Cinque domande a Sandro Bellini
Il Commissario tecnico della Nazionale under 21 di Skeet analizza il responso della World Cup di Suhl
(di Massimiliano Naldoni)
Lo Skeet azzurro del Commissario tecnico Sandro Bellini all’Issf Junior World Cup di Suhl ha collezionato alcuni risultati tecnici di grande pregio. Spicca certamente su tutti la medaglia d’argento conquistata da Matteo Bragalli: l’atleta pistoiese ha ottenuto il viatico per la finale con 121 e nel round conclusivo si è insediato al secondo posto con 54 bersagli all’attivo alle spalle dell’ottimo 57 del finlandese Lassi Kauppinen. Nella fase di qualifica di quella gara era maturato peraltro lo spettacolare 125/125 di Marco Coco che ha poi però concluso al sesto posto. Altre prove di buon livello, seppure non confortate dall’accesso in finale o da un piazzamento sul podio, sono state conseguite dagli azzurrini Antonio Bellu e Antonio La Volpe e dalle azzurrine Arianna Nember e Eleonora Ruta. È dunque proprio Sandro Bellini (al centro nella foto di copertina con la formazione azzurra) a descrivere nel dettaglio questo test che si è svolto in una primavera incerta tra le foreste della Turingia e che ha comunque confermato il valore tecnico della formazione italiana.
Coach Bellini, qual è il suo giudizio della trasferta di Suhl con uno sguardo d’insieme?
Se dovessi tradurre in un voto il risultato generale, esprimerei un’ottima quotazione perché dal mio punto di vista la gara è andata bene e personalmente mi posso definire molto soddisfatto. La trasferta è stata molto positiva sia per il lavoro condotto nel raduno a Lonato che per il vero e proprio responso della gara. Pensiamo ad esempio alla medaglia che abbiamo conquistato: l’argento di Matteo Bragalli. Matteo ha totalizzato 121 e ha poi centrato il secondo posto e per un diciassettenne è un responso davvero molto positivo. Non serve certo poi che sottolinei quanto sia straordinario il 125/125 di Marco Coco in qualificazione. Quanti atleti a 19 anni hanno saputo e sapranno totalizzare un risultato di questa portata? Anche perché mi sento di precisare che un 125/125 in gara non arriva mai per caso.
Dal momento che è entrato subito nell’argomento, come ha interpretato l’esito contraddittorio della gara straordinaria di Marco Coco?
Del risultato della qualifica, abbiamo già detto. Concentriamoci sulla finale. La finale di Marco è stata strana e inevitabilmente condizionata da fattori extra-agonistici. Siamo stati venti minuti al freddo ad attendere la soluzione di alcuni problemi tecnici prima di poter iniziare. Poi è stato dato lo start alla finale, ma non era stata eseguita la presentazione degli atleti. Per quel motivo allora la gara è stata interrotta per la presentazione e successivamente Marco ha dovuto sparare di nuovo la prima pedana che in realtà aveva già affrontato. Per questa sequenza di ritardi, di rinvii e di indicazioni contrastanti, Marco è andato comprensibilmente in confusione: non è riuscito a riprogrammarsi in maniera corretta nella replica dell’inizio della finale. A quel punto sono maturati i due zeri sulla pedana 3 che non si sarebbero verificati in una situazione ordinaria e poi altri due zeri alla 5. Marco è stato bravo a fare un 10 nel secondo giro, ma ovviamente con quei primi zeri la situazione era pregiudicata. Che si sia trattato di una situazione di assoluta eccezionalità lo spiega il fatto che Marco in finale quest’anno ha fatto due volte 58/60 e uno di quei punteggi lo ha realizzato pochi giorni dopo a Lonato con un 123 in qualifica. Credo che i fatti spieghino oggettivamente tutto in maniera eloquente.
Quanto a Matteo Bragalli, esageriamo a dire che è un argento dorato?
Non esageriamo: lo è certamente. Questa volta Matteo ha dovuto confrontarsi con un Kauppinen magistrale al quale vanno i miei complimenti. Lassi Kauppinen è un tiratore che spesso ha sparato bene in qualifica, ma altrettanto spesso in maniera un po’ meno convincente in finale. Questa volta ha saputo gestire bene tutta la gara: ha fatto una gran finale e ha vinto con merito. Chapeau, come si dice in questi casi. Matteo non poteva davvero far di più e quindi il suo argento è davvero un gran risultato che va idealmente oltre il secondo posto. Fra l’altro per Matteo Bragalli quello di Suhl è un risultato molto importante perché questo atleta arrivava da un inizio di stagione non brillantissimo. Insieme abbiamo lavorato bene nei dieci giorni prima di Suhl e poi alla World Cup Matteo è riuscito a fare in gara esattamente quello che stava facendo in allenamento.
Matteo Bragalli
Un parere sulla gara di Antonio Bellu e Antonio La Volpe?
Antonio Bellu ha un po’ sofferto il debutto in azzurro e si tratta di un fenomeno a suo modo normale: lo spiega bene lo zero all’1 pull della prima serie. Anzi, dopo quello alla prima serie, Antonio ne ha sbagliati addirittura altri due di 1 pull. Sono errori tipicamente dettati dall’inesperienza della gara importante, ma proprio per quello il mio giudizio è di nuovo positivo. Antonio La Volpe aveva fatto invece altre trasferte e quindi beneficiava di una quota maggiore di esperienza. Certamente in questa gara La Volpe non ha sparato ai suoi livelli standard. Posso dire, però, che già al raduno Antonio aveva raggiunto tecnicamente un ottimo livello. Sicuramente a Suhl ancora non c’era la solidità mentale per poter tradurre quel buon livello in un buon risultato in gara, ma l’atleta è di nuovo sulla buona strada.
Da Arianna Nember ed Eleonora Ruta si attendeva un ruolo più da protagoniste?
Guardo di nuovo oggettivamente ai dati e non posso dirmi insoddisfatto. Eleonora non è entrata in finale per un solo piattello e so che è sicuramente molto utile quello che lei ha fatto in questa trasferta in vista delle prossime gare. Arianna è approdata a questa gara con un problema alla pedana 5 che però abbiamo risolto alla vigilia e in finale è uscita per effetto del dorsale ed è comunque risultata quarta. Nella sua carriera fino ad ora Arianna ha partecipato a quattro gare internazionali con quattro finali e con tre medaglie. Mi sembra dunque che si debba giudicare molto bene questo responso. A livello generale si è trattato insomma di un esercizio di consapevolezza tecnica e agonistica che le ragazze si ritroveranno certamente nelle prossime gare.
Foto: Issf e Fitav