A lezione di Trap e Skeet
Nel raduno che si è svolto a Montopoli un gruppo di atlete e di atleti del Settore Giovanile ha affrontato tre giorni di intenso lavoro con i Tecnici federali Daniele Lucidi, Emanuele Bernasconi, Umberto Ortolani e Nicola Irene
(di Massimiliano Naldoni)
L’inverno dell’agonismo è alle spalle. Con l’inizio anche ufficiale della primavera le atlete e gli atleti del Settore Giovanile tornano ad affrontare un alto livello di allenamento in preparazione degli appuntamenti dell’estate. È stato proprio finalizzato al collaudo di inizio stagione il raduno federale che i Tecnici Daniele Lucidi, Emanuele Bernasconi, Umberto Ortolani e Nicola Irene hanno condotto a Montopoli. E proprio agli autori di questo momento di verifica abbiamo chiesto di descrivere la situazione tecnica e agonistica del comparto.
Coach Bernasconi, ha notato qualche segnale importante in questo raduno?
Ci sono senz’altro dei profili interessanti nel gruppo che abbiamo convocato. Questi ragazzi e queste ragazze rappresentano appunto un gruppo che è designato in maniera collegiale da Daniele Di Spigno, da Daniele Lucidi e da me. È stato il primo raduno dell’anno, quindi abbiamo considerato essenzialmente i risultati della parte finale della scorsa stagione per formulare le convocazioni: ma in questi casi c’è sempre anche una valutazione generale sul comportamento tecnico del ragazzo o della ragazza.
Un suo giudizio sul livello tecnico.
Il livello tecnico è buono: io sono rimasto molto soddisfatto del lavoro di questi ragazzi e di queste ragazze. Ho notato che hanno conservato una buona concentrazione per tutto il raduno e hanno assorbito tutti i nostri consigli. Ho notato anche molto interesse per tutti gli argomenti che abbiamo trattato e soprattutto grande disponibilità a mettersi in gioco: cioè ad adottare dei piccoli cambiamenti che noi abbiamo consigliato per affrontare la stagione al meglio. In ogni raduno di questo genere occorre dare delle certezze al gruppo perché loro sono bravi a recepire e a mettere in atto subito quello che diciamo. Tutto questo in effetti richiede dedizione e concentrazione anche da parte nostra: si deve essere concentrati almeno quanto si chiede di esserlo ai ragazzi e alle ragazze e tutti noi infatti in questi raduni non ci risparmiamo davvero.
Ci sono delle differenze abbastanza marcate di età tra alcuni degli elementi convocati: qual è il modo che avete adottato per uniformare il lavoro?
Intanto occorre anche un po’ distinguere l’età dal livello di preparazione. Per scendere subito all’esempio: Simone Roncen è un quindicenne ed è quindi tra i più giovani, ma ha già dimostrato l’anno scorso di disporre di una preparazione avanzata perché ha conquistato il secondo posto nel Gran Premio di Uboldo con una semplicità e una naturalezza per certi aspetti disarmanti: in senso positivo, naturalmente. Tant’è che Daniele Di Spigno ed io siamo rimasti piacevolmente colpiti dal modo di affrontare la pedana che ha dimostrato questo ragazzo. Ma lo stesso ragionamento potremmo farlo per Linda Zaina che è un’altra giovanissima della Fossa Olimpica. Indipendentemente dall’età e dal livello agonistico, abbiamo lavorato quindi proprio sulle caratteristiche individuali. Ad esempio, innanzitutto insieme ai ragazzi e alle ragazze, all’inizio del raduno abbiamo subito compiuto il lavoro sull’attrezzo di pedana per verificare che fosse perfettamente adattato alle prerogative di tutti e di tutte. Poi gli atleti e le atlete hanno affrontato una serie intera senza interruzioni e proprio sulla base delle impressioni che abbiamo ricevuto da quel test siamo andati a lavorare sugli eventuali problemi con interventi mirati.
Coach Irene, qual è il suo giudizio complessivo sul lavoro condotto nello Skeet al raduno di Montopoli?
Il raduno è stato molto costruttivo sotto tutti i punti di vista: intanto va detto che i ragazzi e le ragazze che abbiamo convocato erano già in possesso di una buona preparazione tecnica e poi tutti e tutte hanno dimostrato grande capacità di apprendimento, tant’è che mi sento di dire con certezza che senz’altro hanno acquisito tanto durante questo raduno.
Quali sono i momenti più importanti di un raduno così lungo e impegnativo?
