Giovanissimevolmente: Sabina Capurro e Valerio De Nicola

Per l’Allieva savonese del Trap e per lo Junior romano dello Skeet l’Uno d’Oro è stato uno snodo agonistico importante, ma l’una e l’altro guardano già ai prossimi impegni del calendario

(di Massimiliano Naldoni)

Una partenza con molte incertezze e subito dopo, invece, la sensazione di essere ad un punto di svolta del proprio percorso sportivo. È questa la cronaca sintetica della prova di Sabina Capurro (nella foto di copertina) tra le Allieve della Fossa Olimpica al segmento settentrionale dell’Uno d’Oro. La ventunenne atleta ligure di Boissano sa certamente bene come destreggiarsi nelle situazioni più difficili dell’attività sportiva poiché vanta trascorsi importanti e di lunga data nell’atletica, nel nuoto e nel volley, ma si è perfino sorpresa della tenace combattività con cui ha affrontato la seconda fase della gara in programma al Delle Alpi: superando un’avversaria tenace come Michelle Lisca in semifinale e poi prevalendo in finale in shoot-off su Giulia Zanardini e Alice Garoppo.

“Sì, la partenza è stata certamente un po’ in salita con molte difficoltà – conferma Sabina Capurro – poi psicologicamente e tecnicamente mi sono assestata e in finale ho davvero stravolto tutto: in positivo. Il fatto poi di affrontare la mia prima vera finale sicuramente mi ha aiutato a restituirmi energia e slancio. La tensione, ad esempio, in quel frangente mi ha aiutato tantissimo, perché sentivo davvero di essere concentrata perfino dieci volte di più rispetto alla qualificazione che ho affrontato proprio senza convinzione. Anche la semifinale è stata bella ed emozionante perché Michelle Lisca, la mia avversaria diretta in quel segmento di gara, è un’atleta forte che all’occorrenza sa comporre buoni punteggi e che è abituata a risultati più alti rispetto ai miei. Del resto anche sul piano dell’allenamento io sono certamente distante dagli standard delle altre atlete che erano poi in finale con me all’Uno d’Oro. È anche vero che io ho il maestro in casa perché il mio papà è un istruttore esperto. Quindi, come dire: a casa non si molla mai come filosofia di gara e come atteggiamento agonistico.”

Sabina Capurro si è imposta tra le Allieve del Trap all’Uno d’Oro precedendo Valentina Frus e Giulia Zanardini

Figlia di Marco Capurro che ha avviato al tiro a volo molte generazioni di giovani tiratori e tiratrici della Liguria, l’atleta di Savona tesserata al Tav Cairo può vantare una vita contrassegnata dallo sport. Se al momento è professionalmente impegnata come istruttrice in una Società sportiva di atletica, in realtà il suo intento sarebbe quello di approfondire le sue conoscenze sulla materia in sede universitaria iscrivendosi alla facoltà di Scienze della nutrizione umana.

“Lo sport – spiega Sabina Capurro – è sempre stato un punto di riferimento in casa. Da piccola, intorno ai quattro anni, ho iniziato a praticare il nuoto e ho continuato fino ai dieci anni di età. Ma frattanto è emerso il mio interesse per l’atletica: prima ovviamente soltanto con le attività ludiche e i primi percorsi motori in vista di qualche prova di velocità, ma all’epoca mi ispirava il giavellotto e mi sarei indirizzata verso quella specialità se un istruttore non mi avesse suggerito con convinzione di sperimentare il lancio del disco. E infatti per un periodo anche lungo ho praticato il lancio. Ma era in agguato lo sport che per me è stato amore puro: la pallavolo. In realtà neppure seguivo tanto il volley da appassionata, tranne l’interesse per i cartoni di Mila e Shiro. Poi, però, la scoperta del volley giocato è stato un vero flash e sono stata per sei anni nella squadra del Loano Volley. Mi sono fermata all’under 16, d’accordo, ma la pallavolo è rimasta la grande passione con cui soltanto il tiro a volo può rivaleggiare.”

“Quando spiego che il mio allenamento nel Trap è un po’ particolare, in realtà forse parlo anche a nome di tutte le mie colleghe e di tutti i miei colleghi della Liguria. Per le atlete e per gli atleti della mia regione, infatti, è un’abitudine fare attività di allenamento in realtà nelle gare del fine settimana: nei Campionati regionali o in qualche gara che si svolge in Piemonte. Io vivo nel Savonese e raggiungere Ventimiglia o Genova significa percorrere molti chilometri e impegnare molte ore nel trasferimento. Insomma, quel mio sistema di allenamento è un’esigenza dettata dal ridotto numero di impianti in attività nella regione e dalla distanza che inevitabilmente si crea tra il campo e il proprio domicilio: una situazione che impedisce a chi lavora o a chi studia di poter fare un training regolare durante la settimana.”

