Francesca Ambruoso e Fabrizio Ceci: la scienza in pedana

Il Centro di Preparazione Olimpica di Formia è stato nelle recenti settimane il teatro del debutto di una nuova metodologia di preparazione atletica condotta dai due collaboratori dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport

Nelle scorse settimane è stata inaugurata una nuova metodologia di preparazione atletica per alcune delle PO e alcuni dei PO delle discipline olimpiche del tiro a volo. Sotto lo sguardo attento di Fabio Partigiani, Preparatore atletico delle Nazionali, in queste settimane atlete e atleti della selezione azzurra hanno incontrato a Formia Fabrizio Ceci e Francesca Ambruoso, collaboratori dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport, per intraprendere questo nuovo percorso. Abbiamo chiesto proprio al dottor Ceci e alla dottoressa Ambruoso di spiegarci più dettagliatamente in cosa consiste questa nuova metodologia. Nelle foto che corredano questa intervista le atlete e gli atleti della Nazionale sono al lavoro con gli specialisti dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport.

Dottor Ceci, che genere di lavoro state svolgendo nei Centri di Preparazione Olimpica con le atlete e gli atleti della Nazionale di Fossa Olimpica e di Skeet?

La dottoressa Ambruoso ed io siamo collaboratori dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport e ci occupiamo dell’area di metodologia dell’allenamento che sta collaborando con la Federazione Italiana Tiro a Volo. Su proposta del Preparatore atletico Fabio Partigiani, e proprio di concerto con lui, abbiamo stabilito una serie di test conoscitivi di atlete e atleti: sono test generici e aspecifici che ci permettono però di avere un’idea abbastanza precisa del tipo di atleta che abbiamo di fronte. Dopo aver approfondito la conoscenza della situazione dell’atleta, l’obbiettivo è affinare la proposta valutativa in maniera sempre più specifica proprio per arrivare al focus della disciplina del tiro a volo. Per adesso abbiamo appunto proposto una batteria di test che ha la funzione di valutare il grado di coordinazione, di mobilità articolare e di forza del core: cioè della parte centrale dell’individuo. Il valore del test viene attribuito dall’esecutore in relazione a quello che il valutatore stesso riesce a percepire mediante una serie di scale graduate contenute dagli strumenti valutativi.

Ci sono già dei risultati di questi test su cui state lavorando?

I test condotti recentemente sono andati molto bene e adesso ci stiamo attrezzando per definirli in maniera sempre più precisa e specifica. Nell’ultimo raduno di Formia abbiamo anche proposto alle atlete e agli atleti un sistema di valutazione e di monitoraggio dell’articolazione della spalla. È un sistema accurato che valutando la forza dei rotatori interni e dei rotatori esterni, degli abduttori e degli adduttori stabilisce una serie di parametri normativi per capire in che situazione si trova l’articolazione in quel preciso momento.

Dottoressa Ambruoso, il contatto del vostro team con il mondo del tiro a volo è relativamente recente?

Ci sono già stati dei contatti negli anni precedenti, adesso però vogliamo approfondire il lavoro con le atlete e gli atleti del tiro a volo dal punto di vista fisico. Per noi è molto importante condividere il progetto e i risultati sia con Fabio Partigiani che con Marco Conti e valutare insieme i processi e i passaggi del percorso.

Dottor Ceci, il vostro lavoro andrà ad intervenire sulla condizione fisica di ogni atleta?

Noi abbiamo a che fare con atlete e atleti altamente vincenti nelle vostre discipline tiravolistiche, quindi la difficoltà del nostro approccio è proprio comprendere quale sia la condizione fisica che privilegia lo sport del tiro a volo. Il traguardo che ci poniamo è quello di lavorare con grande umiltà nei confronti delle atlete e degli atleti e, anzi, per rispondere alla domanda, di evitare di andare a modificare l’attuale equilibrio in senso fisico-atletico perché siamo anche in una fase delicatissima che dista temporalmente soltanto pochi mesi dalle Olimpiadi. Andare a toccare qualcosa in questa fase può voler dire condurre l’atleta a degli squilibri che non ci sogneremmo mai di proporre. L’obbiettivo prioritario del lavoro che stiamo facendo con Fabio Partigiani, che peraltro è uno storico Preparatore atletico con competenze specifiche molto estese, è semplicemente quello di conoscere meglio come funzionano questi atleti e queste atlete e semmai far svolgere loro il ruolo di punta di piramide per poi far cadere a cascata tutta una serie di informazioni e di esercitazioni qualitative su tutto il movimento tiravolistico.

