Euforia da piattello

Il Campionato delle Nuove Leve ha rivelato il talento dell’Allieva Sara D’Urbano e dell’Allievo Giorgio Arici: andiamo a scoprire le emozioni di questi nuovi protagonisti della pedana

(di Massimiliano Naldoni)

La fase finale del Campionato di Fossa Olimpica delle Nuove Leve che si è celebrato al Tav Roma (nell’immagine di copertina è descritto proprio un momento della sfilata conclusiva dell’evento) ha certamente rivelato talenti nuovi del panorama tiravolistico e l’Allieva romana Sara D’Urbano e l’Allievo bresciano Giorgio Arici sono indiscutibilmente tra quelli. La quasi diciassettenne di Arsoli ha totalizzato un brillante 19/25 e quel risultato ha rappresentato una piacevole e totalmente inattesa sorpresa perfino proprio anche per la sua autrice.

“Onestamente non mi aspettavo un risultato così – confessa Sara D’Urbano – nonostante che, nelle fasi di avvicinamento alla gara, abbia fatto molto allenamento con il mio Istruttore Arturo Di Giovanni: non pensavo però davvero di arrivare a questo livello! Il punteggio di 19 rappresenta allo stato attuale anche il mio record personale. Alla qualificazione regionale in realtà avevo colpito soltanto cinque piattelli, ma subito dopo mi sono impegnata e mi sono allenata con regolarità per ottenere questo risultato. In tutte le settimane, fino dal momento dell’adesione al Progetto, ho fatto qualche lezione supplementare e addirittura nella settimana prima della gara mi sono allenata tutti i giorni.”

Sara D’Urbano al vertice del podio delle Allieve al Campionato delle Nuove Leve

Iscritta al terzo anno dell’Istituto Tecnico Commerciale Enrico Fermi di Tivoli, Sara D’Urbano vanta interessanti trascorsi sportivi tra il nuoto e la danza e un significativo impegno degli anni recenti con una compagnia di teatro della sua città. Ma il tiro a volo sembra davvero aver fatto breccia negli interessi di questa Allieva sedicenne.

“Avevo iniziato a coltivare l’hobby del teatro un po’ prima del Covid, ma adesso sono consapevole che il grande interesse per il tiro a volo ridurrà un po’ le mie presenze sulle tavole del palcoscenico. Si tratta però di un accantonamento momentaneo, non di un abbandono!”

“Il mio nonno sparava e il mio papà è sempre stato amante delle attività del tiro, – spiega Sara D’Urbano – ma in realtà la rivelazione vera c’è stata quando la mia professoressa di Scienze Motorie ci ha presentato il programma che consisteva in nove incontri con gli istruttori del tiro a volo. Un bel gruppo della mia classe ha aderito al progetto: abbiamo sperimentato il tiro a volo e ci siamo appassionati un po’ tutti. Io appunto ho addirittura continuato ad andare ad allenarmi anche oltre le ore previste dal progetto proprio per incentivare la qualità. Quanto al 19/25 che ho totalizzato in gara, devo dire che con Arturo Di Giovanni avevamo lavorato proprio sul concetto di evitare la concentrazione degli zeri in uno dei segmenti della serie perché sarebbe stato dannoso per la gestione anzitutto psicologica della gara. Sono consapevole che quegli zeri che sono maturati sono una responsabilità mia: magari non ho aspettato il tempo giusto per chiamare il piattello oppure involontariamente ho dato uno sguardo al tabellone e mi sono un po’ distratta. Insomma, si tratta di conseguenze dell’emozione più che di errori tecnici. E credo che in questa fase sia un fenomeno anche comprensibile!”

Un certo stupore per la qualità del risultato l’ha confessata anche Giorgio Arici: sedicenne di Bedizzole che frequenta il terzo anno nell’area Chimica e Biotecnologia dell’Istituto Tecnico Cerebotani di Lonato del Garda

“Ho totalizzato 16/25 alla qualificazione regionale e 20 alla finale nazionale – racconta l’Allievo bresciano – e si tratta senz’altro di ottimi risultati, ma devo ammettere che fino dal primo approccio con il tiro a volo ero riuscito a collezionare punteggi molto interessanti: a febbraio in occasione della prima volta in cui mi sono cimentato nel tiro a volo ho fatto addirittura 18/25. Allora erano con me Valter Possali, Zdenka Ratek e Sara Fanciullacci e la professoressa Roma e il professor Bandera e tutti si sono complimentati con me per quel risultato.”

