A lezione di preparazione atletica

Corsi di alta formazione per Istruttori e Istruttrici Federali e Docenti di Scienze Motorie e contemporanei raduni per atlete e atleti del Settore Giovanile hanno caratterizzato l’autunno del Progetto C.a.r.e.: le impressioni di alcune e alcuni dei partecipanti

(di Massimiliano Naldoni)

In questo autunno del 2023 i Centri di Preparazione Olimpica di Formia e di Tirrenia sono stati il teatro di una serie di corsi di alta formazione che hanno interessato gruppi di Istruttrici e Istruttori Federali e di Docenti di Scienze Motorie che opereranno nel Progetto C.a.r.e.. Nella sede laziale e in quella toscana i corsi – realizzati dalla Fitav grazie all’opera accurata del Coordinatore del Settore Giovanile Alberto Di Santolo e del Responsabile del Progetto C.a.r.e Massimo Tafuri – si sono intersecati con alcuni raduni del Settore Giovanile in un felicissimo connubio che ha prodotto interessanti interscambi di opinioni e ha permesso di produrre inedite interazioni tra diverse esperienze agonistiche.

È Sara Fanciullacci, Istruttrice Federale già attivissima da alcuni mesi sulle pedane del Concaverde per il Progetto C.a.r.e., a sottolineare il grande progresso qualitativo del proprio compito grazie ai corsi di alta formazione.

“Gli incontri di Tirrenia e di Formia, complementari l’uno all’altro, si sono rivelati utilissimi perché hanno proposto metodologie di allenamento da prospettive diverse. A Formia eravamo noi in pista e in palestra ad affrontare in prima persona gli esercizi che proporremo poi agli atleti. A Tirrenia invece abbiamo visto gli atleti impegnati nell’attività. C’è stata un’interessantissima sessione teorica in aula in cui è stato spiegato nel dettaglio tutto il sistema muscolare. Questo è un aspetto molto importante perché spesso, sia nelle ragazze e nei ragazzi del Settore giovanile che nei nostri allievi più adulti, verifichiamo che non ci sono nozioni precise su questo tema. Quindi, queste nozioni sono importanti per noi, ma ancora di più per essere veicolate ai nostri atleti. Interessantissima e preziosa anche la parte dedicata al sistema propriocettivo che per il tiro a volo è fondamentale perché stiamo parlando dei recettori sensoriali situati nei tendini, nei muscoli e nelle articolazioni che danno il senso della dimensione del nostro corpo nello spazio: è un aspetto fondamentale per indirizzare il gesto tecnico tipico del tiro a volo. Prezioso poi anche il focus sullo stretching prima e dopo la pedana. E di grande utilità, infine, il tema delle capacità motorie coordinative e condizionali che riguardano molto il tiro a volo sebbene, certamente, nel nostro sport si realizzi un’attività motoria tutto sommato semplice.”

Luciano Bove è tra i Docenti di Scienze Motorie che ha preso parte ai corsi con grande entusiasmo e con la volontà di esplorare un ambito sportivo complessivamente nuovo rispetto alle proprie esperienze sportive pregresse. Il “prof” calabrese – in forza all’Istituto tecnico industriale Antonio Monaco di Cosenza – può vantare infatti trascorsi sportivi di spicco: calciatore professionista nel ruolo di portiere per venti anni, Bove è esperto di sport a 360° perché dopo la laurea in Scienze Motorie si è specializzato nella preparazione atletica e oltre a conservare uno stretto contatto con il calcio nel suo nuovo ruolo professionale, ha successivamente lavorato con il rugby, il football americano, il volley e il basket.

