Mirko Alfio Licciardello: good vibes da Gioia del Colle
L’atleta siciliano svetta tra gli Juniores della Fossa Olimpica al primo Gran Premio del Settore Giovanile nella sede pugliese
(di Massimiliano Naldoni)
Mirko Alfio Licciardello non ha dubbi: l’argento del Gran Premio di Acquaviva di una settimana fa era già il segnale evidente che la strada intrapresa in questa stagione era quella giusta. E la vittoria ottenuta oggi tra gli Juniores della Fossa Olimpica al primo Gran Premio del Settore Giovanile sulle pedane di Gioia del Colle lo conferma. Anche se in parallelo il diciannovenne catanese di San Pietro Clarenza, che è portacolori della scuderia di Ramacca e frequenta la Facoltà di Economia gestionale all’Università della città etnea, non esita a ribadire che la frequenza degli impegni agonistici in questo primo scorcio di stagione mette davvero a dura prova anche i più motivati ed energici dei nostri giovani atleti.
Mirko, quando hai avuto l’impressione che questo Gran Premio della Gioiese potesse essere la tua gara?
La certezza di una vittoria nel tiro a volo non c’è davvero mai: lo sappiamo tutti bene. Però certamente già in allenamento nei giorni scorsi avevo percepito che mi stavo incontrando bene con i lanci della Gioiese e quindi si sono prodotte delle vibrazioni positive. Anche poi in considerazione del fatto che arrivavo dal Gran Premio di Acquaviva con il conforto di un brillante secondo posto.
Il 24 + 23 + 24 del primo giorno di gara ha immediatamente confermato che eri perfettamente in carreggiata.
Sì, fra l’altro in realtà la prima giornata si poteva concludere perfino con un piattello in più all’attivo. Confesso che ho letteralmente buttato un piattello: nello specifico l’ultimo lancio della terza serie.
Buttato in questo caso che significa?
In quella terza serie di ieri avevo sparato venti piattelli perfetti e a quel punto, in una sorta di strano appagamento, avevo la percezione di essere arrivato facilmente al compimento della serie. Negli ultimi cinque piattelli si è pertanto pericolosamente allentata la mia concentrazione. Al venticinquesimo ho affrontato un sinistro 45° in terza pedana: è un piattello molto angolato che davvero non puoi mai sottovalutare e su quel piattello la concentrazione un po’ latitante ha prodotto l’errore.
Ma c’è stato un pronto riscatto nel secondo giorno.
Sì, il 25 della prima serie di oggi è in realtà il segno della volontà immediata di riscatto di quel 25 mancato di ieri. Poi con il 23 della quinta serie sono approdato alla finale con il miglior punteggio della giornata.
Come hai vissuto la finale che ti ha poi permesso di aggiudicarti questo Gran Premio?
Siamo scesi in pedana in finale perfino un po’ in anticipo sulla previsione oraria, con brutte condizioni meteo: pioggia magari non forte, d’accordo, ma con un vento un po’ fastidioso. È maturato uno zero al secondo piattello, poi un altro verso il decimo ma certamente il momento più critico si è verificato a metà dei venticinque piattelli della prima scrematura. Il vento mi ha letteralmente levato dallo spazio visivo un centrale basso in terza pedana e per effetto di quello zero non sono riuscito a intercettare anche il destro che ho affrontato subito dopo in quarta. Ma ho ritrovato la concentrazione e sono riuscito a riprendere la strada giusta per aggiudicarmi la vittoria.