Giorgio Arici al vertice del podio degli Allievi

“Quando ho avuto la possibilità di aderire al Progetto Care – spiega Giorgio Arici – avevo già sviluppato la passione per le attività del tiro e quindi avevo fatto qualche esperienza nell’airsoft e nel tiro dinamico. Il tiro a volo, però, mi ha aiutato molto ad aumentare le mie capacità di concentrazione in questi ultimi mesi e infatti anche il risultato ottenuto nella gara nazionale è dovuto ad un mio maggiore livello di attenzione. Mi sono certamente stupito per quel risultato anche se quando sono sceso in pedana mi sentivo abbastanza tranquillo. Quello che mi ha creato qualche problema è stata la distanza dal phonopull: dall’alto del mio metro e novanta di statura ho dovuto modulare correttamente la voce per produrre la partenza del piattello e qualche errore è scaturito da questo inconveniente. Nello shoot-off un po’ di emozione effettivamente l’ho sperimentata perché il mio rivale William è arrivato in pedana con un fucile personalizzato e mi è apparso come un tiratore decisamente più navigato di quanto non fossi io. Poi William ha sparato per primo e ha sbagliato e io ho sparato sul risultato acquisito e probabilmente questo mi ha avvantaggiato per riuscire a vincere. In passato ho fatto cinque anni di nuoto e due di judo, ma certamente nel tiro a volo, che pratico in realtà soltanto da qualche mese, ho già ottenuto soddisfazioni più intense e in tempi più brevi di quanto non sia accaduto nelle altre esperienze sportive.”

Non ha dubbi Francesco D’Aniello sulla portata dell’iniziativa.

“Mi piace utilizzare questa tribuna che mi viene offerta – spiega il club manager del Tav Roma – per rivelare un dettaglio che considero molto importante. Al termine della gara, infatti, mentre ci stavamo congedando ho detto a Paolo Fiori: oggi qui a Roma abbiamo scritto la storia! Era ovviamente la prima volta che questa manifestazione veniva organizzata e il fatto che si sia svolta al Tav Roma è stato per me e per tutta la nostra struttura un grande privilegio. Non sapevamo come poteva andare, ma in realtà abbiamo ricevuto attestazioni di grande soddisfazione dalle ragazze e dai ragazzi, dai professori, dai tecnici e dai dirigenti federali di molte regioni. L’aspetto più bello è stato certamente la soddisfazione dei ragazzi e delle ragazze: nei loro volti si leggeva soltanto puro divertimento. Perché è stata una giornata completamente nuova per la stragrande maggioranza di loro.”

L’intervento di Francesco D’Aniello nel corso della cerimonia di premiazione

“Il valore di una manifestazione di questo genere – dichiara ancora l’argento di Pechino 2008 –  è molteplice perché si tratta certamente di un modo di far conoscere il nostro sport ma è anche un modo per far conoscere le nostre strutture come appunto è accaduto nei confronti del Tav Roma. Prima dell’episodio conclusivo del Progetto queste  ragazze e questi ragazzi avevano frequentato magari soltanto alcuni impianti delle loro località di provenienza e qui invece hanno già sperimentato il brivido della competizione in una struttura che ha una sua tradizione nazionale e internazionale.”

“Con alcuni ragazze e alcune ragazze abbiamo fatto dei corsi supplementari: è il caso di Sara D’Urbano che si è dedicata veramente con grande dedizione in queste ultime settimane all’attività di pedana. Effettivamente avevamo visto che Sara era portata per il tiro a volo: lei a sua volta ci ha creduto perché sperimentava tangibilmente che giorno per giorno migliorava e alla fine ha totalizzato 19/25 a un colpo solo. L’ultimo giorno di allenamento era tutta entusiasta perché aveva fatto 16, ma in gara, appunto, è riuscita a totalizzare un punteggio addirittura ancora migliore! E del resto ci sono altri tre o quattro ragazzi che promettono. A loro ho detto: adesso dovete concludere l’anno scolastico e dedicarvi allo studio, ma appena finita la scuola gradirei davvero vedervi in pedana perché in alcuni di loro c’è davvero della predisposizione e non va davvero sprecata questa opportunità.”

“Il progetto è da ripetere e moltiplicare – conclude Francesco D’Aniello – ed è da mettere in agenda come appuntamento fisso. Assicura un risultato maggiore del Porte Aperte che è peraltro un’iniziativa interessante e lodevole. Ma Porte Aperte è un modo per far conoscere il tiro a volo: si sintetizza in una giornata. Qui, invece, parliamo di un lungo periodo di alcuni mesi in cui i ragaazzi approfondiscono la conoscenza del tiro a volo e possono davvero percepire il loro interesse per questo sport. La cosa bella che ha detto Paolo Fiori nella cerimonia di premiazione è che lui stesso si è assunto l’impegno di riportare fedelmente in Consiglio Federale quello che abbiamo vissuto in questa giornata perché occorre davvero esaltarlo e scolpirlo letteralmente nel marmo!”