Davide Carlucci: in tricolore verso il futuro

A quarantotto anni il “pugliese di Padova” si è laureato campione italiano di Terza categoria nella Fossa Olimpica e affronta il 2024 nella divisione superiore con determinazione, entusiasmo ma anche con la realistica consapevolezza di dover lavorare sodo per ottenere nuovi e più gratificanti risultati

(di Massimiliano Naldoni)

Risponde al nome di Davide Carlucci l’atleta che la stagione 2023 ha laureato campione italiano di Fossa Olimpica di Terza categoria. Nato quarantotto anni fa a Brindisi e trasferitosi intorno ai vent’anni nell’area di Padova per ragioni di lavoro, Carlucci, che oggi vive a San Giorgio delle Pertiche e in realtà calca le pedane da meno di un decennio, con la conquista dello scudetto 2023 di Terza categoria sulle pedane del Tav Spinella ha sicuramente acceso i riflettori su di sé. E adesso questo determinato neo-Seconda tesserato al Giorgio Rosatti di Ponso, pur con una visione molto pragmatica della sua situazione agonistica, ha imparato a vincere e sembra davvero che voglia replicare a lungo l’esperienza.

Davide, possiamo senz’altro dire che il 2023 che abbiamo appena messo in archivio è stata la tua stagione in assoluto più brillante?

Certamente! Quella passata è stata la migliore annata agonistica della mia carriera e questo è accaduto soprattutto perché sono stato più assiduo nell’attività. Ho fatto il Campionato regionale estivo in Veneto: ho gareggiato in tutte e quattro le prove e ho vinto lo scudetto regionale di Terza. A quel punto ho coltivato l’idea di andare a fare il Campionato italiano a Spinella: è vero che si parlava di una gara a novecento chilometri dalla mia sede di residenza, ma io sono nato e cresciuto proprio a Brindisi e il campo di Spinella lo conoscevo bene e mi stimolava molto appunto la possibilità di sparare “in casa”. Ho vissuto appunto a Brindisi fino a ventidue anni, poi dopo l’anno del servizio militare mi sono trasferito per lavoro a Padova. All’inizio operavo come agente immobiliare ma adesso da più di venti anni lavoro per un’azienda metalmeccanica nel settore acquisti.

Il podio del Campionato italiano di Trap di Terza categoria con Davide Carlucci al vertice davanti a Daniele Fedeli e Alessandro Palladino

E il tiro a volo è entrato nella tua vita in tempi relativamente recenti.

Sì, in realtà ho iniziato a sparare quando già vivevo in Veneto. Ad esser sincero definisco sempre un errore la mia scelta di aver iniziato a praticare il tiro a volo molto tardi: ho iniziato nell’estate del 2017 a più di quaranta anni. Nei primi tre o quattro anni poi non facevo neppure gare: con il tempo, invece, gli amici di Ponso hanno iniziato a coinvolgermi e mi hanno convinto a fare il Campionato regionale. E progressivamente la situazione si è capovolta nel senso che ormai da alcune stagioni faccio soltanto gare e svolgo l’allenamento appunto nelle competizioni. In effetti il tiro a volo lo conoscevo anche prima, ma non mi ero mai avventurato: poi una volta, grazie all’iniziativa Neofitav, l’ho sperimentato a Montebello ed è stata la svolta. Il primo anno sono stato tesserato al Nibbio a Nove e adesso da tre anni sono tesserato al Giorgio Rosatti che è un club in cui mi trovo benissimo e che risponde perfettamente a quelle che sono le mie attuali esigenze di agonista.

Quindi è con quell’esperienza al Campionato regionale di qualche stagione fa che è iniziata la grande avventura con il tiro a volo a livello agonistico?

In effetti già nel 2022 avevo provato a fare il Campionato regionale: un amico mi coinvolse quasi per scherzo e io risposi volentieri all’invito. Confesso, però, che non sapevo neppure come funzionava esattamente il circuito regionale. Vinsi quella gara a cui avevo partecipato con neppure troppa convinzione e arrivai secondo in classifica generale al termine del circuito. Perfino con un po’ di rimpianto, devo dire, perché ero convinto di poter vincere; poi nell’ultima gara il mio avversario diretto centrò un bel punteggio e andai a conquistare l’argento. Non sono però andato al Campionato italiano del 2022: non me la sentivo e forse, con il senno di poi, ho anche sbagliato…

Davide Carlucci al vertice del podio della prova regionale di Zevio del 2022 che per l’atleta di San Giorgio delle Pertiche ha coinciso con l’autentico debutto agonistico

Come valuti adesso a qualche mese di distanza la tua prova di Spinella che ti ha consegnato lo scudetto?