Noi attribuiamo molta importanza a tutte le fasi del raduno. Ad esempio nell’incontro che viene effettuato nella giornata di arrivo, noi presentiamo il lavoro che sarà svolto, ma interpelliamo anche i ragazzi e le ragazze sul loro percorso tecnico e agonistico compiuto fino a quel momento: in quale Società svolgono sia il loro allenamento che la loro attività agonistica e con quali istruttori lavorano. Le due giornate centrali sono certamente sempre quelle più impegnative con il lavoro in pedana per tutta la mattina e poi ancora nelle ore del pomeriggio fino alle 16 per concludere con altre due ore di seduta di preparazione atletica in palestra. La giornata conclusiva è invece quella delle serie libere che ci permettono di verificare quanto è stato assimilato del lavoro compiuto nell’arco del raduno.
Quali sono i problemi tecnici più frequenti rilevati in questo gruppo di atlete e di atleti?
Tecnicamente per quanto riguarda lo Skeet ho ormai constatato che ci sono sempre un paio di problemi comuni un po’ a tutti e a tutte e che nello specifico sono l’esecuzione dell’imbracciata corretta e il corretto dosaggio della velocità di canna, cioè: il brandeggio. Sono i due elementi ricorrenti che affliggono anche gli atleti e le atlete con più esperienza. Un altro aspetto su cui lavoriamo frequentemente è la postura. Per ricevere poi una visione d’insieme della condizione tecnica di ogni elemento, le serie intere sono appunto fondamentali. La prima serie che facciamo eseguire è proprio una serie libera, completa, senza ripetizioni: per prendere nota di quegli aspetti su cui occorre intervenire. Poi valutiamo se alcuni problemi sono circoscritti ad alcune determinate pedane o se invece coinvolgono tutto il percorso. Se dovessi eleggere i lanci sui quali di solito dobbiamo lavorare di più, direi: il 2 pull o il 6 mark, cioè i piattelli con un’angolazione particolare. Il 6 mark, specialmente ai destrimani, suggerisce di compiere un movimento in avanti per cercare il piattello invece di ricorrere al movimento di canna. Analoga situazione si propone al 2 pull, cioè all’altra pedana angolata molto vicina all’origine del lancio. Sono le postazioni in cui la velocità del piattello induce a sbracciare. E poi qualche problema si verifica sui tornanti: nel dosaggio della velocità di brandeggio per agganciare il piattello nella maniera giusta.
Il vostro lavoro di tecnici presuppone anche un contatto stretto con gli istruttori delle atlete e degli atleti.
Certamente. Noi conosciamo buona parte dei tecnici distribuiti sul territorio e quindi di solito intratteniamo già contatti con coloro che si stanno occupando dei ragazzi e delle ragazze. E conosciamo quindi anche l’impostazione didattica che loro ricevono. Noi diciamo sempre agli atleti: se nelle modifiche che avete eseguito dietro il nostro consiglio avete ricevuto delle belle sensazioni, allora trasmettete il messaggio ai vostri tecnici. Nei casi più complicati, contattiamo invece gli stessi tecnici proprio per comporre un quadro di completa collaborazione tra noi e loro.
Coach Lucidi, quanto impegno comporta per gli atleti e le atlete, ma anche per voi tecnici, un raduno come quello appena svolto?
Raduni come quello che abbiamo condotto a Montopoli nello scorso fine settimana sono episodi utilissimi ma molto impegnativi per i ragazzi e le ragazze. E anche per noi tecnici si tratta di un lavoro difficile: nell’arco dell’anno facciamo al massimo tre raduni di questo genere e in quegli appuntamenti si verifica sempre una certa rotazione di atlete e di atleti, cioè non incontriamo tutte le volte gli stessi elementi del Settore Giovanile. In parallelo va detto che ai Gran Premi e in occasione delle altre gare del Settore possiamo, sì, trasmettere qualche suggerimento, ma non c’è sicuramente la possibilità di svolgere quel lavoro accurato che avviene ad un raduno. Questo significa che anche per noi tecnici sarebbe molto utile poter svolgere un numero maggiore di appuntamenti di questo tipo per poter lavorare meglio e vedere i vari progressi dei soggetti: un conto se io posso incontrare un atleta ogni sei settimane e ben altro invece se questa verifica avviene ogni tre mesi. Ma naturalmente comprendo bene che non sia facile intensificare gli incontri perché il calendario del Settore Giovanile è già molto denso di gare e di appuntamenti di verifica.
In quali ambiti precisamente si manifesta il carico di lavoro?
Per quanto riguarda i ragazzi e le ragazze l’esempio più visibile è quello della preparazione atletica. Con Carlo Alberto Zandomeneghi questi atleti e queste atlete affrontano ogni volta esercizi che sicuramente non hanno mai eseguito prima e questo fenomeno ha provocato, anche in questo raduno, effetti immediati: ho visto alcuni ragazzi e alcune ragazze che al terzo giorno erano quasi al crollo da un punto di vista fisico. Significa che non c’è ancora l’abitudine a svolgere un’attività fisica intensa in parallelo al lavoro in pedana. Invece le ragazze e i ragazzi devono capire la grande importanza della preparazione fisico-atletica. Dovrebbero svolgere più attività sportiva nella quotidianità e io, portando appunto la mia esperienza di anni ed anni, ho suggerito a molti ad esempio di iniziare a praticare il tennis. Non possiamo d’altronde nasconderci che sport ad alto livello è sinonimo di sacrifici, nel senso che si è costretti ad adottare una condotta di vita molto condizionata dalle esigenze sportive.
