Trap Pezzaioli: a un passo dalle stelle
Nella stagione 2025 il sodalizio di Montichiari ha conquistato il titolo tricolore di Quarta categoria al Campionato delle Società di Fossa Olimpica davanti al Tav Perugia e al Tav Poggio dei Castagni, ma il sogno in bianco-rosso è la Coppa dei Campioni del prossimo anno
(di Massimiliano Naldoni)
Il traguardo dei traguardi sarebbe la conquista della Coppa dei Campioni di Fossa Olimpica e per il Trap Pezzaioli (nella foto di copertina) rappresenterebbe il coronamento perfetto del primo decennio di trionfale attività. Ma in preparazione dell’impresa nella stagione 2026 il sodalizio del Presidente Luigi Beatini ha frattanto messo in bacheca un altro prestigioso successo: l’ennesimo titolo tricolore delle Società di Quarta categoria di Fossa Olimpica. Sulle pedane di Umbriaverde nello scorso settembre la formazione bianco-rossa composta da Albino Del Baldo, Giuseppe Panzera, Paolo Frigerio, Nicola Peru, Giovanni Pellicelli e Alessandro Turla si è imposta con 548/600 precedendo di nove lunghezze il Tav Perugia. Da parte loro, gli umbri del Presidente Moreno Cosimetti sono stati autori di un exploit eccezionale: Leonardo Brozzetti, Riccardo Marconi, Lucio Boto, Fabio Batini, Fabrizio Valiani e Dante Cherubini Scarafoni hanno meritato la medaglia d’argento davanti al Tav Poggio dei Castagni che sotto la guida del Direttore tecnico Ugo Caldera – con gli atleti Daniel Gilberti, Marco Zilioli, Mattia Bertoni, Enrico Massardi, Ferruccio Ghidoni e Sergio Sanzogni – ha inchiodato sul 530 pari il Tav Aosta (la formazione in cui lo stesso Caldera ha militato trionfalmente da atleta tra il 2010 e il 2015) e poi ha prevalso in shoot-off. A Luigi Beatini, a Moreno Cosimetti e a Ugo Caldera abbiamo chiesto di ripercorre idealmente quella giornata di confronti accesi e di rievocare le emozioni del podio.

Il podio del Campionato delle Società di Quarta categoria di Fossa Olimpica con il Trap Pezzaioli al vertice davanti al Tav Perugia e al Tav Poggio dei Castagni
Luigi Beatini
Presidente Beatini, vincere il titolo tricolore delle Società di Quarta categoria è ormai un’abitudine consolidata per il Trap Pezzaioli?
No, nello sport non puoi pensare di vincere sempre. Non è realistico e per certi aspetti non è neppure corretto nei confronti dei tuoi avversari dei quali devi sempre avere rispetto. Detto questo, è evidente che sulla carta eravamo ancora una volta tra le formazioni più forti e non si può negare che la vittoria era comunque nell’aria. Però quella vittoria devi sempre conquistartela sul campo: non basta mai avere il favore del pronostico.
In una gara difficile come quella a squadre del Campionato delle Società è sempre in agguato l’imprevisto anche per una formazione tecnicamente molto solida?
Certamente: e noi ne abbiamo avuto la prova ancora una volta. Il nostro Prima categoria Alessandro Turla ha fatto una prima serie bellissima: un 24/25 andando a sbagliare addirittura soltanto l’ultimo piattello. Poi nella seconda serie ha avuto un passaggio a vuoto pesantissimo e ne è uscito con un 16. Tutto il resto del gruppo ha sparato molto bene e quindi non ci sono state conseguenze sul punteggio collettivo, ma Alessandro non ha davvero digerito quel risultato e voleva addirittura ritirarsi e lasciare il posto alla riserva. Renato Ferrari ed io siamo intervenuti a sostenerlo e lo abbiamo convinto che da parte nostra la fiducia in lui non era minimamente scalfita. Alessandro aveva avuto un calo di rendimento dello stesso genere nella Coppa dei Campioni di Fossa Universale qualche settimana prima e quindi temeva di danneggiare la squadra se non fosse riuscito a recuperare. Invece poi ha saputo tornare perfettamente in partita e ha contribuito alla vittoria con il 25 della quarta serie. Ma questo spiega perfettamente che una gara a squadre è un meccanismo complicato e delicato.
