Dario Anguissola: i miei primi quarant’anni da elicista

L’atleta bresciano, nuovo campione europeo del bersaglio bianco e arancio, si racconta: gli esordi da giovanissimo talento, poi una lunga pausa agonistica per motivi sia professionali che familiari e adesso il ritorno in grande stile sulle scene internazionali

(di Massimiliano Naldoni)

Per la precisione il traguardo dei quarant’anni lo raggiungerà il prossimo 10 agosto, ma la boa, agonistica più che anagrafica, che ha impresso un nuovo impulso alla carriera di Dario Anguissola in realtà è stata l’affermazione, trionfale quanto inattesa, al Campionato d’Europa di Ghedi di una settimana fa: quel 29/30 nei “tempi regolamentari” e quel secco 3 a 1 in spareggio su Marco Rodenghi che ha proiettato di nuovo l’atleta bresciano nell’empireo della disciplina dopo un lungo periodo di assenza dalla scena agonistica principale.

“Effettivamente il mio – spiega Dario Anguissola che nella foto di copertina è ritratto al vertice del podio di Ghedi davanti allo stesso Marco Rodenghi e a Francesco Baldi – è stato un improvviso ritorno a quell’agonismo che avevo accantonato per un periodo in cui mi sono dedicato alla famiglia e alla professione, ma nei fatti ho continuato a frequentare quasi quotidianamente i campi di tiro. Da alcuni anni sono consulente sia per alcune aziende di armi che per dei privati e quindi, pur non partecipando alle gare, ho comunque sempre un fucile in mano per tutto l’arco della giornata. Per comprendere quella che è stata la mia situazione negli anni recenti rispetto al genere di agonismo che facevo in passato basta semplicemente dire che oggigiorno, quantomeno fino alla partecipazione all’Europeo di Ghedi, sparavo sì e no tremila cartucce all’anno, quando invece negli anni dell’agonismo ai massimi livelli ne sparavo cinquantamila!”

“Il mio lavoro attuale – prosegue Dario Anguissola che professionalmente opera per conto di una nota azienda inglese e per altri marchi italiani del comparto del tiro a volo e del tiro dinamico sportivo – consiste sia in una consulenza di marketing nei confronti delle case per le quali opero, sia nell’opera di costruzione del fucile sulle esigenze del cliente. È stato detto in maniera appropriata che rappresento un po’ il sarto delle armi da tiro: infatti molto spesso collaboro a tagliare letteralmente l’arma in tutte le sue parti, dal calcio alle canne, su misura per la clientela stessa.”

Il ritorno sulle scene internazionali di Dario Anguissola si è realizzato decisamente con una grande impresa che ha permesso appunto al trentanovenne bresciano di superare gli oltre duecento specialisti di ogni parte del mondo presenti al Franco Bornaghi.

“La felicità c’è sempre quando si vince qualcosa di importante – commenta Anguissola – sia per la soddisfazione personale che anche per quello spirito agonistico che ancora mi appartiene totalmente, ma questa è soprattutto una vittoria particolarmente importante perché erano passati esattamente sei anni dall’ultima competizione a cui ho partecipato. Dal punto di vista tecnico è stata una gara che non era partita subito in maniera fulminante: ho sbagliato la terza elica, un po’ per effetto della distrazione e forse anche un po’ per l’emozione di tornare in pedana a competere in un confronto di alto livello. Dopo quell’errore, però ho riconquistato la concentrazione e in realtà nelle altre fasi dell’Europeo ho colpito eliche anche molto più difficili di quella che avevo lasciato volar via all’inizio. Quanto allo shoot-off con Marco Rodenghi, si è trattato di un confronto con un carissimo amico e sono stato felicissimo e onorato nel contempo di affrontare quella sfida e naturalmente di riuscire ad uscirne vincitore.”