Che problemi di tecnica sono emersi in questo raduno?
Relativamente alla tecnica di pedana, effettivamente ho constatato qualche problema in meno rispetto agli anni passati. L’anno scorso, ad esempio, le partenze ritardate erano una costante più o meno in tutti i raduni di questo tipo, e invece questa volta si è rivelato un problema abbastanza circoscritto. Semmai si rileva qua e là una certa difficoltà a controllare quel piattello che si percepisce come più veloce: in quel caso si verifica qualche strappo. C’è poi un altro aspetto su cui siamo molto attenti nei raduni. Avviene infatti che il ragazzo e la ragazza svolgano l’allenamento sempre nel proprio campo di riferimento e si ingeneri l’abitudine a determinati lanci che qualche volta magari sono un po’ addolciti rispetto al regolamento. Nel raduno noi facciamo affrontare invece anche i 45° veri e i piattelli che hanno davvero un metro e mezzo di altezza come da regolamento. È un modo efficace per atlete e atleti di mettersi alla prova e di convincere le une e gli altri a non riposare mai sugli allori.
Coach Ortolani, qual è il suo punto di vista sulla condizione dei ragazzi e delle ragazze dello Skeet nel recente raduno?
In questo momento dell’anno che coincide con la ripresa dell’attività ci può essere qualche difetto portato dall’inverno come l’imbracciata che non è perfetta: e sappiamo bene che nello Skeet invece questo è un elemento centrale. E magari anche qualche problema nel brandeggio perché il movimento delle canne si presenta più veloce, meno ragionato, proprio per la mancanza di allenamento. L’inverno è certamente sempre il periodo in cui atleti e atlete si dedicano di più alla preparazione fisica e quindi manca proprio la familiarità con la pedana.
A questo proposito, con il raduno avete dato anche qualche indicazione più precisa sul volume di allenamento da seguire?
Ovviamente il raduno non vuole e non deve interferire sul lavoro che l’atleta compie con il proprio istruttore che sa benissimo come programmare l’allenamento. Certamente da questo momento della stagione in poi, un allenamento corretto prevede l’esecuzione di quattro o cinque serie in ogni seduta e almeno due sedute settimanali. Questi ultimi mesi rappresentano appunto il periodo dell’anno in cui l’atleta si limita a mantenere i livelli conseguiti nella fase finale della stagione e quindi si presuppone che abbia sostenuto una sola seduta settimanale. D’altronde l’impegno, proprio in termini di tempo, della scuola e le poche ore di luce a disposizione nelle giornate invernali sono un limite anche naturale alla possibilità di svolgere un allenamento più prolungato.
Tra il primo piattello del raduno e quello conclusivo ha notato vistosi progressi nelle ragazze e nei ragazzi di questo raduno?
In alcuni casi, sì: senz’altro. Potrei fare l’esempio di Sara Bianchi che ha assimilato con convinzione e rapidità alcune indicazioni. Sara, che pratica lo Skeet da appena un anno, è seguita da un istruttore di grande qualità che evidentemente le ha fatto comprendere quanto sia importante recepire tutte i suggerimenti che arrivano da un momento importante come un raduno. Ma anche Niccolò Diturco e Salvatore Pirina, per fare altri due esempi, nell’arco del raduno si sono liberati velocemente della ruggine dell’inverno e sono tornati a quel buon livello che avevano già manifestato alla fine della scorsa stagione. Ma sotto questo profilo non posso che fare i complimenti a tutte le atlete e a tutti gli atleti di questo raduno perché hanno dimostrato davvero tanta volontà di recepire le indicazioni e di mettere impegno e sacrificio.
Tutte le atlete e tutti gli atleti del raduno di Montopoli
Fossa Olimpica: Stella Avagliano, Maria Iovinella, Alessia Mellone, Aurora Rocchi, Greta Sforzi, Linda Zaina, Davide Battisti, Luca Chessa, Alessio Giancane, Andrea Guidi, Gabriele Barone, Simone Roncen
Skeet: Sara Bianchi, Dalia Buselli, Giulia Castrichini, Adela Sparapani, Valerio De Nicola, Domenico Diana, Niccolò Diturco, Francesco Fortunati, Yari Giandolfi, Michele Manzella, Antonio Marasco, Salvatore Pilurzi Pirina