Riccardo Faccani: un debutto che vale oro

Il ventisettenne delle Fiamme Azzurre sulle pedane pavesi di Academy centra la sua prima vittoria in un Gran Premio di Eccellenza

(di Massimiliano Naldoni)

Game, set e match. È quasi una situazione tennistica per Riccardo Faccani il responso dell’appuntamento agonistico del più recente weekend all’impianto di Academy, perché l’atleta ravennate delle Fiamme Azzurre con l’oro sulle pedane di Battuda ha centrato la sua prima vittoria e il primo podio in un Gran Premio di Eccellenza. 121 centri su 125 hanno dato allo specialista di Alfonsine il primato in qualificazione e un sonante 45/50 in finale ha poi formalizzato la supremazia definitiva e la collocazione più alta su quel podio che ha ospitato anche Emanuele Iezzi e Riccardo Mirabile.

Riccardo, la vittoria a questo secondo Gran Premio stagionale ti proietta immediatamente tra i super big.

È davvero una bella soddisfazione perché avevo già partecipato a ben sei finali nella massima categoria e ancora non avevo avuto l’opportunità di vincere neppure una medaglia, mentre questa volta è arrivata addirittura la medaglia d’oro. Quindi, da un lato è stato un traguardo un po’ inaspettato, perché da troppo tempo non ero riuscito a concretizzare appunto il podio, ma anche voluto con tutte le mie forze. È una vittoria molto importante prima di tutto come iniezione di fiducia nei miei mezzi.

La tua è stata una prova che ha ricevuto solidità anche dalla fase di qualificazione in cui hai totalizzato un 25 e quattro 24.

Sì, effettivamente il mio 121 è stato il punteggio più alto degli Eccellenza in gara e devo dire che è stato molto bello anche entrare in finale da primo. Meglio ancora, naturalmente, aver conservato quel ruolo al termine della finale perché si sa bene che vincere una gara, anche sei primo in qualificazione con una prova regolare e un buon punteggio, non è mai scontato.

Hai detto: traguardo voluto fortemente. Quindi, ti sei presentato ad Academy con l’atteggiamento giusto?

Sì, mi ero allenato e mi ero preparato bene per questa gara. I lanci di Academy sono impegnativi e anche le condizioni della visibilità nei due giorni non hanno aiutato a comporre risultati di qualità, ma effettivamente sentivo di essere tecnicamente attrezzato anche per una prova difficile.

In finale hai fatto un’ottima prima serie in cui però spicca curiosamente una bicicletta: che cosa è successo?

È successo che, valutando i lanci già usciti da quella pedana, in effetti sapevo quale bersaglio avrei dovuto affrontare. Nel primo zero, su di un sinistro 45°, sono partito troppo convinto e l’ho anticipato troppo. Il piattello successivo, un destro 45°, invece l’ho lasciato andare troppo e l’ho perso. Praticamente: due errori opposti in sequenza.

Ma hai saputo ripartire con una galoppata senza freni…

Sì, mi sono rispeso subito. Semmai c’è stato un altro momento difficile in finale: al terzo step da cinque piattelli. Lì ho fatto una sequenza zero-buono-zero che a quel punto della gara non è proprio facile da amministrare. Evidentemente mi sono deconcentrato un attimo e allora mi sono subito affidato alla respirazione per ritrovare quella regolarità che mi ha poi permesso di agguantare la medaglia d’oro.