“Posso dire che probabilmente non avrei neanche partecipato a questo Europeo se alla vigilia non ci fosse stata l’insistenza della mia famiglia ma soprattutto dei miei cari amici Ferdinando e Letizia Marelli che mi hanno davvero imposto, senza mezzi termini, di scendere in campo. Hanno insistito tutti che mi iscrivessi e trovassi il modo di gareggiare e io ho accettato ma a condizione di partecipare in realtà soltanto al Campionato europeo. Certamente, visto il responso, avevano ragione tutti loro a insistere!”

La storia agonistica di Dario Anguissola d’altronde è indissolubilmente legata all’Elica e inizia proprio con un exploit eccezionale dell’atleta, nato a Brescia, che oggi risiede a Passirano in Franciacorta.

“Sì, ho iniziato a sparare con mio padre Giuseppe – racconta il neo-campione continentale – e i primi strepitosi successi nell’Elica mi hanno convinto a dedicarmi esclusivamente a questa disciplina, tant’è che in tutta la mia carriera non mi sono mai rivolto alle discipline del piattello. Nel 2000, a sedici anni di età, a Valencia ho vinto il primo Campionato del mondo di Elica. Da lì è iniziata la mia militanza stabile in Nazionale, sono maturate altre vittorie a squadre agli Europei e ai Mondiali e poi è arrivato il secondo titolo iridato assoluto nel 2007. Certamente questo ritorno alla vittoria nell’Europeo 2023 trasforma un po’ i miei programmi: l’anno prossimo ci saranno l’Europeo in Portogallo e il Mondiale in Egitto e dopo questa mia recente affermazione è già circolata naturalmente l’ipotesi di una mia convocazione. Di conseguenza si richiede che, in vista di quegli impegni, mi dedichi quantomeno ad un allenamento un po’ più sistematico.”

Ma l’ideale fotografia di questa vittoria continentale per Dario Anguissola fa inevitabilmente riferimento alla storia personale di questi ultimi anni dell’atleta lombardo.

“Sono il papà felice di Clarastella, una bambina di sei anni che, dopo avermi visto sul podio, il giorno dopo andava in giro tutta orgogliosa con la medaglia d’oro dell’Europeo. E come tiratore sono ancora tesserato a Montecampione: in quell’impianto di Artogne, sopra il lago d’Iseo, in cui ho sparato le mie primissime fucilate e in cui tuttora mio padre Giuseppe, che mi ha trasmesso la passione del tiro a volo, si occupa della gestione. È il campo in cui è nato agonisticamente anche Samuele Faustinelli: si vede che da quelle parti l’aria è buona e soprattutto propizia per far germogliare talenti della pedana.”

Ma Dario Anguissola, da ex enfant-prodige che oggi nella maturità è tornato prepotentemente alla ribalta, getta uno sguardo anche al futuro del mondo dell’Elica.

“Tra coloro che non hanno mai praticato questa disciplina avverto spesso una sorta di soggezione: invece io la giudico da sempre una disciplina che propone un bersaglio imprevedibile che in realtà permette di vincere anche ad un nuovo arrivato. Questo aspetto potrebbe apparire a volte come un limite della specialità, ma in effetti è invece la caratteristica più importante. Perché l’Elica è un tiro istintivo, chiaramente molto meno tecnico delle discipline olimpiche, che consente a tutti di ottenere un immediato divertimento fino dalle primissime esperienze di pedana. L’assoluta imponderabilità della traiettoria è la caratteristica principale dell’Elica, a differenza di altre specialità che propongono bersagli con direzioni, traiettorie e derive codificate. Anche per un tiratore di Trap può essere però senz’altro di aiuto un saltuario allenamento all’Elica. Certamente il nostro è un ambiente molto più goliardico della Fossa Olimpica: le situazioni sono sempre molto più distese. Basta considerare che prima dello spareggio con Marco Rodenghi abbiamo trascorso un’ora sotto il portico di Ghedi a ridere e a scherzare con altri cinque amici. Perché il tiratore di Elica deve essere sempre pronto a improvvisare: si richiede grande elasticità mentale nell’approccio a questo genere di tiro e credo che queste prerogative siano uno strumento che potrà favorire molto nel prossimo futuro la diffusione e l’espansione della nostra specialità.”