Altre voci dal Regioni di Trap
La parola agli strateghi delle formazioni dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e della Puglia che hanno conquistato il podio al confronto di Cascata delle Marmore: Demetrio Pillon, Santo Falanga e Cosimo Moretto
(di Massimiliano Naldoni)
È opinione diffusa e condivisa che il Trofeo delle Regioni di Fossa Olimpica sia stato quest’anno un confronto dalle straordinarie prerogative agonistiche. Lo prova il punteggio stellare (559/600) con cui l’Emilia-Romagna si è impossessata del titolo, ma anche la combattutissima corsa alle altre sedi del podio che ha premiato la Lombardia con l’argento e la Puglia con il bronzo. Abbiamo interpellato allora gli strateghi di queste imprese. Demetrio Pillon è il Delegato regionale Fitav dell’Emilia-Romagna che insieme al Ct Erico Galetti ha designato la formazione e ha seguito gli atleti passo per passo fino al trionfo sul terreno di Cascata delle Marmore. A Santo Falanga spetta invece il merito di aver alimentato l’armonia che ha attribuito grande forza agonistica alla formazione della Lombardia, mentre è il Delegato Fitav della Puglia Cosimo Moretto l’autore della composizione del team che ha meritatamente occupato il terzo gradino del podio.
Demetrio Pillon
Delegato Pillon, questa dell’Emilia-Romagna al Regioni di Trap non è stata soltanto una vittoria, ma è una gran vittoria: l’aveva prevista in questa misura?
No, non avevo fatto assolutamente nessuna previsione di punteggio. Mi sento di dire però che in tutti questi ultimi anni in cui ho gestito personalmente la partecipazione della nostra squadra al Trofeo delle Regioni ho naturalmente sempre sperato che riuscissimo ad essere protagonisti appunto come collettivo e come regione. Come ha già sottolineato il Ct Erico Galetti, ci siamo andati vicini in varie occasioni, ma senza mai vincere da quando svolgo il ruolo di Delegato. Posso dire che questa volta alla mia consueta speranza si univa anche la convinzione che ci fossero davvero le premesse tecniche per un bel risultato.

Demetrio Pillon e Erico Galetti con la squadra dell’Emilia-Romagna
Qual è a suo avviso la vera novità che quest’anno ha proiettato trionfalmente l’Emilia-Romagna al vertice della classifica?
C’è un aspetto che è emerso anche nelle dichiarazioni degli atleti: la volontà precisa e potente di molti di loro di partecipare alla gara e quindi anche la proposta di essere inseriti in squadra che alcuni di loro hanno avanzato nei nostri confronti. È stato un bel segnale di partecipazione convinta a questa impresa e infatti un risultato come quello che siamo riusciti a fare lo si realizza soltanto se c’è davvero passione per quello che si sta facendo. Quando gli atleti arrivano così motivati, è anche più facile comporre la squadra ed è perfino più facile vincere. Poi ci sono elementi strettamente tecnici che hanno contribuito: ad esempio i due nostri atleti più giovani, che io mi permetto di chiamare familiarmente i nostri ragazzotti, sono stati a dir poco straordinari. Ma ci sono anche altri aspetti determinanti: un grande merito lo ha Gianni Casadio che magari questa volta non è riuscito a fare il punteggio che invece tante altre volte ha saputo fare, ma è stato il vero collante della squadra. Gianni è un ragazzo speciale che sa favorire la serenità del gruppo. Dire, adesso, che sono contento del risultato è perfino abbastanza scontato, ma soprattutto sono molto contento del lavoro complessivo che ha saputo fare la nostra squadra e della bellissima atmosfera che l’ha favorito.
Santo Falanga
Coach Falanga, il secondo posto della Lombardia non è stata una passeggiata…
Per niente. Si è trattato di una gara travagliata e sofferta perché c’è stato subito qualche problema iniziale. I ragazzi non hanno imbroccato subito il tipo di gara che stavamo affrontando. Il Trofeo delle Regioni è la gara più importante della stagione della Fossa Olimpica, ma è anche diversa dalle gare di Società a cui del resto alcuni degli atleti della squadra partecipano stabilmente o hanno partecipato. Qua invece ci troviamo di fronte ai migliori di ogni regione e quindi siamo in un confronto in cui si misurano i migliori d’Italia: ne deriva che la responsabilità è tanta. Tutto questo ha gravato sul risultato della prima serie: Matteo Pasina, ad esempio, ha vissuto la prima serie in quella situazione. Reduce da una bella stagione e da un brillante passaggio di categoria, Matteo pensava di essere tranquillo e invece evidentemente dentro di sé era fortemente scosso dalla responsabilità di fare il risultato e non riusciva a fare quello che sa fare abitualmente. A quel punto abbiamo fatto un bel lavoro tutti insieme nel corso della gara e siamo arrivati al risultato. Non è stato per niente facile, però, perché proprio alla prima serie la soglia psicologica di più di venti zeri ci collocava subito indietro nella classifica: nel frattempo c’erano squadre che infatti al primo giro non erano andate oltre i tredici o quattordici zeri. La Puglia, ad esempio, era partita benissimo con 137.