Qual è l’aspetto che caratterizza di più il Trap Pezzaioli?
La forza del Trap Pezzaioli è sempre stata nel grande senso di collegialità. Un esempio è quello che è avvenuto proprio alla vigilia del Campionato delle Società di Umbriaverde. Nell’allenamento del sabato Albino Del Baldo è stato autore di un perfetto 50/50. Dario Caretta, che era l’Eccellenza designato per la squadra, ha scelto allora di lasciare il posto a Del Baldo per il risultato conseguito in prova e anche per il fatto che Albino aveva una conoscenza maggiore dei campi di Umbriaverde in cui dovevamo gareggiare. È stato un bel gesto di generosità di Caretta che ha saputo spiegare in modo efficace a tutto il gruppo che la squadra viene sempre prima delle pur legittime ambizioni del singolo atleta. Ma tutta la squadra che ha gareggiato a Umbriaverde per il titolo ha interpretato benissimo questo principio. Insieme ad Albino Del Baldo e ad Alessandro Turla, anche Giuseppe Panzera, Paolo Frigerio, Nicola Peru e Giovanni Pellicelli hanno contribuito a dare piena solidità al gruppo.
Il sesto posto alla Coppa dei Campioni è un risultato che soddisfa le ambizioni della Società?
Sicuramente eravamo tra le squadre candidate ad entrare tra le dodici finaliste, quindi tutto il ragionamento va rivolto all’ultima serie che è poi quella che conta. Per effetto dell’ordine di tiro abbiamo affrontato la serie finale praticamente senza sosta rispetto alla terza di qualificazione e per la finale il sorteggio ci ha spediti al campo 10 del Concaverde nel quale tradizionalmente non siamo mai riusciti a fare grandi punteggi. Ne siamo usciti con un 135 che ci ha comunque confermati al sesto posto ed è un piazzamento senz’altro molto onorevole in una gara difficilissima come la Coppa dei Campioni. Certamente in qualificazione abbiamo saputo fare anche molto meglio: ad esempio al campo 5 alla terza serie abbiamo totalizzato 143 e al diciottesimo turno di quella serie avevamo addirittura uno zero soltanto. Ma tutto questo ragionamento non deve condizionarci per il futuro. Vale il fatto che la squadra in questo caso è stata in grado di fare un 143 che in finale avrebbe significato la conquista della Coppa dei Campioni e quindi io ritengo che dovremo affrontare la gara dell’anno prossimo proprio con la consapevolezza di avere i numeri per provare a vincere anche quel titolo.
Moreno Cosimetti
Presidente Cosimetti, che cosa rappresenta per il Tav Perugia la medaglia d’argento al Campionato italiano delle Società di Quarta categoria?
Rappresenta certamente un risultato di grandissimo valore che arriva dopo anni di rodaggio e dopo alcuni piazzamenti di prestigio a livello regionale che le nostre squadre hanno saputo conseguire. È anche la prova che pur con disponibilità economiche contenute si possono ottenere risultati importanti ed è anche la dimostrazione che un piccolo sodalizio, perché siamo comunque un club di una cinquantina di tesserati, dispone di buona farina nel proprio sacco. Il criterio meritocratico che ha guidato le scelte nella composizione della squadra e appunto la valutazione dei risultati ottenuti dagli atleti nel corso dell’anno hanno permesso di definire un gruppo di qualità.