“Confesso che non avevo avuto nessun contatto con lo sport del tiro a volo in precedenza, – spiega il docente di Cosenza – ma ho ricevuto subito una buonissima impressione e la giudico una disciplina molto formativa. Ed è questo il messaggio che spero di riuscire a trasmettere alle mie allieve e ai miei allievi, tanto più che il tiro a volo rappresenta uno degli sport che negli anni hanno fornito il maggior numero di medaglie all’Italia a livello olimpico. Se esiste qualche pregiudizio nei confronti di uno sport in cui l’attrezzo sportivo è un’arma, ma obbiettivamente non certo nel gruppo che sto guidando alla scoperta del tiro, ebbene quel pregiudizio, come sostiene anche il professor Massimo Tafuri, rappresenta l’effetto della mancanza di cultura della materia. Ed è perciò su questo arricchimento di cultura sportiva che dovremo insistere. Nel mio caso l’interesse e la curiosità per questo sport sono maturate quasi naturalmente perché io sono sempre stato “multisport” e quindi è stato facile dare esca all’entusiasmo. Spero di saper trasmettere questo stesso entusiasmo anche grazie agli elementi specifici che i corsi ci hanno trasmesso.”

“Con Carlo Alberto Zandomeneghi – precisa a sua volta Sara Fanciullacci a proposito degli aspetti specifici dei corsi – si è parlato dell’allenamento funzionale che utilizza come oggetto principale proprio il nostro corpo. Ed è, sì, un tipo di preparazione finalizzata ad un obbiettivo che può essere una singola gara oppure un’intera stagione, ma rappresenta un allenamento che può diventare una pratica quotidiana anche per chi non ha molto tempo a disposizione perché può impegnare, ad esempio, anche soltanto quindici o venti minuti al giorno. E in più, appunto, non richiede l’utilizzo di strumenti particolari da palestra. Questo esclude del tutto l’alibi, diciamo così, della mancanza di tempo. Anche il ragazzo o la ragazza con impegni di studio pressanti possono eseguire una preparazione efficace in tempi ridotti e senza l’esigenza di recarsi in palestra. Il metodo di allenamento che adottiamo è il Tabata: che è un sistema di circuiti. E con attrezzi molto semplici e con quel sistema di alternanza di esercizi è possibile comporre sedute di allenamento anche lunghe e complesse. Un dato, comunque, è certo: la programmazione dell’allenamento resta importantissima.”

Un aspetto, quello evidenziato da Sara Fanciullacci, su cui concorda anche Alessia Mellone che da componente selezionata del Settore Giovanile ha partecipato al raduno di Tirrenia in parallelo appunto ai corsi di alta formazione.

“È stato un raduno intenso, ma anche molto utile, – ha spiegato l’atleta campana – in cui è stata importante la presenza dei Docenti e degli Istruttori. Ho apprezzato davvero tantissimo le lezioni teoriche sull’allenamento funzionale. Con Carlo Alberto Zandomeneghi ho parlato poi di programmazione: nello specifico di una scheda riepilogativa del lavoro da svolgere a casa. Abitualmente vado in palestra tre volte alla settimana per due ore al giorno e lavoro con un personal trainer che mi segue passo per passo proprio per verificare il rispetto accurato delle indicazioni del Settore Giovanile.”

Per Cecilia Delfini Casavola, Docente di Scienze Motorie che ha partecipato al corso di Formia, il tiro a volo non era certamente una novità. Suo padre, il celeberrimo Giuseppe Delfini Casavola che ha calcato cn successo le pedane italiane tra gli anni Sessanta e Novanta, ha trasmesso infatti la passione per lo sport del piattello a Cecilia che oggi è “prof” all’Istituto Maiorana di Martina Franca ed ha avviato frattanto con successo alla pratica di pedana anche il figlio Pier Giuseppe.

“Il corso di Formia – racconta la Docente tarantina – è stata un’esperienza molto positiva il cui valore è stato accentuato dalla presenza degli Istruttori Federali con cui c’è stato uno scambio molto utile di impressioni e nozioni. Nel mio istituto ho avuto ed ho la fortuna di lavorare con un gruppo di ragazze e ragazzi che hanno manifestato grande entusiasmo per il tiro a volo: sono ragazze e ragazzi che hanno espresso molto interesse per i concetti dell’autocontrollo e della disciplina che sono i principi fondamentali dell’attività tiravolistica.”