La gara è iniziata un po’ in salita con un 20. Dopo quella serie ho detto: prendiamola come viene. La gara era lunga perché era ovviamente su due giorni e su 125 piattelli, quindi c’era tempo per recuperare. Sicuramente quando si cambia campo, si cambia schema e si cambia la situazione generale, com’è accaduto a me in quella gara, c’è un po’ di smarrimento, ma sono riuscito a ritrovare subito la concentrazione. In effetti non avevo sparato bene neanche in prova: nonostante che conoscessi Spinella, avevo ricevuto un po’ il contraccolpo di trovarmi in un campo molto diverso da quello di Ponso in cui sparo abitualmente e in cui svolgo il mio allenamento in gara. A Ponso i piattelli risaltano molto sul telo del terrapieno e quindi risultano sempre ben visibili. A Spinella ho quindi sofferto un problema di diversa visibilità del bersaglio. Però nelle serie successive ho fatto un 23 e un 24 e quindi la prima giornata si è chiusa con un 67 che mi teneva in pista. Poi con il 22 e il 24 del secondo giorno ho recuperato perfettamente e a quel punto ho detto: ce la giochiamo in finale. Il regolamento prevedeva di sommare il punteggio della finale al punteggio di qualificazione e in quel caso il 113/125 era un buon punto di partenza perché era il miglior punteggio della gara. Al termine della qualificazione ero dunque in vetta alla classifica insieme al caro amico Giorgio Bartolozzi che avevo già conosciuto nel corso della stagione: insieme avevamo fatto alcune gare importanti dei circuiti dei grandi marchi. Ci siamo ritrovati appunto alla finale del Campionato italiano di Terza ed è stato davvero un piacere. Un po’ come è accaduto anche con Daniele Fedeli. Giorgio è un tiratore del Lazio e Daniele vive in Lombardia, ma sono atleti che appunto ho incontrato spesso nell’arco della stagione: e nonostante che l’anno scorso fossero dei Terza categoria come me, sono atleti che ho ritrovato spesso anche nelle fasi finali delle gare importanti e quindi si è stabilito un rapporto di amicizia saldo che si è esteso anche all’attività di pedana. Sono infatti gli stessi atleti che ho incontrato poi alcune settimane dopo il Campionato italiano anche al Trofeo delle Regioni di Fossa Olimpica.

Che emozioni ha prodotto quella finale del Campionato italiano?

Sono riuscito a gestire abbastanza bene la finale anche se confesso che fino all’ultimo piattello non avevo le idee chiare e non avrei saputo dire chi di noi finalisti aveva vinto o chi invece aveva soltanto conquistato una medaglia. Addirittura pensavo di non essere neppure arrivato sul podio. Perché c’era un 23 in finale di Daniele Fedeli e altri due 22 di Alessandro Palladino e Luca Gallo che erano stati davvero dei buoni punteggi. In finale avevo attraversato un momento difficile in cui avevo commesso due errori ravvicinati dopo che nei primi dieci piattelli ero addirittura pieno. Poi invece me l’hanno detto subito appena sono uscito dalla pedana: hai vinto, Davide: sei primo! Non ci credevo neppure. Lo stress che si accumula in una gara di due giorni, e poi specialmente in finale, è veramente alto.

La vittoria del titolo di Terza categoria del Veneto nel 2023 ha persuaso Davide Carlucci ad inseguire il sogno dello scudetto al Campionato italiano di Spinella 

L’episodio successivo del Trofeo delle Regioni invece non va in archivio come una delle prove memorabili.

Certamente no. Non sapevo neppure di essere candidato alla convocazione per il Trofeo delle Regioni quando ho partecipato al Campionato italiano. La squadra era in costruzione proprio quando stavo tornando dalla gara di Spinella. Quando però il Delegato regionale Lonardi mi ha fatto la proposta, ho subito accettato con entusiasmo. È stata una bella esperienza anche se paradossalmente è una gara da dimenticare dal punto di vista del risultato collettivo. Non possiamo negare che abbiamo sparato tutti al di sotto del nostro standard e anche nel mio caso non nascondo che si è rivelata la prova davvero meno brillante della stagione.

Quando adesso, in questi primi giorni del 2024, Davide Carlucci guarda in distanza l’orizzonte che cosa vede?

La responsabilità di fare bene dopo questo titolo è ben presente nei miei pensieri. Naturalmente la Seconda categoria è davvero un altro mondo. In Italia ci sono tantissimi atleti di quella divisione che sparano molto bene. E molti Seconda bravi li conosco anche personalmente. Se vogliamo, il mondo della Terza categoria è composto da un 50% che si diverte a “sparacchiare”, come ho l’abitudine di dire, mentre soltanto l’altro 50% si impegna davvero. In Seconda categoria, invece, è diverso. Prima di tutto sei in Seconda perché hai fatto il risultato tecnico e non fai il risultato tecnico se non spari con una certa costanza. Se non fai gare, insomma, non ci arrivi in Seconda. Io sono consapevole di poter far bene. Inizierò subito con il Campionato regionale invernale e quello sarà già un bel banco di prova!

Foto di copertina di Alessia Tonizzo