La squadra della Lombardia con Marcello Introini
Con quale criterio ha scelto gli atleti?
Io avevo in mente questa squadra già mesi prima e sono andato puntualmente a verificare, settimana per settimana, come questi atleti si comportavano nelle gare. Ed è stato subito chiaro che si trattava di atleti con atteggiamenti anche molto diversi nei confronti dell’episodio agonistico: per fare ancora un esempio, Matteo Grioni, che ho poi designato come Settore Giovanile, è un atleta che non fa moltissime gare, e quindi spara magari meno di altri, ma nell’arco dell’anno, quando ha partecipato alle gare, ha fatto sempre buoni risultati. Grioni ha dimostrato regolarità negli allenamenti che abbiamo fatto insieme e infatti poi anche in gara a Cascata delle Marmore. Poi ci sono alcuni atleti che sapevo che avrebbero dato solidità a tutto il gruppo: Stefano Fenaroli, sul piano della preparazione e dell’atteggiamento, arriva sempre nella maniera corretta al Trofeo delle Regioni. E fra l’altro anche Fenaroli, che ha fatto un gran punteggio, non fa un’attività agonistica intensissima. Daniele Bertolini è un Prima che il suo risultato lo produce sempre e infatti ha contribuito con un 92 molto importante per il punteggio della squadra, come è stato prezioso il 90 del Seconda Daniele Fedeli. Graziano Borlini è un’altra garanzia: è vero che anche lui si è trovato in difficoltà nella prima serie, ma con molta esperienza ha saputo contenere i danni. Sentiva che in quella prima serie non poteva fare moltissimo ma ha saputo amministrare molto bene le difficoltà. Ma tutto questo è avvenuto perché fino dall’allenamento che abbiamo fatto tutti insieme a Cieli Aperti in questa squadra si è creata una forte coesione.
Com’è scaturito il capolavoro dell’ultima serie?
Prima dell’ultima serie ci siamo parlati. Ho cercato di rassicurarli, a ciascuno ho dato le mie idee e i suggerimenti. Tutti hanno recepito perfettamente. Matteo Pasina ha saputo reagire alla grande con un 25: questo è stato il segno più vistoso del cambiamento di passo. Abbiamo fatto un 144, la serie in assoluto più alta della gara, con due zeri commessi negli ultimi quattro piattelli della serie. Quindi: quasi un 146…
Cosimo Moretto
Delegato Moretto, come giudica il responso del Trofeo delle Regioni 2025?
Considerando che negli ultimi cinque anni abbiamo fatto tre podi e un quarto posto, è naturale che speravamo in un risultato positivo che poi significa di fatto almeno conquistare una medaglia. Del resto avevamo messo in campo una squadra competitiva. È anche vero che quello non basta, perché un anno fa ci eravamo presentati con una squadra di nuovo decisamente competitiva e non era andata bene: nello sport ci vuole anche quello che comunemente si chiama un pizzico di fortuna. Diciamo che questa volta volevamo salire sul podio e ci siamo riusciti.
Tra le righe sembra di capire però che il bronzo non basta…
L’Emilia-Romagna questa volta era irraggiungibile, quindi il primo posto all’ultima serie non era già più in palio. Però c’erano cinque squadre, tra cui la nostra, in corsa per gli altri due posti del podio. Noi eravamo avanti di qualche piattello nei confronti di tutte le altre e addirittura di cinque piattelli nei confronti della Lombardia e quindi è impossibile negare che l’aspirazione all’argento c’era: noi abbiamo fatto una quarta serie al nostro miglior livello, ma gli atleti della Lombardia hanno poi fatto una serie strepitosa e hanno davvero meritato pienamente il secondo posto. Sì, abbiamo coltivato certamente la speranza di centrare l’argento, ma va bene lo stesso: essere sul podio è sempre un gran risultato.

La squadra della Puglia con Cosimo Moretto e Angela Amodio
Qual è stato il criterio di selezione che ha adottato: si è affidato ai numeri oppure ha guardato anche alle caratteristiche degli atleti?
Ho guardato principalmente a chi era in forma negli ultimi tempi. Io ho un passato di allenatore anche in un altro sport, la pallavolo, e oggi opero nel tiro a volo nello stesso modo per riuscire a mettere in campo in quella determinata gara la squadra che sta in forma nel momento. Io seguo tutti i tiratori di un certo livello della mia regione nell’arco di tutto l’anno proprio per individuare quegli elementi che possono aspirare ad andare a comporre quella squadra. Ma la squadra in realtà la definisco negli ultimi venti giorni. Questo è il criterio che adotto stabilmente e fino ad ora quel criterio mi ha dato ragione. Poi naturalmente quando si va in pedana ci si deve misurare ogni volta con il piattello e con le emozioni che vivono gli atleti in ogni gara.
Delegato Moretto, per questa squadra ha voluto coinvolgere alcuni atleti molto giovani.
Era mia intenzione inserire in squadra, oltre ad Alfredo Caloro e Gabriele Duggento, anche Alessio Giancane, un Prima categoria, che poi ha dovuto rinunciare per motivi personali, quindi la squadra avrebbe dovuto essere composta per la metà di under 21. Qualcuno aveva avanzato anche qualche perplessità sulla presenza di atleti molto giovani in una squadra che doveva affrontare una gara difficile: Duggento, ad esempio, è un ragazzo di quindici anni che io ho voluto quale Terza categoria. Gabriele ha però dimostrato di avere ottime qualità agonistiche: nei Gran Premi del Settore ha fatto buoni risultati e ha vinto il Trofeo Coni. A questo gruppo di giovani ho voluto affiancare atleti di grande esperienza come Roberto Manno, Carlo Vinci e poi anche Giuseppe Petrera e Angelo Orlando: tutti elementi che danno garanzie agonistiche e serenità ai più giovani. Roberto Manno è a mio avviso il più forte Veterano del nostro panorama, Carlo Vinci è l’Eccellenza che arriva da due stagioni in cui ha sparato bene. Ho avvertito l’esigenza di convocare non solo atleti che fossero in un positivo stato di forma, ma soprattutto atleti che sapessero stare in squadra perché quello è veramente il grande segreto di ogni collettivo.
Foto: Ferdinando Donati/Cascata delle Marmore