“Ai tempi in cui mio padre praticava il tiro a volo, – spiega ancora Cecilia Delfini Casavola – in questo nostro sport c’era una presenza femminile molto ridotta e quindi in realtà non ho mai iniziato a sparare, ma ho accompagnato mio padre a moltissime gare. Tropo spesso si ha l’impressione che il tiro a volo sia uno sport senza sforzo. Curiosamente è una situazione simile a quello che viene detto dell’equitazione in cui sembra che tutto lo sforzo sia compiuto soltanto dal cavallo. Per esperienza ho visto invece chiaramente quanto il tiro a volo, apparentemente appunto sport con poco impegno fisico, implichi invece un forte coinvolgimento di tanti distretti muscolari. Ricordo ancora quando mio figlio usciva di pedana nei suoi primi tempi di attività tiravolistica e sperimentava la forte fatica fisica dei gesti del tiro a volo. Oltre al grande livello di tensione che impone, il tiro a volo richiede infatti anche un dispendio di energie. Svolgere l’attività tiravolistica significa sostenere per ore un fucile che pesa molti chili, eseguire gli appoggi sulle gambe, compiere esercizi di torsione del busto: in tutto questo la preparazione fisica è indiscutibilmente alla base come sta suggerendo appunto il Progetto C.a.r.e.”

È di nuovo Sara Fanciullacci, proprio in base alle tante indicazioni fornite dai corsi di alta formazione, a formulare considerazioni ad ampio spettro sull’attività tiravolistica.

“La mia principale considerazione personale – dice l’Istruttrice toscana che opera in Lombardia – consiste nel fatto che tanti elementi bellissimi del tiro a volo non sono ancora valorizzati appieno e questi corsi che abbiamo frequentato a Formia e a Tirrenia sono stati certamente in grado di innescare in molti frequentanti il gusto per la ricerca e l’approfondimento di questi elementi. Il tiro a volo è un lifestyle: è un vero modo di vivere ispirato alla naturalità ed è questo che abbiamo l’opportunità di scoprire in tutti i suoi aspetti e che soprattutto dobbiamo poi saper trasferire. Perché il benessere psico-fisico che il tiro a volo incarna è proprio il tratto distintivo del nostro sport ma anche l’immagine più utile a livello promozionale.”

Che i corsi di alta formazione abbiamo raggiunto il loro pieno obbiettivo lo conferma ancora il professor Luciano Bove.

“L’incontro con ragazze e ragazzi del Settore Giovanile del tiro a volo, che peraltro in molti casi avevano già avuto anche esperienze agonistiche internazionali, è un altro aspetto che è risultato molto formativo perché ci ha permesso di vedere all’opera il meglio del comparto giovanile della vostra Federazione. Nel nostro istituto di Cosenza abbiamo avviato il Progetto C.a.r.e all’inizio di questo anno scolastico in corso, quindi nei fatti io non sono ancora in grado di valutare se l’impatto di questa iniziativa sulle mie allieve e sui miei allievi sarà positiva e totalmente recepita, però posso dire con certezza che nelle classi in cui operiamo io e l’altro collega che è stato presente ai corsi con me abbiamo gettato le basi per incuriosire le alunne e gli alunni e non a caso ci sono già quaranta frequentanti che hanno manifestato interesse.”

“Confesso che a Tirrenia – dice ancora Luciano Bove – ero molto curioso di capire qual era la proposta a livello di preparazione fisica in uno sport che è certamente meno fisico di quelli che personalmente ho praticato o con cui ho lavorato. Quindi mi sono concentrato sulla coordinazione oculo-manuale, l’equilibrio, i lavori propriocettivi: quelle attività che risultano certamente le più importanti per uno sport di questo genere. Con gli elementi di cui sono venuto in possesso oggi posso paragonare gli atleti del tiro a volo ai piloti degli aerei: si tratta, cioè, di due attività professionali in cui devi essere psicologicamente e fisicamente al 100%. Sarà questo l’elemento principale che tenterò di trasmettere a coloro che spero potranno presto essere le nuove atlete e i nuovi atleti del tiro a volo.”