Un Mondiale tutto italiano

È un esito letteralmente trionfale quello del Campionato del Mondo di Para Trap disputato ad Al Ain: il Direttore tecnico della nazionale Benedetto Barberini traccia un commento a tutto campo dell’evento (di Massimiliano Naldoni)

Non è iperbolico definire tutto italiano il Mondiale di Para Trap che si è disputato negli Emirati Arabi Uniti. Al confronto di Al Ain la formazione azzurra ha infatti conquistato due titoli individuali su tre con Oreste Lai in PT1 e con Gabriele Nanni in PT3, il titolo a squadre in PT2 e ha centrato importanti piazzamenti. È il selezionatore della squadra Benedetto Barberini a tracciare un bilancio dell’evento che ha concluso la stagione 2022.

Ct Barberini, di fronte ad un risultato così trionfale come quello conseguito complessivamente al Mondiale di Al Ain appare perfino superfluo formulare un commento, ma invece è forse importante proprio esaltare il grande valore delle singole individualità che sono emerse in questa gara?

Certamente sì, perché si è trattato di tante gare bellissime dei nostri atleti, ma anche di prestazioni molto diverse. Gabriele Nanni, ad esempio, è stato autore di una prova straordinaria in qualificazione e poi anche in finale in questa occasione che per l’atleta bolognese rappresentava soltanto il secondo grande appuntamento internazionale della sua carriera. Gabriele ha condotto una gara esemplare procedendo concentrato piattello per piattello, senza concedersi mai distrazioni fino al conseguimento del risultato finale. Quanto a Oreste Lai, da un tiratore di quel livello ci si attende sempre l’ennesimo capolavoro, ma non bisogna dimenticare che nessuna gara è mai scritta prima che si svolga. Diciamo che Lai, che è stato come Nanni autore di una prova bellissima, ha un gran carattere e su quello può sempre contare: quindi in finale non ha guardato il tabellone, non ha prestato attenzione agli zeri che suonavano agli altri, è andato dritto per la sua strada e ha colpito i suoi piattelli tant’è che ha inflitto subito fino dall’inizio un bel distacco a tutti gli avversari e poi lo ha mantenuto fino alla fine.

Tutto il gruppo comunque si è espresso ad alti livelli?

Ma certo! Anche Francesco Nespeca ad esempio ha fatto un’ottima gara di qualificazione. E in finale ha centrato un bronzo che è molto prezioso. Del resto, Francesco sa garantire sempre una prestazione di alto rango e il suo impegno sicuramente non flette mai. Emilio Poli a sua volta ha fornito una prestazione di altissimo livello anche se ha pagato il pesante pedaggio di un 17 nella prima giornata di gara: è un punteggio che non descrive il suo standard ma che questa volta purtroppo lo ha escluso dalla finale. Sarebbe stato sufficiente che quel 17 fosse un 19, che è un punteggio decisamente alla portata consueta di Emilio, per trasformare la sua gara. L’ho già segnalato in altre occasioni, ma è doveroso ripeterlo: in questa stagione Emilio Poli ha scontato psicologicamente l’impossibilità di sparare in PT1 dopo aver vinto il titolo mondiale in PT3. Com’è noto, Emilio si è messo a sparare in carrozzina senza essere ancora classificato come PT1: poi però la classificazione non è arrivata, per effetto di quello che io definisco un errore dei classificatori internazionali che hanno applicato norme compatibili più con il comparto rifle and pistol che non quello dello shotgun. Io sono convinto che a Emilio potrà comunque essere riconosciuto a breve il diritto di sparare in carrozzina. Una prestazione da segnalare è stata anche quella di Alessandro Spagnoli che con un pizzico di fortuna in più avrebbe potuto accedere alla finale. La finale, come dico sempre, è un’altra gara e quindi Alessandro, sfoderando il suo talento, avrebbe potuto anche conseguire un bel risultato. In sintesi comunque, a prescindere dall’esito di ogni prova, posso dire di essere soddisfatto della gara di tutti gli atleti che ho designato per questo Mondiale e pienamente convinto di tutte le scelte operate. Una precisazione doverosa riguarda poi Riccardo Rossi che in questa circostanza, nel ruolo di accompagnatore e di mio assistente, ha prestato un’opera molto importante. Alla formazione azzurra Riccardo ha prestato un supporto determinante: è una persona che ha solida esperienza nel lavoro con le squadre e in questi mesi che hanno seguito il conferimento dell’incarico ha dimostrato di aver colto perfettamente lo spirito del Para Trap e di saper interpretare accuratamente la filosofia della squadra.

