Giovanissimevolmente: Andrea Quaglini

La sorprendente parabola sportiva del diciannovenne romano che, ad appena un anno dalla scoperta del tiro a volo, al recente primo Gran Premio del Settore Giovanile ha svettato tra gli Allievi della Fossa Olimpica

(di Massimiliano Naldoni)

Ha gestito le diverse fasi del primo Gran Premio stagionale del Settore Giovanile con grande lucidità, ha composto un solido punteggio in finale e si è aggiudicato la vittoria in un difficile shoot-off: Andrea Quaglini (nella foto di copertina al vertice del podio con Michele Cistaro e Giacomo Incitti) ha centrato alla Gioiese una vittoria rotonda tra gli Allievi della Fossa Olimpica (con un 24 e un 25 alle prime due serie di gara, con 113/125 in qualificazione, con il 18 del round conclusivo e poi superando Michele Cistaro in un fulmineo spareggio) con l’autorevolezza caratteriale di un atleta di esperienza decisamente più navigata, ma si dà il caso che l’atleta capitolino sia una matricola della pedana. Peraltro matricola – per dirla con un termine ormai un po’ desueto – Andrea Quaglini lo è davvero perché il diciannovenne, romano di nascita e residente a Palombara Sabina, frequenta il primo anno della facoltà di Ingegneria gestionale. Ma nella sua vita lo sport ha avuto un ruolo sempre centrale: prima il nuoto, poi il calcio e anche il motocross. Ma all’inizio del 2024 si verifica un episodio che imprime una spinta nuovissima alla sua carriera sportiva: con i suoi compagni di classe dell’Istituto Fermi di Tivoli visita il Tav Roma, sperimenta il tiro a volo ed è davvero un colpo di fulmine. Francesco D’Aniello in persona gli fornisce i primi rudimenti (tant’è che Quaglini coltiva con comprensibile venerazione il mito dell’argento di Pechino) e poi si rivolge a Emanuele Bernasconi per un programma di allenamento sistematico. Esattamente un anno dopo quella scintilla, Andrea Quaglini va ad occupare il vertice del podio degli Allievi del Trap al Gran Premio della Gioiese e nel mese di maggio parteciperà al suo primo raduno tecnico sulle pedane di Umbriaverde.

Andrea, che esperienza è stata quella del Gran Premio alla Gioiese?

Un’esperienza bellissima perché, dal momento che ho iniziato a sparare soltanto nel febbraio dell’anno scorso, in questi mesi non avrei mai pensato di poter ottenere oggi questo risultato. Se un anno fa mi avessero detto che nel giro di dodici mesi avrei vinto un Gran Premio del Settore Giovanile, non ci avrei creduto. È vero che questa volta fino dal primo giorno ho sparato bene, quindi alla vigilia del Gran Premio sapevo di poter dare molto. Sia fisicamente che mentalmente mi sentivo molto pronto per quella gara. Già il venerdì in allenamento avevo compreso che ero in una condizione tecnica molto buona che è maturata gradualmente in questo anno di lavoro che ho condotto con il mio istruttore Emanuele Bernasconi. E se ho raggiunto questo livello in così poco tempo, è proprio per merito di Emanuele e vorrei approfittare di questa opportunità per ringraziarlo del tempo e della qualità del lavoro che mi ha dedicato e che mi sta dedicando.

Andrea Quaglini in gara sulle pedane del Concaverde nel 2024

Nonostante la bella vittoria e la prova di qualità, hai però manifestato un lieve rimpianto.

Per appena due piattelli non sono riuscito a centrare la promozione immediata tra gli Juniores e quello ha rappresentato in certo modo una delusione, ma prendo quello che viene e sono consapevole che certamente c’è molto di cui essere soddisfatti. Perché ad esempio l’emozione della finale è stata incredibile e anche allo shoot-off a quel punto ho avvertito chiaramente che il mio obbiettivo era vincere: un buon piazzamento non poteva bastare più.

Francesco D’Aniello sul podio di Pechino 2008: è nel mito dell’argento olimpico del Double Trap che Andrea Quaglini ha coltivato la sua passione per il tiro a volo

Che cosa ha determinato quel calo di rendimento tra le primissime serie e il resto della gara?

C’è stata una improvvisa difficoltà a livello mentale nella conclusione della prima giornata: dopo il 49/50 delle prime due serie ho affrontato la terza serie con il peso della responsabilità di continuare a rispettare quel livello. E nonostante che non disponga di una grandissima esperienza di pedana, so bene che nel tiro a volo se parti con una sorta di obbligo mentale a realizzare un determinato risultato, ecco che allora è proprio il momento in cui sbagli. Come dice saggiamente il mio allenatore Bernasconi, la gara si fa piattello per piattello, ma certamente arrivando da quel bel punteggio nelle prime due serie, non era facile evitare di farsi un po’ condizionare. Devo imparare umilmente ad accettare l’errore senza riceverne danni ed è un processo che sto cercando di compiere. Questa volta la delusione semmai appunto proviene dal fatto che se anche in una sola delle serie in cui ho fatto 21/25 avessi fatto almeno 23, avrei potuto partecipare già quest’anno ai Gran Premi Fitav da Junior. Però ci sono altre opportunità in questi mesi e potrebbe essere soltanto un traguardo rinviato.

Andrea Quaglini al vertice del podio degli Allievi al Gran Premio della Gioiese

Andrea, l’aspetto molto interessante della tua carriera tiravolistica è che ti sei avvicinato alla pedana con il Progetto Care.

Sì, infatti io sono molto grato alla Federazione italiana tiro a volo che ha promosso questa iniziativa per far conoscere lo sport del tiro e che ha permesso appunto anche a me di iniziare a praticare una disciplina di cui in precedenza non sapevo niente. Io frequentavo il quinto anno all’Istituto Enrico Fermi di Tivoli quando la professoressa Ricci di Educazione Fisica suggerì a tutti i ragazzi della mia classe di andare a sperimentare in pedana il tiro a volo. La prima volta che ho provato a sparare al Tav Roma sono riuscito subito a fare 13 su 15: e fra l’altro sparando un colpo solo. Francesco D’Aniello, che ho incontrato in quell’occasione, mi ha fornito le prime nozioni: a quel punto è nato il mio interesse profondo per il tiro a volo e successivamente mi sono rivolto a Emanuele Bernasconi che mi ha portato a questo livello. Adesso, anche dopo la bella vittoria al Gran Premio, giudico comunque in maniera molto realistica la mia situazione: questa vittoria alla Gioiese può significare molto, ma può anche rappresentare molto poco. È una goccia nel mare: nello sport occorre sempre essere umili, pazienti e perseveranti.

Foto di Pavla Dolenska e Massimiliano Naldoni