Sabina Capurro e il team della Liguria all’Uno d’Oro con l’istruttrice Cristina Bertamini e l’istruttore Marco Capurro e con il Presidente del Tav Delle Alpi Sergio Marchini

“A volte mi chiedono se è un vantaggio avere il proprio istruttore in casa – commenta Sabina Capurro – e forse non so esattamente rispondere. In gara, ad esempio, tendenzialmente non distolgo mai lo sguardo dall’orizzonte e non getto un’occhiata al mio papà alle spalle della pedana a meno che non mi senta proprio in crisi. So per certo, però, per quello che altri mi riportano, che in quei casi il mio papà commenta davvero in modo molto attivo quello che sto facendo!”

Come Sabina Capurro, è in grado di gestire bene un dialogo tra discipline sportive molto diverse anche Valerio De Nicola che ha conquistato la vittoria tra gli Juniores dello Skeet nel segmento pugliese dell’Uno d’Oro, ma divide il suo tempo libero tra la passione per il tiro a volo e il grande interesse per un’altra pedana: quella del karate. Anche nel caso del diciottenne romano di Marino l’avvio di gara a Spinella è stato un po’ faticoso, ma la finale che ha opposto l’allievo di Umberto Ortolani a Francesco Saverio Nucera e Michele Manzella ha visto invece emergere Valerio De Nicola che con 22 centri si è aggiudicato la vittoria.

Valerio De Nicola

“Posso soltanto dire: bella gara, ma difficile – racconta Valerio De Nicola – perché all’inizio mi sono trovato un po’ spiazzato dai lanci ed è per quello che nelle prime serie qualche incertezza si è fatta sentire. Poi, però, ho capito come dovevo approcciarmi a quel tipo di campo e a quel tipo di gara.”

“Intendiamoci bene, – spiega Valerio De Nicola che nel karate veste la cintura nera – il 22 della finale lo giudico un punteggio un po’ basso, ma in gara quello che conta è vincere, quindi mi sono anche accontentato di quel risultato. In allenamento però sto stabilmente sulla media del 23 e mezzo e anche del 24. In gara, invece, soffro ancora l’atmosfera della competizione. In finale comunque sono riuscito a prendere subito la testa del gruppo e ho sempre conservato il primato: anche perché fino alla pedana 4 ero pieno, mentre gli altri ragazzi in gara con me avevano già commesso qualche errore. Io ho sbagliato proprio il mio primo piattello alla 4, poi ancora alla 5 e ho fatto di nuovo un errore sulle doppie nel ritorno alla 4, ma ho contenuto il problema e l’ho spuntata.”

Valerio De Nicola al vertice degli Juniores di Skeet al Tav Spinella davanti a Francesco Saverio Nucera e Michele Manzella

Sono sei anni che Valerio De Nicola calca le pedane del karate, ma per ammissione dell’atleta romano quello è il secondo sport della sua vita e in quella disciplina il diciottenne romano non contempla autentiche ambizioni agonistiche. Anche se va detto che nel karate De Nicola compete a livello regionale e nazionale. Ma la precedenza, spiega convinto l’allievo di Umberto Ortolani, va al tiro a volo.

“Lo Skeet mi ha appassionato subito molto. – Conferma Valerio De Nicola – Al momento non c’è una pedana in particolare che mi crea problemi: se si verifica lo zero, è perché magari in quel determinato momento sorge un dubbio oppure commetto un errore nel movimento in partenza. Ma è qualcosa che potrebbe succedere in qualunque pedana. In allenamento con Umberto, ad esempio, facciamo la serie intera ma se succede che non mi sento sicuro su qualche piattello, magari capita allora che ci soffermiamo su quella pedana. È il grado di sicurezza che avverto in ogni pedana che mi dice se è il caso di procedere con la serie intera o se invece serve fermarsi a lavorare un po’ di più su quel determinato lancio.”

“Sarò al Criterium in questo fine settimana e poi naturalmente al Campionato italiano a settembre. Per la distanza su cui si svolge, in realtà il Criterium è una gara complicata: vado però con tutta la sicurezza possibile, convinto di me stesso e di quello che posso fare e con la volontà di dare il meglio di me. Poi, quello che potrà venir fuori, verrà fuori! Al Campionato italiano mi piacerebbe salire sul podio e possibilmente addirittura arrivare primo perché sento che le qualità ci stanno tutte e poi coltivo la speranza di entrare nel gruppo degli azzurrini. Anche in quel caso proverò a dare tutto me stesso perché è quello che faccio in preparazione di ogni gara. E se poi non potrò essere primo quest’anno, mi rimetterò a lavorare sodo per la prossima occasione.”

Foto: Sofia Salinaro e Tav Delle Alpi