Che giudizio darebbe della cornice organizzativa di questo Mondiale di Al Ain?

L’organizzazione è stata praticamente perfetta. Ci possono essere dei dettagli sui quali si può semmai intervenire per rendere autenticamente impeccabile il panorama generale dell’impianto, ma si tratta davvero di piccole cose da mettere a punto. In questi anni ad esempio la dirigenza di Lonato ci ha consultato per adeguare alcuni aspetti alle esigenze del Para Trap e non a caso, a prposito di quegli aspetti, abbiamo invitato a creare i phono-pull bassi per gli atleti in carrozzina. Ad Al Ain i phono pull erano all’altezza che si utilizza per gli atleti normo e quindi per gli atleti in carrozzina questa collocazione ha rappresentato un lieve problema. Anche dal punto di vista organizzativo-logistico ho trovato però tutto praticamente perfetto. Avevamo sparato quattro anni fa ad Al Ain e molti aspetti tecnici sono certamente migliorati rispetto all’altra gara. Intanto c’è stata una partecipazione complessiva molto più numerosa rispetto a quattro anni fa. Il livello tecnico-agonistico in generale si è elevato tantissimo in tutte e tre le classi ma questo è un fenomeno che non a caso avevo già sottolineato all’indomani dell’Europeo. Sappiamo bene che fino a qualche tempo fa gli atleti italiani entravano in finale con relativa facilità e con la stessa facilità vincevano. Oggi non è più semplice né la qualificazione alla finale e neppure la vittoria e occorre combattere per raggiungere quei traguardi. Non a caso tiratori forti e di solida esperienza come Alessandro Spagnoli e Emilio Poli questa volta sono rimasti fuori dalle finali. Su questa materia, però, più delle parole parlano chiari i numeri. Ad esempio, nella finale di PT2 in cui è stato in gara Saverio Cuciti, c’erano sei finalisti di sei paesi diversi ed è un dato che che la dice lunga sulla situazione generale perché spiega che ormai sono moltissimi i paesi che schierano atleti di ottimo livello. Se vogliamo parlare di numeri, però, è giusto anche citarne uno che descrive il valore del Para Trap azzurro: ho calcolato che dalla prima Coppa del Mondo a cui abbiamo partecipato nel 2017 al 2022, escludendo il risultato di questo Mondiale, sono ben 130 le medaglie che l’Italia ha conquistato tra gare individuali e a squadre.

Risulta in crescita anche in senso tecnico-agonistico il movimento paralimpico degli Emirati?

Gli Emirati hanno oggi una squadra paralimpica che non era assolutamente presente quattro anni fa. Forse in questa gara, anche condizionati dal fatto di sparare in casa e di voler ben figurare, gli atleti degli Emirati non hanno ottenuto risultati particolari, ma in altri casi li ho visti sparare molto bene. Con la Vicepresidente Emanuela Bonomi abbiamo peraltro avuto modo di intrattenere alcune conversazioni con i responsabili del settore paralimpico degli Emirati e ho avvertito la chiara volontà di promuovere nuove iniziative e di coltivare nuove idee. È stato con noi nel corso del Mondiale anche l’olimpionico Ahmed Al Maktoum che si è detto veramente molto ben impressionato dal movimento tiravolistico paralimpico.

Qual è il complimento più bello che ha ricevuto nel corso del Mondiale?

Da molti atleti e dirigenti stranieri ho sentito dire ripetutamente: il bello della vostra squadra è che voi siete una famiglia! Non può che lusingarci un giudizio del genere, anche se a questo bel complimento replico sempre dicendo: è tutto il mondo del Para Trap che dimostra ogni volta di essere una splendida famiglia!