione, mi sono attestata su livelli certamente più bassi rispetto ad oggi proprio perché tutto questo lavoro era appunto proprio all’inizio.
Ci stava bene una finale di ulteriore verifica?
Senz’altro avrebbe permesso di fare un altro passo avanti con il lavoro, ma il 96/100 va bene così.
E se ci fosse stata la quinta serie, come avverrà poi nei Gran Premi e nell’attività internazionale, oggi sarebbe stato un altro 25 come la quarta?
Non lo so proprio perché ogni serie è una storia a sé. Avrebbe potuto essere un altro 25 o magari invece perfino un 20. Però, diciamo che ero in giornata: sì, forse avrebbe potuto essere un’altra buona serie.