Dottoressa Ambruoso, dall’esterno qualche volta si rimprovera al tiro a volo di essere in certo modo uno sport “senza sudore”. Questo però è smentito dal lavoro che atlete e atleti conducono con voi.

Sì, perché anche il tiro a volo esige una preparazione in cui si fa certamente sforzo. Anzi: richiede tanta preparazione atletica. E per quanto possa sembrare anomalo per alcuni le discipline del tiro a volo richiedono una preparazione atletica anche molto accurata.

Che novità ci trasmetteranno i risultati dei test a cui state sottoponendo atlete e atleti del tiro a volo?

La batteria di test che abbiamo proposto e condiviso con Fabio Partigiani va proprio a indagare la qualità del movimento in questo preciso momento storico di ogni atleta. Sono quindi test che permettono di fare una fotografia del modo in cui l’atleta è in quella fase precisa della sua stagione sportiva: come agisce e qual è la qualità del suo gesto motorio.

Dottor Ceci, qual è il prossimo step del vostro lavoro?

Il prossimo lavoro che ci stiamo accingendo a fare è quello di confezionare delle schede informative che potrebbero integrarsi con quelle che Fabio Partigiani ha già compilato nel tempo: questo potrebbe permettere di ottimizzare ulteriormente qualche altro piccolo dettaglio che è emerso appunto con questi test che del resto abbiamo già proposto recentemente con successo anche a tante altre Nazionali di altri sport.

In tema di preparazione atletica ci sono analogie immediate tra il tiro a volo e altri sport?

 Un’analogia diretta è certamente quella con gli arcieri. Nel tiro con l’arco ci sono condizioni simili a quelle del tiro a volo, anche se non uguali. L’arciere ad esempio ha delle esigenze maggiori di tensione rispetto a quello che invece si richiede a un tiratore di piattello. Ma l’aspetto relativo alla postura, all’equilibrio e alla grande capacità coordinativa, oltre al tiro con l’arco che abbiamo nominato adesso, è trasversale anche a tanti altri sport. Del resto in questo senso il lavoro che stiamo facendo con Partigiani è un’esperienza interessante anche per noi. Fabio ci sta fornendo ottimi consigli che potranno essere applicati anche altrove in ambito sportivo e noi naturalmente speriamo di fornire al tiro a volo delle chiavi di lavoro qualitativamente elevate.

Nel lavoro che state conducendo c’è qualcosa che può risultare utile anche al praticante che non fa attività agonistica di vertice?

 Le atlete e gli atleti di punta, nel vostro sport ma anche in altri, sono tutte e tutti molto particolari. La difficoltà di lavorare con le superatlete e con i superatleti è proprio che loro hanno un talento che spesso va a sopperire ad alcune macrolacune che un valutatore inesperto potrebbe considerare negative e su cui potrebbe perfino essere tentato di intervenire, provocando peraltro chissà quali danni. Detto questo, la preparazione fisica di base che Fabio Partigiani propone, se magari integrata con quella che è la nostra esperienza frattanto maturata in ambiti anche molto diversi, può rivelarsi un canovaccio molto utile per qualsiasi atleta del tiro a volo. Che si stia parlando dell’alimentazione o del controllo psico-motorio, del rafforzamento di quelle strutture fisiche particolarmente sensibili alla disciplina del tiro a volo oppure dello stato di fitness generale: quale che sia l’argomento, insomma, vale la regola che un atleta di qualunque livello, e qui nello specifico: un tiratore, se è in forma sarà sempre più efficace e più longevo. E questo vale anche se la sua carriera è amatoriale.