Moreno Cosimetti con la squadra del Tav Perugia
Qual è stato l’atteggiamento con cui il Tav Perugia ha affrontato il confronto intersocietario?
Quello consueto che ci vede capaci di presentare squadre competitive senza però nutrire mai troppe velleità alla vigilia. È vero però che la qualificazione a livello regionale era andata bene e c’era il conforto, parallelo ma importante, di essere riusciti a fare buone cose nella Fossa Universale già da alcuni anni: tutto questo ha attribuito solidità alla formazione e ha creato la convinzione di poter dare concretezza al risultato. Ci sono poi aspetti squisitamente tecnici che hanno permesso di conseguire il risultato: l’affidabilità di Leonardo Brozzetti, che è stato il coach della squadra oltre ad essere vicepresidente della Società; l’exploit del Seconda Riccardo Marconi che è approdato al Tav Perugia proprio in questa stagione e che è stato determinante anche nel percorso di qualificazione della Società al Campionato italiano; e inoltre la complessiva solidità di tutto il gruppo dei designati che comprendeva anche la new entry Fabio Batini, l’altro Prima categoria Lucio Boto che in tre anni ha scalato le categorie approdando alla Prima e componendo questa volta un ottimo 91, e poi ancora Fabrizio Valiani e Dante Cherubini Scarafoni.
Possiamo dire che senza la flessione della terza serie sarebbe stato possibile ambire perfino alla vittoria?
Siamo comunque una squadra in cui convivono tante anime diverse pertanto ci sono atleti, abituati a gareggiare sulla distanza dei cento piattelli, che sono in grado di assicurare un punteggio stabile in tutto il percorso della gara e altri che invece possono incorrere in qualche cedimento. Ci sono state buone sessioni di allenamento e un approccio tecnico approfondito al Campionato italiano, quindi non indugerei su quello che poteva essere, ma giudico che sia invece importante sottolineare il risultato raggiunto che è a suo modo straordinario.
Presidente Cosimetti, qual è l’orizzonte a cui guarda adesso il Tav Perugia?
Innanzitutto vorremmo consolidare il nostro ruolo a livello cittadino e regionale. Quando facciamo riferimento alla nostra realtà societaria ci piace definirla: salotto Perugia, che è un modo per descrivere le modalità con cui è nato il nostro sodalizio. Il legame con il capoluogo, ad esempio, è molto saldo: lo prova il fatto che l’Assessorato allo Sport del Comune di Perugia presta molta attenzione alla nostra attività e non a caso ha espresso piena soddisfazione per il risultato ottenuto. Siamo poi anche molto attivi sui social e questo permette di dare una significativa visibilità ai nostri risultati. D’altronde, malgrado le ridotte dimensioni della nostra popolazione societaria, e nonostante che il sodalizio non disponga di un campo proprio ma abbia la sua sede nella struttura di Umbriaverde, abbiamo saputo costruire una nostra precisa identità che si traduce anche in cospicue presenze sui campi di tiro della nostra regione e di altre parti d’Italia: nel corso della stagione agonistica 2025 abbiamo conseguito infatti trecentoquaranta presenze. Guardiamo quindi davvero con fiducia al futuro e magari nella prossima stagione potrebbe maturare anche il sogno dello scudetto.
Ugo Caldera
Coach Caldera, nello shoot-off che al campionato italiano ha opposto il Poggio dei Castagni ad Aosta si è curiosamente condensato un lungo segmento della sua carriera sportiva.
Sì, nel calcio si parla di ex quando un atleta o un allenatore affrontano la squadra in cui hanno militato in passato e a me è capitato lo stesso perché tutta la mia vita agonistica attiva da tiratore l’ho espressa proprio sotto le insegne del Tav Aosta con cui ho vinto numerosi titoli italiani intersocietari tra il 2010 e il 2015. Quindi, è avvenuto che mentre mi prodigavo per far andare sul podio la nostra squadra del Poggio dei Castagni, nel frattempo dicevo: se proprio questa volta devo essere sconfitto, che almeno sia la mia ex squadra a vincere! Si è trattato insomma di una commistione emotiva anche simpatica.
