Tricolore di Sporting: la parola a Veniero Spada

Il selezionatore azzurro della disciplina osserva al microscopio il recente episodio agonistico di Laterina

(di Massimiliano Naldoni)

Il Campionato italiano di Sporting che si è disputato nello scorso weekend sugli itinerari di Laterina non ha rappresentato soltanto quella sfida spettacolare che ha messo a confronto due giganti della disciplina come gli Eccellenza Enrico De Tomasi e Davide Gasparini, ma ha costituito anche un interessante laboratorio per comprendere le peculiarità dello Sporting dei nostri tempi. Abbiamo chiesto allora al Direttore tecnico della Nazionale della disciplina, Veniero Spada, di analizzare l’evento in tutte le sue sfaccettature.

Coach Spada, che gara è stata il Campionato italiano 2025 di Sporting?

Devo premettere che da Laterina avevo ricevuto la richiesta di contribuire ad allestire i lanci di questo Campionato italiano e naturalmente ho accolto volentieri quella richiesta di collaborazione. Con i dirigenti della Società di Laterina abbiamo deciso di applicare qualche difficoltà in più rispetto ad altre gare, per adeguarci a quella tendenza ai lanci difficili che ormai imperversa in giro per il mondo. Questa volta i piattelli di Laterina non erano facili, ma non erano neppure estremi come quelli impossibili che a volte troviamo nelle gare all’estero. L’aspetto curioso di questa gara semmai è che la scelta di dare una generale sfumatura di maggiore difficoltà ai lanci ha prodotto mediamente dei punteggi bassi in tutte le classifiche, però nello stesso tempo sono usciti invece anche i risultati di Enrico De Tomasi e Davide Gasparini che sono veramente molto alti in rapporto al genere di lanci che avevamo allestito. L’anomalia di questa gara sta proprio nel fatto che, almeno a memoria, non era mai successo che in Eccellenza ci fossero dieci piattelli di scarto tra le posizioni da podio.

Che cosa può aver determinato questa anomalia?

Quello di Laterina è un campo in cui chi frequenta l’ambiente dello Sporting da anni ha gareggiato già molte volte e quindi, pur concedendo che in questa occasione le temperature erano estreme, anche la visibilità e l’ambientazione generale non erano certo una novità: eppure in questi giorni ho ricevuto delle telefonate da alcuni tiratori anche celebri del nostro panorama nazionale che mi hanno segnalato di aver riscontrato delle difficoltà nella lettura dei bersagli. Ad esempio alcuni di loro mi spiegavano di aver avuto l’impressione che un determinato lancio richiedesse un certo anticipo, ma che invece alla prova del campo quello stesso lancio risultasse tutta un’altra cosa. Devo ammettere che è capitato anche a me. Personalmente ho valutato che alcuni piattelli richiedessero un certo anticipo e invece poi, tutte le volte, ho visto che in realtà ne volevano molto meno. È evidente che molti degli errori sono maturati appunto per questa situazione.

La scelta di applicare una maggiore difficoltà ai lanci delle gare del calendario federale risulta gradita dal pubblico dei tiratori?

Vorrei rispondere sì, ma forse dico: nì. Perché fino a quando parliamo dei nazionali, certamente ci sono esigenze di un certo tipo, ma i tiratori di Seconda o di Terza categoria, che non hanno nessuna ambizione di Nazionale e non guardano all’attività internazionale, mi dicono chiaramente: se da un campo esco con 12 su 25 resto male!  Però, nello stesso modo, credo che sia giusto attribuire gradualmente qualche leggera difficoltà in più allo Sporting. Anche perché, sempre facendo riferimento ai giudizi che ho ricevuto proprio in questi giorni, ci sono tiratori che ammettono di aver fatto certamente numerosi zeri, ma anche di essersi divertiti davvero tanto in una gara con queste caratteristiche.

Un suo giudizio sulla partecipazione a questi Assoluti di Sporting?

Il Campionato italiano dovrebbe essere quella gara a cui tutti partecipano. Invece nello Sporting questa non è una regola. Al Campionato italiano di Orvieto di quattro anni fa, ad esempio, c’erano centocinquanta tiratori. Quest’anno siamo andati intorno ai centottanta. Arrivare a duecento partecipanti, però, è quasi un sogno. Possiamo dirci che spesso il Campionato italiano si incrocia con il periodo del caldo intenso, come è stato appunto quest’anno; possiamo argomentare in tanti modi, ma in una buona misura dipende anche dai costi che una gara di questo genere impone al partecipante, perché si parla di duecento piattelli e si parla di una trasferta di alcuni giorni. Nei Gran Premi a cento piattelli è tutto diverso: puoi distribuire le tue serie nella mattina o nel pomeriggio ed è quindi una gestione di gara in cui puoi circoscrivere i costi. Infatti nei Gran Premi abbiamo toccato anche le duecentocinquanta o le duecentosettanta presenze.

Il Campionato italiano ha fornito delle indicazioni utili per l’imminente Mondiale di Cipro oppure la sua idea di squadra per quell’appuntamento era già chiara?

Grandi stravolgimenti non ne ha prodotti: avevo già un’idea per le designazioni degli atleti e delle atlete e quell’idea è confermata. Le squadre saranno molto simili a quelle che hanno partecipato all’Europeo: ci potrà essere l’avvicendamento al massimo di un paio di persone. Fra l’altro non ci possiamo nascondere che in alcuni comparti, come le Ladies e gli Junior, le scelte sono quasi obbligate per una questione di numeri.

Effettivamente nei comparti che ha menzionato la partecipazione a questo Campionato italiano è risultata davvero esigua: che interpretazione ne dà?

È un fenomeno che ovviamente ho notato e che mi ha certamente colpito negativamente. Ma ho fatto una serie di riflessioni e ho provato a dare una spiegazione: credo che si tratti di un aspetto molto legato alle convocazioni per le squadre nazionali. È vero che tra le Ladies e tra gli Junior non ci sono grandi numeri, come abbiamo appena detto, ma è anche vero che appunto tutti quegli atleti e tutte quelle atlete che, sul piano dei punteggi e dei piazzamenti, hanno la consapevolezza di avere un certo distacco nei confronti degli elementi che vengono selezionati per la Nazionale, finiscono per rinunciare alla corsa proprio per la convinzione di essere fuori dal giro. Nei Gran Premi vedo ad esempio quasi sempre una decina di Junior, mentre appunto al Campionato italiano erano in quattro: nei fatti i quattro in corsa per la maglia azzurra. E anche tra le Ladies accade qualcosa di simile. Ma al netto di queste considerazioni sono di nuovo convinto che l’aspetto economico continui a rappresentare il primo problema e purtroppo è un problema che ricade direttamente sul livello agonistico. Se un tiratore non ha la possibilità di fare un allenamento assiduo e di partecipare a tutte le gare, non può neanche pensare di fare prestazioni che lo mettano in corsa per una possibile convocazione in Nazionale. Malgrado questo, c’è in giro tanto interesse per le nostre specialità del Compak e dello Sporting: c’è davvero tanta voglia di sparare che si scontra però con quelle difficoltà oggettive che ho detto e anche con un calendario molto denso. Dovremo senz’altro riflettere su questi aspetti per favorire quel grande interesse per il tiro che si percepisce chiaramente frequentando le pedane e che rappresenta la grande forza di queste nostre discipline.

Foto: Clikkami