Come ha costruito la squadra per l’appuntamento tricolore?
La gara è stata preparata al meglio. Io lavoro con largo anticipo con il gruppo per arrivare a disporre delle condizioni mentali e fisiche ideali nel giorno della gara. Gli elementi che ho designato sono quelli che in questo momento meritavano la convocazione per condizione, stato di forma ed esperienza. Posso dire che l’unico rammarico è quello di non aver potuto schierare il nostro Eccellenza, Marco Minini, che per motivi personali non poteva essere presente alla gara. Però devo dire che chi l’ha sostituito era agonisticamente di pari livello. E infatti posso dire che abbiamo raccolto quello che era nelle nostre potenzialità.

La squadra del Tav Poggio dei Castagni
Ma il 125 della prima serie non ha un po’ frenato, anche in termini di punteggio, lo slancio che vi poteva portare a correre per il titolo?
Effettivamente abbiamo un po’ arrancato nella prima serie. Abbiamo sofferto le condizioni ambientali generali del campo in cui abbiamo affrontato quella serie e siamo certamente partiti con il freno a mano tirato, però non ha senso rifugiarci in qualche giustificazione: stava a noi gestire meglio quella serie. Anche perché i nostri sette atleti avevano le caratteristiche per poter vincere. Non possiamo poi trascurare il fatto che il livello tecnico generale si è alzato tanto in questi anni e quindi una squadra oggi paga anche il minimo cedimento. Al tempo delle mie vittorie dei titoli italiani con il Tav Aosta si vinceva con 519 o 520. Il 525 e il 535 erano visti come punteggi stratosferici. Nel Campionato di quest’anno avremmo vinto invece soltanto a condizione di viaggiare intorno al 550. Questo confronto di valori dà l’immagine corretta del forte incremento di qualità nelle prove delle squadre. Attualmente con dieci/dodici zeri a serie rischi di non avere neppure la certezza matematica di vincere. È evidente che se parti appunto con una serie in cui accumuli addirittura il doppio di quella media di zeri, la missione diviene davvero quasi impossibile.
Parliamo di Coppa dei Campioni: come commenta il responso per il Poggio dei Castagni?
L’ingresso nelle dodici era nelle speranze e nelle previsioni. E l’accesso al gruppo delle dodici finaliste avrebbe permesso di chiudere in bellezza una stagione comunque luminosa. Abbiamo mancato l’obiettivo per quattro piattelli, pertanto si tratta di un traguardo che era alla portata. In ogni caso, appunto, si è trattato di un’ottima stagione, un’annata di conferma, alla quale darei il voto di sette e mezzo. Anzi: quasi otto.
Lo sguardo al futuro cosa contempla?
Il tiro a volo è uno sport olimpico quindi la prospettiva è sempre quadriennale. Il mio primo quadriennio con il Poggio dei Castagni l’ho concluso proprio quest’anno e in questo primo segmento ho portato sei medaglie: due d’oro, tre d’argento e una di bronzo. Una bella esperienza, dunque. Mi è stato chiesto di proseguire e con grande entusiasmo porterò avanti questi impegni. Proprio in queste settimane stiamo lavorando su qualche nuovo arrivo: ci sono due o tre persone che potrebbero rinforzare i ranghi. Del resto in questa stagione alcuni miei atleti sono stati promossi in Eccellenza e un Seconda forte è passato in Prima: quindi per la composizione delle squadre in vista dei Campionati delle Società serve fare degli interventi. Anche nell’ottica della Coppa Campioni c’è la prospettiva di schierare un bel gruppo: in questi anni, in gara, siamo stati più di una volta sotto i dieci zeri in alcune serie e quindi anche quel sogno ha basi realistiche.




